Inaccessibile e da contemplare

di Floriana Rullo
(pubblicato su torino.corriere.it il 9 dicembre 2021)

Una «Montagna Sacra» e inviolabile. Un luogo in cui la natura possa tornare padrona unica e indiscussa. Un paradiso inaccessibile. Una vetta da contemplare, ma dal basso o da lontano. E soprattutto da rispettare, non da attraversare, scalare o raggiungere. Almeno per un anno. L’idea, la provocazione è di Toni Farina e Antonio Mingozzi, rispettivamente consigliere ed ex direttore del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Con tanto di comitato: «Una Montagna Sacra per il Gran Paradiso».

E ci sarebbe anche la cima ideale per diventare, nel 2022, un vero e proprio tempio della montagna. Ad essere proposta per questa iniziativa è il Monveso di Forzo, una cima fatta di roccia alta 3322 metri in Val Soana, sulla cresta del Parco Nazionale del Gran Paradiso, tra Piemonte e Val d’Aosta. Una delle montagne più eleganti e allo stesso tempo selvagge del vallone di Forzo. La sua forma ricorda una piramide quadrangolare e, insieme con la Roccia Azzurra, costituisce la «forchetta» del vallone di Forzo.

Il Monveso di Forzo

L’idea di «chiuderla» è stata avanzata per celebrare il centenario dell’area protetta del Parco Nazionale Gran Paradiso, istituita nel 1922. Fu allora che Vittorio Emanuele III decise di donare allo stato il territorio della riserva reale di caccia, con lo scopo di tutelare le specie animali e vegetali, in particolar modo lo stambecco che popola ancora oggi la vallata.

Oltre 500 persone hanno aderito al progetto della Montagna sacra. Tra questi Paolo Cognetti, Nando Dalla Chiesa, Luca Mercalli, Michele Serra e l’alpinista Hervé Barmasse, maestro di sci, guida alpina del Cervino e istruttore nazionale delle guide alpine dal 2007.

Obiettivo dell’iniziativa è far comprendere la sacralità laica del luogo. «Non un divieto – sottolinea Enrico Camanni, alpinista e giornalista tra i promotori dell’idea -. Lo scopo è lanciare un messaggio di responsabilità così da poter tutelare la natura. Vogliamo una montagna da cui sia esclusa ogni presenza e frequentazione umana, sappiamo che un progetto culturale non può basarsi sull’imposizione. Non prevediamo alcuna interdizione, nessun divieto d’accesso, nessuna sanzione pecuniaria. Sarà solo una scelta personale di ciascuno. Per questo come simbolo abbiamo scelto una vetta minore».

Si parla di spazio da lasciare agli altri esseri viventi e del limite di conquista i promotori dell’iniziativa. Del resto «se non è un parco centenario a sostenerlo, chi lo deve fare?», si chiedono gli alpinisti. Si tratta di riconoscere ai parchi un ruolo che va oltre la tradizionale tutela e conservazione della natura per comprendere l’educazione alla sostenibilità che il periodo impone.

Nonostante questo la proposta non è stata accolta dall’Ente Parco, anche a causa del mancato coinvolgimento dei territori interessati che rischierebbero di essere tagliati fuori e non avere guadagni a causa delle limitazioni che la decisione comporterebbe: si rischierebbe di avere meno turisti. Una perdita che, soprattutto in periodo post pandemico, in Val Soana non possono permettersi.

«Il Consiglio del Parco ha evidenziato come la proposta sia priva dell’assenso dei comuni interessati, senza il quale il Consiglio non può prendere nessuna decisione di merito e neppure di indirizzo» spiegano dall’Ente. Non solo. Ad imporre questa scelta da parte anche il regolamento che impone l’accessibilità libera alle montagne «Il Consiglio direttivo dell’Ente Parco Nazionale Gran Paradiso ha deciso di non aderire alla proposta di istituire una “montagna sacra” nel territorio del Gran Paradiso in occasione del centenario del Parco ma di lasciare libero ogni consigliere di farlo a livello personale, trattandosi di una proposta culturale. È necessario distinguere la libera adesione personale a questa idea che ogni consigliere può prendere in autonomia, rispetto ad un atto formale del Consiglio dell’Ente che è chiamato a prendere delle decisioni sul suo territorio di competenza, imponendo o, come in questo caso, avallando vincoli e limitazioni che non si relazionano con i suoi documenti di pianificazione». Insomma, almeno per ora, la montagna sacra esisterà solo per chi vorrà, ma sarà una scelta che verrà rimessa alla sensibilità personale degli alpinisti.

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