Sul Monte Chiappo, al confine tra Liguria, Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna, il 26 marzo 2023 un gruppo ha protestato contro la neve artificiale: “È soltanto uno spreco d’acqua; di energia e di suolo”.
No alla fabbrica della neve
di Giampiero Carbone
Sull’Appennino c’è chi dice no all’innevamento artificiale delle piste da sci. E’ successo sul Monte Chiappo, al confine tra Liguria, Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna, il 26 marzo 2023. Un monte da cui si può scorgere il Mar Ligure ma che in inverno da decenni è meta degli sciatori che frequentano l’impianto sciistico di Pian del Poggio, a 1300 metri nel Comune di Santa Margherita di Staffora (Pavia).
Lo scorso inverno la neve si è vista ma, anche quando è caduta, è rimasta qualche giorno per sciogliersi col vento caldo e le temperature elevate. Una tendenza ormai costante negli ultimi anni. Ciononostante, il Comune lombardo e la Comunità montana dell’Oltrepo Pavese hanno deciso di metterci 128 mila euro per creare neve artificiale e prolungare la stagione sciistica che porta a Pian del Poggio tanta gente soprattutto dalla Lombardia, ma non solo. Il progetto è stato però da subito contestato dal Forum Sentieri Vivi 4p, un gruppo di cittadini e associazioni delle province di Alessandria, Piacenza, Genova e Pavia, che chiede di tutelare la montagna e di non sfruttarla con progetti «poco sensati» dal punto di vista climatico: «Questo intervento significa spreco d’acqua, di energia e di suolo in nome di un’attività, quella dello sport invernale, non più sostenibile» proprio a causa dei cambiamenti climatici. Legambiente ha poi inserito il progetto di Pian del Poggio nel suo report nazionale intitolato “Neve diversa” nell’era della crisi climatica. Lo ha indicato fra i casi nazionali di «accanimento terapeutico».
Ieri sono salite sul monte circa 100 persone che si erano date appuntamento ai piedi del Chiappo: partenza da Capannette di Pey, Pian dell’Armà, Caldirola e Capanne di Cosola. E una volta in cima hanno spiegato le loro ragioni armati di bandiere e striscioni contro la neve artificiale: «Gli impianti di innevamento tecnico vogliono dire spreco d’acqua e di suolo. Un intervento del genere in un impianto invernale compreso tra i 1300 e i 1700 metri di quota, esposto ad est e sottoposto di frequente ai venti di scirocco provenienti dal mare, appare una scelta poco comprensibile: se è vero che la tecnologia per creare neve si è evoluta, si è però acutizzata la crisi idrica e i costi dell’energia sono esplosi». Un primo progetto del 2019 prevedeva una spesa di 400 mila euro ed era stato presentato dalla società E20, gestore privato dell’impianto di Pian del Poggio: doveva essere finanziato per la metà dalla Regione Lombardia e per il resto dal gestore ma non se ne è fatto nulla. Alla fine del 2022 sono intervenuti il Comune di Santa Margherita e la Comunità montana con il progetto da 128 mila euro. Secondo i documenti pubblici ottenuti, non senza difficoltà dal Forum, «il Comune – spiega Giuseppe Raggi, presidente dell’associazione – non acquisterà alcun generatore di neve, limitandosi a un sofisticato impianto di pompaggio da un minuscolo invaso antincendio presente nel centro abitato di Pian del Poggio, e alla posa di 260 metri di tubatura lungo il finale delle piste, realizzando, all’inizio e lungo la tubatura, un totale di tre pozzetti a cui in futuro potranno essere allacciati i generatori».
Beppe Ruffo (CAI Lombardia) ieri ha spiegato: «Diciamo no alla neve artificiale e sì al turismo lento e responsabile senza mezzi motorizzati; sì all’estensione della zona di conservazione speciale del Monte Ebro e alla creazione del Parco delle 4 Province». Una richiesta che il Forum vuole basare sui dati scientifici che sta raccogliendo insieme ad altre associazioni sulle specie e sugli habitat presenti nelle Quattro Province. La società E20 assicura la sostenibilità del progetto di innevamento, senza il quale sarà difficile pensare a un futuro per lo sci sull’Appennino. «E’ stato redatto – ha spiegato il titolare dell’impianto Alessandro Custolari – da ingegneri che hanno studiato le temperature della stazione meteo dell’Arpa del passo del Giovà per sette anni. Non ci sarà spreco di acqua poiché quando la neve artificiale si scioglierà, l’acqua finirà in un laghetto a valle e alimenterà in maniera costante il terreno senza far danni contrariamente a quanto avviene spesso quando piove. Poche settimane fa abbiamo venduto 700 skipass e fatto 80 coperti, a prezzi contenuti rispetto alle stazioni sciistiche alpine. L’alternativa è chiudere e far perdere tanti posti di lavoro».