C’è montagna e montagna
Una verità scontata, come scoprire l’acqua calda. Eppure, salendo questa mattina, 22 febbraio 2022 (!), in Val Soana, è proprio questo il pensiero che mi frulla in mente inanellando la sequenza di curve prima di Ingria. Come è ovvio non c’è traffico. E c’è vento: è questa la normalità in questo inverno-non inverno. Il termometro sull’auto segna +14. Il favonio impera.
Al termine della sequenza di curve mi fermo, l’appuntamento a Ronco è alle 10, ho tempo. Accosto per osservare le cime sul fondovalle, appena imbiancate dalla tormenta del giorno precedente. Un velo leggero e pietoso copre il Monveso di Forzo e le cime intorno. Accanto alla strada lo “zampillante Soana” è solo sassi, un caos di sassi rivoltati dalle piene. Non piove, non nevica, tira vento. E fa caldo! Il paesaggio è quasi surreale. In compenso l’ambiente della Locanda della Luna a Ronco è accogliente. È lì che ho appuntamento con Marco, free lance collaboratore di RSI news, notiziario della televisione della Svizzera Italiana.
La news che interessa la televisione della Svizzera Italiana è il “Monveso – montagna sacra del Parco Gran Paradiso”.
È giovane Marco, passare al “tu” è immediato, spontaneo. Così come, dopo il caffè, è spontaneo chiedere alla titolare della locanda, giovane anche lei, un’opinione su questa idea che, com’era facile attendersi, in valle non ha suscitato entusiasmi.
“Una bella cosa, importante”. La risposta un po’ mi sorprende, conoscendo appunto l’opinione in valle. Ma ogni regola ha le sue eccezioni.
Eccezioni assolute alla regola in Val Soana sono Luciano e Maura: è con loro l’appuntamento alle 10.30 a Molino di Forzo. Luciano (Heidempergher, da tutti detto Heidi), trentino trapiantato in Val Soana, guardaparco del Gran Paradiso ora a riposo (si fa per dire). Maura, sua moglie, che in Val Soana è nata, maestra d’asilo, anche lei di fresca pensione.
Ricordo le parole di Luciano-Heidi al primo contatto telefonico: “È una bellissima idea, la Valle di Forzo è tutta sacra”.
Già!
Averli conosciuti è stata una bella fortuna. O forse il destino … in ogni caso ho interpretato l’incontro come un segnale. Un messaggio: il “Monveso montagna sacra del Gran Paradiso” s’ha da fare. Un matrimonio di Natura, e pace per tutti i Don Abbondio.
Ancora una volta Heidi e Maura accolgono i cronisti che salgono quassù, in questa “valle fantastica”, incuriositi da questo progetto un po’ sovversivo. Li scortano sulla mulattiera che risale la valle. L’ultima volta era ottobre, meravigliosa giornata di ottobre. Ancora una volta aprono per i foresti di pianura la loro bella casa a Boschiettera.
Il Monveso occhieggia dall’alto, lontano, remoto, in balia di questo vento che pare strappare insieme ai rami dei larici anche le montagne. Montagna bella, necessaria e allo stesso tempo inutile come tutte le montagne.
Sulle montagne si sale. Uno sport per “conquistatori dell’inutile”. Ognuno ha un suo perché. Ma in 18 anni di servizio come guardaparco, Luciano sul Monveso non ci è mai salito, ha lasciato quella cima in esclusiva agli altri esseri viventi, a lui affidati in custodia. E invita noialtri, e voialtri, a seguirne l’esempio.
Un alpinismo di rinuncia, necessaria in questi tempi estremi. La necessità di porci un limite.
Molti accoglieranno l’invito, molti altri no, altri ancora ci saliranno apposta. Così, per spirito di contraddizione. Ma non importa. Di questa idea controcorrente si parla. Ed è questo che conta.
Più tardi, scendendo verso Pont, torno a pensare che c’è davvero montagna e montagna. E penso al progetto di luna park alpino in alta Val Sesia. “Da Alagna a Zermatt in funivia. Collegare la stazione sciistica piemontese al comprensorio elvetico: uno ski safari d’alta quota dal Monte Rosa al Cervino”.
Così ha titolato un servizio su Rai news.
Ski safari d’alta quota? C’è davvero montagna e montagna.
Preferisco questa. Ha più futuro.