Carlo Budel, il rifugista-social della Marmolada

«Quassù è rinata la mia vita». Quarta stagione a Capanna Punta Penia per il bellunese diventato una star di Instagram con le sue foto: «Prima di aprire ho spalato 4 metri di neve».

Carlo Budel, il rifugista-social della Marmolada
di Lorenzo Fabiano
(pubblicato su focus.it il 17 luglio 2021, con aggiornamenti)

Dedicato a quelli che stanno scappando, come Mediterraneo, il capolavoro di Gabriele Salvatores. Solo che qui non siamo tra le acque azzurre dell’Egeo, ma in vetta alle Dolomiti. «Sai che c’è…c’è che adesso si cambia vita» deve essersi detto un giorno Carlo Budel, 47 anni da Feltre (Belluno), il rifugista più popolare d’Italia, La sentinella delle Dolomiti dal titolo del fortunato suo primo libro: «Racconta la mia storia» – spiega. Il secondo, Le montagne che vivo (Ediciclo Editore)è da poco nelle librerie e la storia la racconta invece attraverso le immagini delle montagne a lui care. Carlo la vita ha deciso di pilotarla lui stesso, quando dopo vent’anni di catena di montaggio in fabbrica è salito sul tetto delle Dolomiti, alla Capanna Punta Penia sulla Marmolada a quota 3343 m: «È la mia quarta stagione qui. Il mio è stato un percorso di redenzione. Facevo una vita che non mi piaceva e che mi portava a bazzicare più nei bar che altro. Io in montagna andavo da ragazzino, nei boschi per funghi con mio nonno. Erano le montagne di casa mia, tra Feltre e Belluno. Per star bene, mica bisogna per forza star quassù a 3.300 metri. Si può stare anche più in basso, tra i boschi, anche se io qui sto benissimo».

Carlo Budel alla riapertura di Capanna Punta Penia sulla Marmolada

Come e quando è arrivato alla Capanna Punta Penia, Carlo?
«Sono amico di Aurelio Soraruf, proprietario della Capanna Penia e del Rifugio Castiglioni Marmolada al Fedaia, il secondo rifugio più vecchio d’Italia che risale al 1914. Aurelio aveva bisogno di una persona che stesse alla Capanna, e così quattro anni fa sono arrivato qui».

La stagione quando è iniziata?
«Sono qui dal 3 giugno; la stagione parte ufficialmente il 20 giugno e termina il 20 settembre. La prima settimana l’ho passata a spalare quattro metri di neve. A fine giugno là c’era la bufera; quando ho messo le foto su Instagram, la gente nel caldo delle città quasi non ci credeva».

E il suo cane, Paris?
«Ha 14 anni, non può stare qui. È troppo alto per lui. Sono da solo».

Come trascorre la sua giornata?
«Sveglia presto e mi metto al lavoro per gli ospiti a colazione; un tè caldo o un caffè con una buona fetta di torta. Poi faccio le pulizie, sistemo un po’ tutto per gli arrivi della sera e preparo la cena. Diciamo che qui c’è sempre da fare».

Cosa serve di buono?
«Minestrone, gulasch, polenta e formaggio fuso, speck, soppressa e formaggi; e poi vino, birra e grappette. Ai fornelli me la cavo bene».

E nei momenti di relax, che fa?
«Leggo. Sto ora leggendo La versione di Tomek, la storia dell’alpinista polacco Tomasz Mackiewicz, scomparso nel 2018 sul Nanga Parbat».

Salire fin lassù non è da tutti.
«Diciamo per esperti. Serve innanzitutto l’attrezzatura completa da ghiaccio o roccia: ramponi, corde e casco. Pochi giorni fa una ragazza ha perso la vita precipitando in un crepaccio. Era senza corde; non si può morire a 24 anni».

Gli approvvigionamenti come arrivano?
«Con l’elicottero, Elikos da Ortisei. A inizio stagione ha fatto quattro viaggi solo per la legna e due per l’acqua. Poi se serve qualcosa, Aurelio prepara una cesta al Rifugio Castiglioni. Raccolgono e portano su».

Partita bene la stagione?
«Gli ospiti arrivano soprattutto il sabato e la domenica. Italiani per lo più, anche se l’altra sera avevo qui quattro olandesi. Il picco della stagione è ad agosto. Speriamo il tempo si metta a posto, qualche volta ha fatto i capricci».

Quando ha presentato Le montagne che vivo, il suo nuovo libro?
«Il 25 agosto scorso, a Canazei. La Capanna Punta Penia è in Trentino, Val di Fassa».

E l’inverno, Carlo, come lo passa?
«Alla Baita Lino Bach in Val Duron, sopra Campitello. Si può arrivare a piedi attraverso la strada battuta dal gatto delle nevi. La scorsa stagione l’ho fatta lì, ma non potendo lavorare a causa della pandemia, dopo due mesi sono tornato a casa mia a San Gregorio nelle Alpi. L’anno prima ero invece in Birmania, dove sono rimasto bloccato tre mesi con la chiusura dei voli».

Lei è seguito da migliaia di follower. Le foto dei panorami che posta su Instagram sono da mozzafiato. Preferisce l’alba o il tramonto?
«Amo le prime ore del mattino. L’alba è il sorgere di un nuovo giorno, una nuova vita che nasce. Come la mia qui».

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