Chi era la giovane promessa dello sci italiano scomparsa dopo una caduta durante un allenamento in Alto Adige.
Matilde Lorenzi
di Carlo Crovella
L’improvvisa scomparsa di una ragazza di vent’anni è una tragedia a prescindere da ogni altra considerazione e colpisce profondamente come una pugnalata al cuore. Tuttavia lo stato emotivo non deve annebbiare la lucidità delle valutazione. Questo incidente non è un evento isolato e anomalo, ma si inserisce in un trend crescente di infortuni, spesso gravi, a volte mortali. Vale per lo sci, ma non solo, anzi forse vale per un numero a sua volta crescente di vari sport. Anche se gli incidenti sono sempre successi, nella storia dello sport, la sensazione è che siamo di fronte ad un fenomeno che ci sta scappando di mano: lo sport agonistico, per accalappiare sempre più spettatori (e, così, far lievitare il valore degli spazi pubblicitari inframezzati alle telecronache), sta esasperando la spettacolarizzazione delle sue gesta. Sempre più gare, sempre più intense estreme, sempre più palpitanti. Da qui l’inevitabile aumento di incidenti.
Inoltre, la necessità di performare sempre meglio in gara esagera anche l’intensità degli allenamenti e aumenta il relativo rischio di infortunio. Tutto questo meccanismo gioca a scapito della sicurezza: è evidente che siamo di fronte a una vistosa asimmetria fra, da un lato, il costante miglioramento tecnologico che, attraverso materiali più sofisticati e più evolute metodiche di allenamento, amplifica le performance e, dall’altro, l’imperfetta copertura tecnologica in termini di sicurezza.
Quest’ultima cresce molto meno e forse in alcuni casi non migliora affatto. Ecco perché, rispetto al passato, si registrano sempre più incidenti, a volte gravi e in qualche caso anche mortali: accade nelle corse ciclistiche e nelle gare di sci alpino, ma anche in altri sport. Che poi gli incidenti gravi dello sci (nell’inverno scorso per la Goggia, ora per questa ragazza) si materializzino anche durante gli allenamenti è il massimo del paradosso.
Dopo l’ultimo evento drammatico, si è immediatamente levata la crociata “rendiamo più sicure le piste”: ammirevole sul piano emotivo, ma sinceramente non so bene come si possa ottenere ciò. Scendere con gli sci a oltre 100 km/h su piste completamente ghiacciate, e quindi dure come il marmo, è il vero problema. La tecnologia attuale non mi pare in grado di produrre, per esempio, un casco integrale tutto d’acciaio (per la sicurezza) e contemporaneamente molto leggero (per non intaccare la performace sportiva). Non vedo sul lato della maggior sicurezza dei ragionevoli miglioramenti nel breve termine.
Piuttosto dovrebbe fare un passo indietro (metaforico) il pubblico delirante a bordo pista ed anche quello davanti alla TV. Torniamo ad uno sci più umano e meno esasperato, uno sci più naturale e non così esageratamente prestazionale.
Vale per lo sci, ma vale per lo sport in generale. Per una volta, forse, l’aureo motto olimpico “Citius, Altius, Fortius” (“più veloce, più in alto, più forte”) rischia, nell’attuale società spietata, di rivelarsi un boomerang che può costare davvero molto caro. Se il prezzo da pagare è quello di veder spezzate delle vite così giovani, allora dico: evviva chi arriva cinquantesimo!
Il commento
a cura della Redazione
Non siamo così convinti che l’aumento degli incidenti sia reale. Al contrario, siamo certi che attorno ad essi sia cresciuto l’interesse di una società incapace di accettare che un controllo totale delle nostre azioni non sia possibile in nessun caso; di una società sicuritaria che appare sgomenta solo quando non sia davvero possibile attribuire una responsabilità qualunque ai fatti; di una società che solo raramente si accorge con disagio quanto essa stessa sia schizoide, alfiere come è della filosofia del no limits “associata” alla volontà egoica che mira alla prestazione e al successo; di una società infine che confonde, sia a livello di protagonisti che di spettatori, antropocentrismo ed egoismo con azione e spettacolo.
Chi era Matilde Lorenzi
a cura della Redazione de ilfattoquotidiano.it
(pubblicato su ilfattoquotidiano.it il 29 ottobre 2024, riassunto di due articoli, https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/10/29/i-tramonti-un-talento-da-coltivare-e-la-montagna-come-posto-dove-sentirsi-liberi-chi-era-matilde-lorenzi/7747112/ e https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/10/29/matilde-lorenzi-e-morta-addio-alla-promessa-dello-sci-italiano-caduta-ieri-durante-un-allenamento-in-alto-adige/7747012/)
Non ce l’ha fatta Matilde Lorenzi, la 20enne promessa dello sci azzurro appartenente al gruppo sportivo dell’Esercito. Era stata ricoverata il 28 ottobre 2024 all’ospedale di Bolzano in gravi condizioni dopo essere caduta durante un allenamento nel comprensorio Alpin Arena Senales, in Alto Adige. A dare notizia ufficiale del decesso è stato il ministero della Difesa che, insieme al ministro Guido Crosetto, esprime il proprio cordoglio e si stringe “in un ideale abbraccio ai familiari e ai colleghi del caporale Matilde Lorenzi”.
L’accaduto
Secondo le ricostruzioni, Lorenzi stava scendendo lungo la pista Gravand G1 quando gli sci si sono divaricati e l’atleta ha perso contatto con il manto nevoso sbattendo violentemente il volto sul terreno ghiacciato. A quel punto uno degli sci si è sganciato e la 20enne è ruzzolata fuori pista. A quanto risulta, le condizioni di sicurezza sul tracciato, già verificate, erano in regola e le protezioni poste in modo corretto. Sul posto sono immediatamente intervenuti gli allenatori presenti, oltre ai carabinieri che si occupano dei rilievi. La giovane è stata trasportata immediatamente all’ospedale di Bolzano, dove è morta il 29 ottobre.
Il cordoglio della FISI
Dopo il ministero della Difesa, arriva anche il cordoglio della Federazione Italiana Sport Invernali che “si unisce al dolore della famiglia anche il Presidente Flavio Roda che non ha parole per esprimere la tragedia che sta vivendo tutta la Fisi, i suoi tecnici, gli atleti, le compagne di squadra, il Consiglio federale e tutto lo staff al completo. La Fisi è in lutto, e si stringe ai famigliari e agli amici e tutti coloro che hanno voluto bene a Matilde e la ricorderanno per sempre”.
Un talento da coltivare
Dall’asilo fino all’ultima discesa, lo sci aveva sempre fatto parte della sua vita. Matilde aveva debuttato quattro anni fa nelle gare junior, da lì aveva iniziato a coltivare la sua passione più grande nonostante il 57esimo posto in classifica. “Si ha un bel rapporto nel momento in cui si vince. Ma quando sei seconda a pochi centesimi si è arrabbiati”.
La sciatrice, torinese di Villarbasse, lo scorso marzo 2024 aveva ottenuto un doppio titolo Italiano in superG nelle categorie Assoluto e Giovani. Si era classificata al 6° posto in discesa e all’ottavo in supergigante nei Mondiali juniores di Chatel, in Francia. Vantava anche un undicesimo posto in supergigante a St. Moritz nel dicembre 2023 come migliore piazzamento in Coppa Europa.
Diciannove anni (ne avrebbe dovuti compiere venti il prossimo 15 novembre 2024), un futuro davanti e una passione da coltivare. Se n’è andata nel modo più tragico e crudele, facendo quello che più amava. Sopra quelle Alpi dov’era solita godersi i tramonti e il panorama. “La montagna è un posto dove sentirsi liberi e lasciarsi andare. Mi piace anche senza neve, per correre e andare in bici”.
Ognuno di noi ha un luogo dove potersi rifugiare nei momenti di sconforto e apparente caos, Matilde Lorenzi ritrovava l’equilibrio proprio lì, nello stesso luogo dove ha perso la vita. Un talento da coltivare e una velocità estrema con cui fare i conti, già all’età di 13 anni Matilde ne era consapevole: “Il rapporto con la velocità non è ancora molto solido. Io ho ancora paura di andare più veloce del solito. Talento? Penso di avercelo, me l’hanno detto fin da piccola. Il talento si coltiva provandoci in continuazione e ci vuole anche per sapersi rialzare. Credendoci sempre”, aveva detto in una vecchia intervista a Rai Gulp. Ambizioni e sogni, abbandonati a qualcosa di più grande che non le ha lasciato scampo.
I tramonti e la cucina
Disciplina e sano divertimento. Sciava per il Centro Sportivo Esercito e nel tempo libero amava scattare foto. “Lo sci è andare avanti e correre contro il tempo, al contrario la fotografia ferma un momento“. Da quelle montagne ne ha scattate davvero tante di istantanee: soprattutto i tramonti, custoditi gelosamente nella sua cameretta. Insieme a una scattata al mare, insieme alla sua famiglia. Leggeva, amava cucinare per la gente che le stava accanto e fare l’uncinetto.
Purtroppo sono passati invano trent’anni dall’appello di Alexander Langer che all’ipocrisia e il cinismo dello sport (citius altius fortius: più veloce più alto più forte) opponeva la serenità e l’umiltà della vita (lentius profundius dulcius: più lento più profondo più dolce).