(la fotografia di viaggio e sentimentale del fotografo giapponese)
di Alessio Pellegrini
(pubblicato su terraincognita.earth il 9 agosto 2019)
Piena immersione in una città giapponese tra le sue strade, gli edifici e l’immancabile groviglio di cavi della luce. La fotografia di Nobuyoshi Araki dà questo effetto senza ricorrere al 3D, alla realtà virtuale o altre tecnologie digitali; immagini in bianco e nero scattate a Tokyo nel Novecento e negli anni 2000. L’effetto Araki è sempre lo stesso e trasmette la vita che scorre nelle vie metropolitane del Sol Levante: le persone, i rumori, i silenzi, il ritmo pacato ma continuo, persino i colori pur se in bianco e nero.
Il fotografo giapponese Nobuyoshi Araki è vicino agli 80 anni, ne sono passati quasi 55 dalla sua prima mostra personale (1965). E dopo decine di migliaia di scatti e oltre 450 libri pubblicati non finisce di stupire. Nell’ultima mostra a lui dedicata in Italia, a Siena (2019), è stato possibile scoprire un Araki meno conosciuto, street photographer e fotografo di viaggi, per lo più sentimentali. 2200 opere esposte nella mostra Effetto Araki.
Araki a Siena
Difficile immaginare una mostra di Araki a Siena, per di più al Santa Maria della Scala, un ospedale medievale costruito di fronte al Duomo. Un luogo che accoglieva i pellegrini vicino a un edificio sacro e che ha ospitato l’esposizione di un fotografo giapponese, forse il più famoso in Europa ma anche il più controverso, criticato e allo stesso tempo acclamato.
In un luogo così ricco di storia Nobuyoshi Araki è riuscito a insinuarsi con migliaia di foto, tra cui nudi e kinbaku, una forma giapponese di bondage di origini molto antiche. Araki è irrotto nella scena senese un po’ come i piccoli dinosauri giocattolo compaiono quasi a sorpresa in certe sue foto; in apparenza decontestualizzati, certamente impertinenti e curiosi, vivaci, inarrestabili. Sono gli alter ego di Araki e anche la sua mostra sembrava irrompere in maniera giocosa, moderna e vivace nel contesto storico e culturale della città del Palio.
Entrati nelle sale dell’esposizione senese si era accolti da Araki Amore, un breve documentario di Andrea Cossu sul fotografo giapponese. Valeva la pena spendere poco più di sei minuti per guardare tutto il video e farsi un’idea di Araki e della sua personalità vulcanica, per poi salire le scale e visitare la mostra vera e propria e immergersi nella visione delle circa 2200 fotografie esposte. E qui la sorpresa. Non c’erano sono solo nudi e kinbaku, ma anche fotografia di viaggio.
Araki e il viaggio: Tokyo e il Giappone
Parlare di Araki come fotografo di viaggio è azzardato, visto che la sua street photography si è concentrata sul Giappone e in particolar modo su Tokyo, la sua città. Con i suoi scatti riesce a raccontare la capitale giapponese, le sue strade, le sue atmosfere; le sue immagini emozionano e sono un’immersione nei luoghi da lui fotografati. Riesce a catturare l’essenza delle vie di Tokyo più anonime eppure autenticamente giapponesi, e così inizia il viaggio.
In una intervista (1) al Japanese Times di parecchi anni fa aveva dichiarato:
Fotografare una città che non è la mia è fastidioso. Ad essere sincero, non ho alcun interesse in nessuna città oltre a Tokyo.Per lui è importante fotografare la città che ama di più, Tokyo; quando si reca a Parigi o a Londra, non le fotografa; fa foto a cose che sono a Parigi o a Londra, ma non alla città di Parigi o di Londra.
Non è difficile credergli, vista la profondità con cui coglie l’essenza di Tokyo e ne trasmette le atmosfere. E non è caso che per la maggior parte le sue immagini sono centrate sulla società giapponese, persone – donne per lo più – giapponesi e le sue modelle sono spesso ritratte – quando vestite – in abiti tradizionali.
La metropolitana di Tokyo: Subway Love
Deserti, montagne, templi, spiagge e città antiche: questo ci si aspetta di solito dalla travel photography, ma con Araki si può viaggiare anche nella metropolitana di Tokyo di mezzo secolo fa. Ritratti di vita quotidiana più che fotografia di viaggio, scatti rubati con uno spirito voyeuristico. In questo modo ha esplorato le vie più sotterranee della città e come uno street photographer ha ritratto le persone che affollano quelle stesse strade.
Per circa una decina d’anni, dal 1963 fino al 1972, il giovane Nobuyoshi Araki ha fotografato i suoi ignari compagni di viaggio durante i suoi spostamenti giornalieri nella metropolitana di Tokyo. Uomini d’affari e sarariman che sbadigliano, donne che sonnecchiano o si aggiustano i capelli, bambini con lo sguardo perso nel vuoto ma che a volte si accorgono della fotocamera. Queste foto sono state raccolte in Subway love e la cosa più sorprendente è che sono state scattate senza usare il mirino.
Yoko Araki
Nobuyoshi Araki ha avuto la sua musa ispiratrice, Yoko. Kinbaku, eros, fotografia di strada, scatti rubati in metropolitana potrebbero far pensare a un diverso percorso artistico, ma la vita privata e professionale di Araki è cambiata con l’incontro di Yoko, e più tardi con la sua definitiva separazione.
Dopo essersi laureato alla Chiba University di Tokyo in fotografia e produzione cinematografica, Araki è entrato come fotografo commerciale nell’agenzia pubblicitaria Dentsu dove ha lavorato fino al 1972. Dentsu è stata determinante nel rendere Araki l’artista che sarebbe diventato in seguito. Ha trovato la fotografia pubblicitaria così conservatrice e limitante che ha iniziato a sperimentare una fotografia radicalmente diversa. Dentsu fu anche il luogo in cui Araki incontrò la sua futura moglie Yoko. I due si sono sposati nel 1971 ed è in quell’anno che è iniziato il suo Viaggio sentimentale.
Araki e il viaggio con Yoko: Sentimental Journey
Araki portò una macchina fotografica nella sua luna di miele con Yoko; la sposa è diventata la sua musa e dal viaggio è nato il primo libro della serie Sentimental Journey. Scatti della moglie, di paesaggi e di emozioni vissute nel viaggio di nozze che potete vedere in questo video (sono presenti immagini NSFW): https://player.vimeo.com/video/59744694?h=374c7be6fa&dnt=1&app_id=122963
Da allora Araki ha fotografato quasi ogni momento della loro vita insieme, dalla luna di miele del 1971 alla sua morte nel 1990, dai momenti più banali fino ai più quelli più personali. Forse le più intime sono le foto scattate a Yoko nella sua bara, finite nella raccolta Winter Journey (1991). La morte di Yoko ha di nuovo influenzato la fotografia di Araki, che una volta (2) ha dichiarato:
It’s thanks to Yoko that I became a photographer
22 anni con Chiro
Chiro è il nome della gatta di Araki. È entrata nella vita del fotografo nel 1988, circa due anni prima della morte di Yoko. Chiro è vissuta per 22 anni ed è stata un punto fermo nella vita dell’uomo per i due decenni successivi alla separazione definitiva con la moglie. La relazione con la gatta è stata molto forte e protagonista di centinaia di scatti, molti dei quali ripresi nella stessa terrazza di casa in cui aveva ritratto Yoko. Anche quello con Chiro è stato un viaggio sentimentale, iniziato artisticamente con il libro fotografico Itoshi no Chiro (La mia amata Chiro) e conclusosi con Chiro Ai-Shi (Chiro amore-morte).
Mostre su Araki: non solo Siena
Per i viaggiatori, esploratori di terre incognite e amanti dell’Oriente il 2019 ha offerto diverse esposizioni dedicate all’artista giapponese.
La Taka Ishii Gallery di Tokyo (Roppongi) da maggio a giugno ha ospitato Umegaoka Elegy, mostra personale su Araki con circa 90 nuovi lavori; e ancora il fotografo giapponese è stato tra i 37 artisti di Survived!, mostra che celebrò il venticinquesimo anniversario della Taka Ishii Gallery.
Dal Paese del Sol Levante ci spostiamo in Cina, dove sempre nel 2019 la Art Bridge Gallery di Pechino ha ospitato una mostra dedicata ai fiori fotografati da Araki. Il percorso iniziava con le foto scattate alla moglie in ospedale; Yoko era appassionata di fiori e dopo la sua morte l’artista ha iniziato a fotografare fiori come un modo per ricordarla.
Note
(1) Link all’intervista https://www.japantimes.co.jp/culture/2006/11/23/arts/intimate-photography-tokyo-nostalgia-and-sex/↵
(2) Sentimental Journey 1971-2017 https://topmuseum.jp/e/contents/exhibition/index-2796.html↵