(le affinità elettive di un appenninista)
di Andrea Ferrando
(pubblicato su La Rivista della Sezione Ligure del CAI, n. 2/21)
Quando ero bambino, e avevo da poco imparato a leggere, lo scaffale della libreria di casa a cui ero più interessato era quello che conteneva i libri di escursionismo e le cartine. Questo scaffale era popolato soprattutto da libretti e carte sulla Val d’Aveto, dove andavamo in vacanza in estate. Proprio in Val d’Aveto era sbocciata la mia passione per la montagna: era il mio piccolo paradiso e ogni anno non vedevo l’ora di tornarci.
Ad un certo punto, sullo scaffale della libreria è comparsa una copia di I monti di Genova di Andrea Parodi. Ho letto questo libro con attenzione decine e decine di volte, iniziando a scoprire che, in Liguria, le camminate si potevano fare anche fuori dalla Val d’Aveto: anzi, c’era una grandissima scelta proprio dietro casa! Ispirato da “I monti di Genova”, a nove anni ho fatto la mia prima escursione di un certo impegno: Punta Martin da Pegli, mille metri di dislivello e diciotto chilometri di strada. Nonostante la nebbia pesante che non mi ha fatto vedere niente – o forse proprio perché non avevo visto niente – mi è piaciuta tantissimo. In un certo senso, è stata l’inizio di una lunga carriera.
Sull’esempio dei libretti sulla Val d’Aveto e, soprattutto, delle dettagliatissime relazioni di Andrea Parodi, ho iniziato a prendere appunti sulle escursioni che facevo; a volte scrivendo la relazione subito dopo il rientro a casa, a volte scrivendo in diretta su foglietti o quadernini. Nel frattempo la mia libreria si ampliava, di pari passo con i miei orizzonti montani: iniziavo a scoprire le Alpi Liguri e l’Appennino Tosco-Emiliano, poi ancora le Marittime, le Cozie, le Retiche… Mi ritrovavo spesso a pensare: “Chissà, un giorno mi piacerebbe scrivere un libro”. Nel frattempo, continuavo a esplorare in lungo e in largo, spinto da quella irrefrenabile curiosità che penso sia comune a tutti i montanari.
Fatto sta che con il passare degli anni mi sono ritrovato un archivio con centinaia di relazioni e migliaia di fotografe. Un sacco di materiale che, in fondo, poteva anche essere utile a qualcuno. Così mi sono messo a pensare in che modo avrei potuto rendere il materiale disponibile. Uno o più libri? Ho scartato l’idea: chi mai avrebbe accettato di pubblicare un perfetto Signor Nessuno di neanche vent’anni quale ero io? L’idea apparentemente più praticabile era un sito web, e così, dopo alcuni tentativi, nel 2017, è nato il sito dell’Appenninista.
Sulle prime non credevo che mi avrebbe letto qualcuno. Aggiornavo il sito per pura passione, ed ero anche abbastanza soddisfatto dei risultati; avendo fatto e continuando a fare quasi una gita alla settimana, il materiale non mancava di certo. Però gli algoritmi del web sono spietati, ed un sito realizzato gratuitamente su un sottodominio di Weebly non ha i migliori presupposti per fnire in cima ai risultati nelle ricerche di Google.
Nonostante questo, il sito è cresciuto non solo come dimensioni, ma anche come visite. Lentamente, le mie pagine cominciavano a comparire sui motori di ricerca: soprattutto quelle riguardanti montarozzi assurdi e poco conosciuti, o gite sperdute senza senso dove non va mai nessuno. Fino a che, un giorno, proprio Andrea Parodi in persona si è imbattuto nel mio sito. Andrea, come tutti costretto a casa dal lockdown duro del 2020, aveva ripescato dal cassetto un vecchio progetto: la riedizione notevolmente ampliata e aggiornata de “I monti di Genova”. Trovando sul mio sito molte relazioni che voleva inserire nel libro, mi ha scritto proponendomi di collaborare – tra l’altro senza avere la minima idea di chi diavolo fossi, visto che sul sito non avevo ancora scritto nessuna presentazione. Per me è stata una grande emozione. Avevo l’occasione di scrivere un libro, e non uno qualsiasi: proprio la nuova edizione di quel I monti di Genova che così tanto aveva improntato i primordi della mia carriera escursionistica.
Un po’ come se un fan dei Beatles si trovasse un giorno una mail di Paul McCartney che gli chiede di fare un duetto.
Nonostante la differenza di età, ci siamo trovati subito. All’inizio, ancora rinchiusi in casa, abbiamo discusso moltissimo sul sommario, cambiandolo, rivedendolo e rivoltandolo moltissime volte: tra una cosa e l’altra siamo passati da 83 a 100 itinerari, più del doppio dell’edizione originale. Di molti percorsi avevamo già pronte le relazioni; poi, quando si è potuto tornare a girare sui monti, ci siamo finalmente incontrati di persona per andare a fare quella ventina di itinerari che ancora ci mancavano per completare la guida. Per me è stata un’esperienza nuova e particolare. Fare escursioni attenendosi ad un sommario ben preciso (anche se sempre suscettibile di modifiche) è certamente diverso che scegliere la gita liberamente, magari in base al meteo o ai gusti personali. Potrebbe sembrare limitante, ma in realtà non lo è stato, per vari motivi. Prima di tutto, dopo anni di frequentazione, sono sempre più convinto che il nostro Appennino sia bellissimo, estremamente vario e ricco di sorprese, e mi fa piacere continuare a girarlo per scoprirne tutti gli angoli. Inoltre, abbiamo avuto comunque l’occasione di cimentarci in quella che forse è l’attività preferita di entrambi (anche se Andrea è alpinista, mentre io sono un escursionista anche piuttosto imbranato): escursioni più avventurose ed esplorative, alla scoperta di sentieri abbandonati, valloni dimenticati e crinali poco conosciuti, alcuni dei quali sono sopravvissuti nel sommario fnale. Infne, con l’arrivo della ‘seconda ondata’ pandemica in autunno e le conseguenti zone gialle, arancioni e rosse, spesso l’Appennino Genovese era l’unico posto in cui si poteva andare. Questa è stata una difficoltà non da poco nelle fasi fnali dei sopralluoghi sul terreno: ad ottobre, presagendo l’imminente chiusura dei confini, abbiamo fatto velocemente le ultime escursioni nel basso Piemonte. A fine ottobre 2020 sono andato sul Monte Tugello, in Val Gorzente; detto fatto: due giorni dopo confini chiusi, e non sono più tornato in Piemonte fino al giugno 2021.
Nonostante tutto questo, la lavorazione del libro è proseguita piuttosto liscia, anche attraverso le successive fasi di revisione, impaginazione e infne stampa e distribuzione. Il libro finalmente prendeva forma, prima come bozza impaginata in PDF, infine come carta stampata. Quando poi ho avuto la mia copia cartacea e l’ho messa nell’ormai strabordante scaffale escursionistico della libreria, è stata una grande emozione: la realizzazione di un piccolo sogno che avevo fn da quando ero bambino. E adesso… siamo già al lavoro sui prossimi!
Appennino genovese – 100 escursioni sui monti di Genova e nel Parco naturale delle Capanne di Marcarolo. Andrea Ferrando e Andrea Parodi, Andrea Parodi Editore, 2021, 288 pagine con illustrazioni Sacco in spalla.