Distruggere le foreste in modo da poter destinare il terreno ad altri usi. Questo in sintesi il processo di deforestazione che nelle regioni tropicali e subtropicali si sta particolarmente acuendo. Un problema, quello della distruzione delle foreste, che contribuisce ad accelerare le sorti del cambiamento climatico con una diminuzione di capacità assorbimento del carbonio. Nel 2020 la “Food and Agriculture Organization (Fao) ha stimato 662 miliardi di tonnellate di carbonio assorbito dalle foreste. E avanza anche il “degrado forestale” che comprende: l’agricoltura industriale, i pascoli del bestiame e l’urbanizzazione. L’Unione Europa si sta mobilitando per proteggere le foreste nel mondo con vari accordi internazionali come: la Dichiarazione di New York sulle foreste, la Convenzione dell’Onu sulla diversità biologica e l’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.
Europa più verde del 10%
(ma la deforestazione avanza in tutto il mondo)
di Giorgio De Rossi
(pubblicato su italialibera.online il 10 gennaio 2023)
Secondo i dati dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (Fao), negli ultimi 30 anni il mondo ha perso circa 178 milioni di ettari di copertura forestale, un’area pari al triplo della Francia. Il fenomeno della deforestazione si è progressivamente aggravato ad un ritmo che, a partire dal 2010, si è attestato a circa 4,7 milioni di ettari l’anno. Le foreste coprono il 31 % della superficie terrestre del globo ed ospitano la gran parte della biodiversità del pianeta: l’80 % di anfibi, il 75 % di uccelli e il 68 % di specie di mammiferi. In quanto riescono ad assorbire grandi quantità di carbonio, svolgono un ruolo essenziale nella mitigazione del cambiamento climatico. Nella sua ultima revisione forestale la medesima “Food and Agriculture Organization” (Fao) ha stimato in 662 miliardi di tonnellate lo stock totale di carbonio assorbito dalle foreste nel 2020. Il problema della deforestazione è maggiormente acuto nelle regioni tropicali e subtropicali, in particolare nei tre principali bacini forestali dell’Amazzonia (Sud America), del Congo (Africa centrale) e del sud-est asiatico (Madagascar, Indonesia, Malesia).
Un processo inverso sta accadendo invece nell’Ue, dove, sempre tra il 1990 e il 2020, le foreste sono aumentate del 10%. Con il termine “deforestazione” si intende la distruzione delle foreste in modo da poter destinare la terra ad altri usi: pertanto si assiste con sempre più frequenza al fenomeno della conversione delle foreste ad uso agricolo. Di converso, il “degrado forestale” consiste in un processo più graduale, legato alla perdita della capacità delle foreste di produrre benefici essenziali, come il legname e la biodiversità. Nel domandarci quali possano essere le cause della deforestazione e del degrado forestale crediamo che esse siano da addebitarsi principalmente alle conseguenze delle attività umane; esaminiamo di seguito le motivazioni più importanti.
Agricoltura industriale – L’agricoltura è il principale motore della deforestazione in tutte le regioni ad eccezione dell’Europa. La conversione delle foreste in terreni coltivati è il principale motore della perdita arborea. Secondo la Fao, è la causa di almeno il 50% della deforestazione globale, essenzialmente per la produzione di olio di palma e semi di soia.
Pascolo – Il pascolo del bestiame è responsabile di quasi il 40% della deforestazione globale, mentre, In Europa, esso rappresenta il 20% della deforestazione.
Urbanizzazione – Lo sviluppo urbano ed infrastrutturale, compresa la costruzione e l’espansione delle strade, è la terza causa principale della deforestazione globale. Rappresenta poco più del 6% del totale. Eppure è la causa principale della deforestazione in Europa.
Sfruttamento eccessivo delle risorse legnose – Altre attività dannose legate alle attività umane includono la raccolta eccessiva di legname, anche per il combustibile ed il disboscamento illegale o non sostenibile.
Cambiamento climatico – Il cambiamento climatico è, sia una causa, che una conseguenza della deforestazione e del degrado forestale. Gli eventi estremi che provoca, come incendi, siccità e inondazioni, colpiscono le foreste. A sua volta, la perdita di foreste è dannosa per il clima, poiché esse svolgono un ruolo importante nel fornire aria pulita, nel regolare il ciclo dell’acqua, nel catturare Co2, nel prevenire la diminuzione di biodiversità e l’erosione del suolo.
La perdita di foreste è un problema globale che l’Ue vuole affrontare per combattere i danni ambientali e il cambiamento climatico. L’Unione si è impegnata a proteggere le foreste del mondo nell’ambito di numerosi accordi e iniziative internazionali. Questi includono l’obiettivo di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite “Obiettivo 15” (La vita sulla terra), la Dichiarazione di New York sulle foreste, la Convenzione dell’Onu sulla diversità biologica e l’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. Inoltre, il 2 novembre 2021, oltre 100 Leader del mondo, riuniti a Glasgow, hanno firmato la “Dichiarazione di Glasgow sulle foreste e l’uso del suolo”, impegnandosi ad arrestare ed invertire la deforestazione ed il degrado del suolo entro il 2030. Da ultimo, il 13 settembre 2022, il Parlamento europeo ha approvato a Strasburgo una serie di emendamenti al testo della Commissione in ordine alla proposta di Regolamento sulla deforestazione e sul degrado forestale che hanno un impatto sugli obiettivi ambientali dell’Ue, come la lotta ai cambiamenti climatici e alla perdita della biodiversità, ma anche sui diritti umani, la pace e la sicurezza. Molte sono le azioni concrete che vengono previste nella citata proposta di Regolamento volte a combattere la scomparsa delle foreste nel mondo. In particolare, verrà richiesto alle aziende di verificare che i prodotti venduti nell’UE non siano stati realizzati su terreni deforestati o degradati.
La foto qui sopra mostra con eloquenza l’avanzata delle “palme da olio” nei territori delle foreste pluviali che, con la percentuale del 34%, risultano al primo posto tra i prodotti più importati nell’Unione Europea provenienti dai terreni disboscati. La conservazione delle funzioni ecosistemiche, oltre a contribuire alla protezione del sistema climatico e all’offerta di aria pulita, svolge un ruolo fondamentale per la depurazione dell’acqua e del suolo, nonché per la ritenzione idrica e per il ravvenamento della falda: quest’ultimo aspetto, rileva il Parlamento, assume un’importanza sempre maggiore ove si consideri che più di un quarto dei farmaci moderni deriva dalle piante delle foreste tropicali. Senza trascurare il fatto che le grandi aree forestali fungono da sorgenti di umidità e contribuiscono a prevenire la desertificazione delle regioni continentali. La proposta di Regolamento emendato dal Parlamento va oltre l’attuale sistema basato sulla legalità per prendere di mira tutte le deforestazioni ed il degrado forestale guidato dall’espansione agricola per produrre specifiche merci, indipendentemente dal fatto che siano originarie di Paesi terzi o dell’Ue. Inoltre, il Regolamento proposto aiuterebbe a risparmiare almeno 71. 920 ettari di foresta dalla deforestazione e dal degrado forestale causati dall’Ue ogni anno, a partire dal 2030. Ciò potrebbe consentire la diminuzione di 32 milioni di tonnellate di anidride carbonica (Co2) all’anno, con conseguente risparmio di almeno 3,2 miliardi di euro annui. Circa le merci ed i prodotti contemplati, la normativa avanzata si applicherebbe a sei prodotti: bovini, cacao, caffè, olio di palma, soia e legno. Il Parlamento avrebbe voluto includere più prodotti nell’elenco e garantire che i diritti umani e quelli dei popoli indigeni fossero rispettati, ma, purtroppo, contrariamente a quanto aveva richiesto, sono stati esclusi il mais e la gomma per i loro bassi volumi di scambio. La Commissione, infatti, ha ritenuto che l’inserimento di queste due merci nell’ambito della proposta avrebbe comportato oneri significativi, con rendimenti limitati in t ermini di contenimento della deforestazione causata dall’UE. Una volta approvato il Regolamento, spetterà alle competenti autorità dei rispettivi Stati membri la responsabilità della sua applicazione. Le sanzioni per l’inosservanza, che dovrebbero essere effettive, proporzionate e dissuasive, verrebbero anch’esse stabilite a livello di ciascuno Stato. Possono comprendere sanzioni (fino ad almeno il 4% del fatturato annuo dell’operatore nello Stato membro o negli Stati membri dell’UE interessati); la confisca delle merci e dei prodotti coinvolti, nonché la confisca dei relativi proventi guadagnati e l’esclusione temporanea dalle procedure di appalto pubblico.