Riflessioni sul silenzio

di Carlo Alberto Pinelli
(scritto nel 2003)

L’incontro con la montagna, quando assume il valore di un’esperienza autentica, capace di provocare, in chi la vive, una vera crescita interiore, non può prescindere da due condizioni gemelle: la solitudine e il silenzio.

Solitudine e silenzio non sono corollari marginali, facoltativi, come alcuni stoltamente credono; ma rappresentano i perni indispensabili su cui s’incardina qualsiasi rapporto significativo tra gli esseri umani e i grandi spazi incontaminati della natura.

Il silenzio non è l’opposto del suono, ma del rumore.

Violenta e uccide il silenzio, il rumore aggressivo della musica che fuoriesce dagli altoparlanti o dagli auricolari.

Violenta e uccide il silenzio, il rumore arrogante degli elicotteri e degli aerei da turismo.

Violenta e uccide il silenzio, il rumore barbarico dei gatti delle nevi, dei cannoni spara-neve, delle motoslitte, dei mezzi fuoristrada a quattro o due ruote.

Violentano e uccidono il silenzio, le grida e i richiami umani, quando essi non siano assolutamente necessari.

Il silenzio non è vuoto di suoni, tutt’altro. In esso vibrano e filtrano nel nostro animo le mille voci segrete della natura: la musica degli astri notturni, il sibilo del vento tra i rami o le rocce, il grido dell’aquila e del gipeto, il cinguettio dei passeri, il bramito del cervo e dello stambecco, il tuffo della rana, l’eco della valanga lontana, lo scricchiolio del seracco; ma anche il battito accelerato del nostro cuore e il ritmo del nostro respiro.

Gli esseri umani troppo spesso attraversano gli spazi naturali avvolti in una nube di rumore: scafandro sonoro che li rende irrimediabilmente avulsi da quanto li circonda; rozzi astronauti, capitati per caso su un pianeta estraneo e incomprensibile, incapaci di decodificare il messaggio della natura. Quel messaggio eterno che vive e parla attraverso la voce del silenzio.

Se i rumori si aprono la strada violentemente, anche contro la nostra volontà, attraverso l’organo dell’udito, i suoni della natura entrano in noi – e si depositano gentilmente in noi – attraverso tutti i sensi. Impariamo ad ascoltare il silenzio. E ad amarlo, come si ama un insostituibile tesoro.

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7 Comments

  1. says: bruno telleschi

    Ben detto! Bisogna andare in montagna per ascoltare le voci della natura. La bellezza della natura si manifesta nel silenzio, quando tace il rumore della società.

  2. says: Carlo Crovella

    Concordo, ma purtroppo la montagna, ormai ridotta a luna park, è l’antitesi di questi desiderata

  3. says: antoniomereu

    Il silenzio:una prova d orchestra al lavoro nei miei pensieri quando cammino nel verde…

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