Ametlièr – ossia mandorlo – è il nome scelto da Elisa Davì per la sua azienda agricola in Valle di Susa, fra i protagonisti di Parchi da Gustare.
Le mandorle di Elisa
di Nadia Faure
(pubblicato su piemonteparchi.it il 26 maggio 2022
A maggio si raccolgono le fragole e poi si continua fino a ottobre, se il tempo lo permette. Nessuna serra, ma tutto nelle mani di madre natura. E in inverno? Si consumano quelle trasformate durante la bella stagione: in liquore, confettura e anche in ottima frutta secca. Le fragole sono una delle tante produzioni che Elisa Davì coltiva con impegno e passione in diversi angoli della Valle Susa particolarmente vocati.
Le Aree protette delle Alpi Cozie hanno conosciuto Elisa Davì quando – neo laureata in Scienze Naturali e Analisi e Gestione Ambientale – ha collaborato con l’Università di Torino e l’Ente Parco al progetto Life Xero-grazing sulla conservazione e recupero delle praterie aride ricche di orchidee.
Contemporaneamente Elisa è stata accompagnatrice naturalistica e, per più stagioni, ha svolto attività didattica nelle aree del Parco naturale dell’Orsiera Rocciavrè e degli Orridi di Foresto e Chianocco.
Per coniugare passione, professione e lavoro nel 2019 ha ideato e avviato il suo progetto con l’azienda agricola che ha chiamato Ametlièr che opera in Valle di Susa, nei comuni di San Giorio, Chianocco, Susa, Mompantero, Giaglione e Novalesa. Il nome dell’azienda può sembrare strano, ma il significato va ricercato nell’antica lingua occitana: Ametlièr significa mandorlo.
In Valle di Susa sono tante le occasioni di sagre e mercati a cui partecipano i produttori locali ed è facile trovare anche il banchetto di Elisa che accoglie tutti col sorriso. Durante uno di questi incontri Elisa ci racconta di più: “I mandorli sono la prima coltura messa a dimora nel 2018, nella conca tra Susa e Giaglione, dove già vegetavano piante di mandorlo spontanee, probabilmente sfuggite a coltura in tempi passati. Da sempre mi hanno affascinata, già quando, alle prese con i rilievi delle oasi xero-termiche di Foresto, li trovavo ai bordi dei muretti in pietre a secco delle antiche abitazioni ormai abbandonate; questi longevi e robusti alberi erano il segno di una antica presenza riconosciuta preziosa dagli abitanti della montagna di un tempo quasi dimenticato”.
Quando e come avviene la lavorazione delle mandorle?
Per l’impianto sono stati scelti dei mandorli di varietà “Tuono” con un portainnesto adattato al nostro clima, inoltre sono state prese delle marze da mandorli di varietà locali (precisamente da Foresto e da Borgone) per fare dei nuovi innesti e per affiancare ai Tuono anche la nostra orgogliosa varietà valsusina. A quattro anni dall’impianto, nella seconda metà del mese di agosto, raccogliamo le prime mandorle di montagna .
Si raccolgono quando il mallo si apre e lascia intravvedere la preziosa mandorla ancora protetta dal guscio. Il mallo viene separato manualmente e la mandorla viene lasciata al sole per circa una settimana ad asciugare e seccare, trascorso questo tempo le mandorle sono pronte per essere consumate.
Commercializziamo le nostre mandorle con il loro guscio, in modo che siano protette e non abbiano necessità di essere conservate sottovuoto o in atmosfera controllata, una garanzia di qualità naturale: in questo modo le mandorle possono essere consumate fino ad un anno o più di distanza.
Sul banchetto di Elisa troviamo anche altre prelibatezze, quali produzioni curate?
Il cuore pulsante di Ametlier si trova nei castagneti: gestiamo circa 3,5 ettari di castagneto da frutto tradizionale, sui versanti tra San Giorio e Bussoleno. Oltre alla commercializzazione del frutto fresco nel mese di ottobre, abbiamo scelto di valorizzare questo prodotto in tutti i modi possibili: essicchiamo i frutti di dimensioni più piccole per ricavarne farina e marroni secchi, con questi ultimi otteniamo anche liquori e creme .
Altra coltivazione che contraddistingue Ametlier è la coltivazione di fragole , cresciuta con il passare del tempo grazie alla grande richiesta di questo piccolo e gustoso frutto. Come per i marroni, scegliamo di differenziare tutti i possibili trasformati, per avere le nostre fragole disponibili tutto l’anno, anche se in altre forme.
Ma c’è di più: la valle di Susa ha una storia gloriosa di viticoltura e nei versanti più tiepidi e assolati vegetano antiche varietà, vigne eroiche arrampicate su ripidi terrazzi. La nostre passione per la biodiversità locale e per il mantenimento del territorio, ha fatto sì che tra le nostre coltivazioni ci fossero anche i vigneti : antichi vigneti terrazzati di varietà di uva a bacca rossa nei territori di Giaglione e Mompantero. A Susa invece abbiamo deciso di impiantare una vigna nuova, di uva a bacca bianca, ovviamente antica varietà locale: il baratuciat.
Infine, ma non ultimo, ci occupiamo anche di allevamento di api per la produzione di miele. Pratichiamo nomadismo e spostiamo le arnie delle nostre api inseguendo le fioriture primaverili ed estive. I nostri apiari sono situati tra i 600 e i 1500 m s.l.m. e, annate permettendo, le api ci restituiscono il miele tipico dell’alta quota, la flora alpina, il millefiori, il castagno o il castagno-tiglio.
Alla base di questo progetto di vita si percepisce la passione che Elisa ha per il territorio valsusino, per l’agricoltura e la natura che si riversa direttamente nel concreto, vedendo crescere e maturare i propri frutti. Ma non nasconde i problemi dovuti alla presenza dei cinghiali e alla carenza di acqua per il cambiamento climatico che richiederebbe una rete idrica efficiente.
Salutiamo Elisa chiedendole quali i prossimi sforzi: andranno nella direzioni di aumentare produzioni e trasformati ma anche in azioni di maggior informazione e sensibilizzazione al consumatore affinché il prodotto agricolo sia riconosciuto dal consumatore e apprezzato.
Sensibilizzare e comunicare coralmente questa necessità è compito anche degli enti di tutela ambientale e il progetto “Parchi da Gustare” ne dà voce da anni.