Questa è una selezione dal progetto fotografico e pubblicazione Home (Casa) che sarà oggetto di una performance alla prossima Biennale di Architettura di Venezia nell’ambito della mostra di Aristide Antonas.
Nel 2019 Bruna Ginammi ha fotografato con attenzione le abitazioni costruite dai raccoglitori africani di frutta a Rosarno di Reggio Calabria. Si trovavano in un campo messo a disposizione dai loro datori di lavoro, senza alcuna forma di assistenza, né ricovero né servizi. Il concetto che ha percorso il lavoro racconta come l’architettura africana trovi nella propria tradizione una grande capacità di adattamento, specialmente in condizioni ambientali avverse, mantenendo originalità, creatività e soprattutto una grande dignità. Il pensiero-guida è il concetto di equilibrio che, lontano da logiche estetiche, si accorda ad un intimo ordine coerente, a un’armoniosa unità delle parti che forse è la migliore risposta a una condizione evidentemente disumana in cui ci si trova a esistere.
Bruna Ginammi (Bergamo, 1964), vive e lavora a Milano. Dopo una scuola triennale di fotografia inizia nel 1989 la sua ricerca personale, il suo esplorare la vita e il mondo grazie alla lente della sua macchina fotografica. Per Bruna Ginammi la fotografia è arte. E tutto è ritratto.
Si distingue come figura di spicco nel panorama della fotografia italiana partecipando con il lavoro Lo sguardo del poeta alla mostra collettiva allestita nella sezione culturale del SICOF di Milano nel 1991. Lo sguardo del Poeta raccoglie i ritratti dei maggiori poeti italiani del secondo ‘900.
Nel 1995 incomincia l’ascesa della sua carriera artistica a livello internazionale vincendo l’European Kodak Award al Rencontres d’Arles con il lavoro La decomposizione della materia, a cura di Daniela Palazzoli. Una serie di ritratti che mettono in posa la trasformazione, il tempo. La muffa come termometro di un incessante divenire.
Nello stesso anno partecipa alla mostra Un secolo di Ritratto Fotografico in Italia 1985/1995 a cura di Italo Zannier presso la Biennale di Venezia, Padiglione Italia. Tra il 1995 e il 1998 realizza un lavoro sull’intimità della famiglia italiana, pubblicato nel 2003 nel libro Famiglie, per A+Mbookstore edizioni Milano.
Dal 1993 al 1996 documenta la distruzione e ricostruzione del Padiglione d’arte Contemporanea di Milano, progetto poi ripreso nel volume Il tempo, l’architettura e l’uomo con Roberta Valtorta e Lucia Matino e a cura di Philippe Daverio (A+Mbookstore , 1996). Nel 1999 inizia a esplorare, attratta dalle immagini in movimento, il video e realizza il suo primo lavoro Ophelia’s awakening. Nel 2015 i suoi lavori entrano a far parte della Collezione Donata Pizzi. Nel 2021 è in corso di pubblicazione con A+MBookstore il progetto sulle abitazioni dei lavoratori di Rosarno.