L’impegno di Stefano Rotta con gli amici Marco Parise e Luigi Oddoni: «Non facciamo nulla di straordinario, ma solo il nostro dovere. Bisogna preservare questo patrimonio ambientale e storico».
I guardiani dell’Adda
(i tre pescatori ambientalisti a guardia dell’inquinamento)
di Carlo d’Elia
(pubblicato su milano.corriere.it il 19 agosto 2024)
Dalla Piarda Ferrari (l’argine della sponda cittadina) li avranno visti salire e scendere più volte lungo l’Adda. Ogni giorno si muovono a bordo delle lance, le tipiche imbarcazioni a remi che hanno sempre caratterizzato la zona. Lentamente attraversano il letto del fiume, controllando ogni anfratto in mezzo alla natura, alla ricerca di rifiuti che possono danneggiare l’habitat.
Sono i guardiani dell’Adda di Lodi: Stefano Rotta, 39 anni, insieme agli amici Marco Parise, 30 anni, e al pensionato Luigi Oddoni, il «re dell’Adda», memoria storica della zona: tutti pescatori con grande esperienza e tanta passione. Per loro il fiume è parte della vita, un richiamo irresistibile, così ogni giorno arrivano al mattino presto e se ne vanno dopo il tramonto: «Guarda cosa abbiamo trovato a pochi metri dalla Roggia Gelata», dice Rotta, giornalista, scrittore, skipper e con un rapporto indissolubile con l’acqua, prendendo in mano una tanica di plastica piena di olio esausto. «Pensa che un quantitativo del genere può bastare per danneggiare irrimediabilmente un intero ecosistema, fragile e delicato come quello dell’Adda: una vera e propria bomba per l’ambiente», sottolinea il 39enne, giramondo, che vive il fiume con gli occhi sorridenti e una folta barba.
Sulla riva, nel loro punto d’attracco, i tre guardiani hanno posizionato alcuni sacchetti stracolmi di rifiuti: all’interno c’è di tutto, soprattutto plastica. «Amiamo il fiume e lo rispettiamo — dice Luigi Oddoni, una vita passata in Adda — Non facciamo nulla di straordinario, ma solo il nostro dovere. Bisogna preservare questo patrimonio ambientale e storico che caratterizza la nostra città. Basta poco, solo qualche accorgimento quotidiano, ma dobbiamo farlo tutti». Negli ultimi giorni la preoccupazione principale è stata una chiazza marroncina che ha invaso una parte del letto del fiume. Seduti sulla riva, fissano l’acqua, si agitano, borbottano. «Ho già informato le istituzioni locali — sottolinea Rotta — Una chiazza del genere è colpa degli scarichi che arrivano nell’Adda e che non dovrebbero esserci. Infatti le acque sono molto più pulite e limpide a poche decine di metri».
Marco Parise, di professione saldatore, invece è un abile pescatore e un conoscitore della zona. Per lui i problemi del fiume non sono da collegarsi al siluro, un pesce che è presente nel fiume da oltre 70 anni. La questione centrale è l’inquinamento abusivo delle acque e il bracconaggio che sta colpendo duramente nel territorio. «Per quello che sappiamo, esistono delle organizzazioni criminali che si muovono nelle aree intorno a Lodi e che pescano abusivamente, utilizzando degli storditori elettrici, sia carpe che siluri — sottolinea Parise — Poi, dopo aver caricato tutto sui furgoni, riescono a vendere gli stessi prodotti nei mercati. Su questo servirebbe maggiore attenzione da parte delle forze dell’ordine. Così non possiamo andare avanti. Serve tutelare l’Adda».
Insieme, i tre «ranger», salgono sulle lance, guidate con il remo di punta, e si dirigono sull’isolotto verso la roggia per iniziare il loro giro di perlustrazione tra i cigni e la vegetazione, punti straordinari dove l’acqua è cristallina. «Lodi è sempre stata una città di fiume, con una grande tradizione che si è tramandata nel tempo — dice la memoria storica Oddoni — In questo momento siamo davanti a un bivio: senza ricambio generazionale, giovani con voglia di tutelare questo patrimonio e di continuare a presidiare il fiume, rischiamo di perdere tutto questo. Chi vuole venga a trovarci, siamo sempre sulle sponde vicino alla Piarda».
Bello. Da appassionato di fiumi quale sono (tra le mille altre “cose”), mi piacciono molto iniziative come questa