Un apparente scambio di ruoli

di Chiara Baù
(pubblicato su imperialbulldog.com il 25 aprile 2020

La spiaggia in tempo di Pasqua potrebbe essere già affollata. Immagino ombrelloni variopinti, asciugamani stesi sulla sabbia, uno accanto all’altro come tessere di un puzzle. Schiamazzi di bambini, pronti a tuffarsi nelle acque ancora fredde del mare.

Un chiosco di panini disturba con il ronzio del generatore lo sciacquio delle onde che durante le mareggiate invernali hanno riempito l’aria con il loro fragore sugli scogli.

Parlo al condizionale perché al posto di centinaia di turisti gironzola sulla spiaggia un unico essere vivente: un capriolo felice come una pasqua, è il caso di dirlo, come se scoprisse il mare per la prima volta. Inizia a saltare sul bagnasciuga con l’entusiasmo di un cucciolo. Dopo alcuni metri si lancia in salti di gioia, spingendosi tra le onde. Compie balzi acrobatici alla pari di un canguro esplorando la spiaggia avanti e indietro, divertendosi. Nessuno schiamazzo, nessun’altra voce, solo quella della natura.

Un entusiasmo simile mi ricorda un’immagine colta in Alaska: in prossimità di una foresta confinante col mare due cuccioli d’orso si inseguivano, divertendosi pazzamente nella zona intertidale, dove l’alta marea si alterna alla bassa marea, dando vita a un parco-giochi di orsi. La guida del posto mi spiegava quanto questi animali adorino sguazzare tra le onde.

A Milano iI Naviglio di solito affollato di canoe e battelli torna ad essere l’habitat dei germani reali (Anas platyrhyncos). Un’aquila reale (Aquila chrysaetos) sorvola la città e i suoi grattacieli, la sua regale sagoma sostituisce quella di aerei scomparsi dai cieli. Sembra che il rapace sia impegnato a controllare se sia tutto vero, senza nessuno in giro.

© Chiara Baù

Bar deserti, tavolini vuoti: nessuno la sera a sorseggiare il tradizionale aperitivo; nei parchi gli unici a godersi il tepore primaverile sono decine di leprotti intenti a brucare la tenera erbetta primaverile, e a rincorrersi con lo stesso entusiasmo del capriolo che saltella tra le onde. Così come a Roma dove piccoli steli d’erba spuntano tra i sampietrini delle strade, imponendosi sul cemento.

Sui campi da golf in provincia, al posto di prestanti signori firmati dalla testa ai piedi, pascolano cervi e daini riprendendosi distese prative a loro rubate.

Al posto delle barche che nel periodo pasquale iniziano ad inquinare le acque dei porti nuotano branchi di delfini, mai visti né a Cagliari, né a Trieste, nemmeno a Venezia. Qui pare addirittura che l’acqua non sia mai stata così limpida.

Se non fosse per il terribile risvolto di innumerevoli tragiche morti, si potrebbe pensare a un mondo nuovo capace di ispirare Walt Disney per filmare un favoloso cartoon. La natura torna a respirare. Tutto ciò che era minacciato dall’uomo si trova improvvisamente in uno stato di completa libertà.

Il primo pensiero è che ci sia stato un vero e proprio scambio di ruoli: l’essere umano in gabbia, nella propria casa e gli animali che ne prendono il posto, sì perché esemplare è la potenza della natura.

A pensarci bene questo scambio è solo apparente perché ci si è dimenticati che i campi da golf erano l’habitat di cervi e daini. Forse non si tratta più di uno scambio, gli animali hanno tutto il diritto di pascolare su un campo da golf, un diritto legittimo, come quello dei delfini di nuotare nelle acque dei porti.

Per il capriolo in riva al mare si può parlare di scambio di ruoli; l’habitat dei caprioli risiede principalmente nei boschi e l’animale non si sta riprendendo il territorio che un tempo gli apparteneva, semplicemente sta mostrando all’uomo quanto grande sia la felicità di gioire delle onde del mare senza riempirle di plastica. Sì perché gli animali non hanno il potere di inquinare una spiaggia, anzi. Nella tundra artica i milioni di escrementi prodotti dai lemming sono cruciali per la vita delle renne, in quanto costituiscono un ottimo fertilizzante che favorisce una copertura vegetale fondamentale per il nutrimento e la sopravvivenza nel periodo estivo: inimmaginabile l’equilibrio simbiotico che esiste in natura.

Da poco è arrivato l’equinozio di primavera, ignaro del letargo in cui gli esseri umani si sono improvvisamente trovati, costretti a rimanere al chiuso ora che la stagione si risveglia.

Gli animali stanno uscendo dal torpore invernale mentre l’uomo sta rinchiuso tra quattro mura pagando a caro prezzo le conseguenze delle sue azioni. Chi purtroppo è sigillato in un condominio, chi invece come la sottoscritta ha la fortuna di trovarsi in montagna e di poter scrutare, stringendo, dalla propria finestra in un abbraccio le cime delle montagne ancora innevate.

L’orso uscito dal letargo può girovagare tranquillamente sul suo legittimo territorio. Non sa che il divieto a lui imposto quando era stato catturato e rinchiuso è ora assegnato agli esseri umani e non ha alcuna idea del magico momento che sta vivendo. Anche se non sarà mai al sicuro, il sapore della sua libertà di oggi assume un altro significato. A maggio inizia il periodo dell’accoppiamento, per cui vagherà per le montagne alla ricerca di una compagna. La speranza è che la trovi al più presto per procreare tanti cuccioli che continuino a dare filo da torcere all’uomo, incapace tutt’oggi di capire il valore della sua presenza nei boschi.

Nei primi giorni del decreto ministeriale sembra consentito fare qualche breve passeggiata nella località in cui mi trovo relegata: una rinomata stazione turistica dove da anni lavoro e da cui improvvisamente tentano di espellermi, forti di un’ordinanza regionale che, se pur illegale, sconcerta chi è privo della residenza del luogo.

Ma come l’orso, ho tutti i diritti di rimanere in montagna, residenza o non residenza.

Appartengo alla natura, alle montagne e nessuno può rispedirmi in Lombardia, proprio in un momento così tragico per questa regione. Mi rivolgo con decisione a polizia, carabinieri, alla stampa, arrabbiata proprio come l’orso perché qualcuno vuole cacciarmi dal mio habitat. L’ordinanza a breve viene impugnata e modificata.

Sia io che l’orso rimaniamo nella natura dove abitiamo e che da sempre rispettiamo.

Mi trovo così a riflettere sul significato di residenza sia mia, sia degli animali del territorio ed è con loro che inizio un dialogo virtuale. A pochi metri dalla mia abitazione alcuni caprioli (Capreolus capreolus ) si spingono fin sulla strada, percorsa abitualmente da code di automobili. Mi guardano increduli, quasi a chiedersi dove siano spariti i numerosi veicoli in circolazione nel consueto caos di uno sfrenato turismo invernale. Nella dolcezza dei loro occhi sembra di poter leggere lo stupore per questo nuovo silenzio da loro sempre anelato. Anche un camoscio (Rupicapra rupicapra) si azzarda ad avvicinarsi ad un’abitazione con lo sguardo curioso, non abituato a tanta pace. È dai primi di marzo che la stagione turistica é stata interrotta. Mi trovo sola in casa e sulla strada, la maggior parte degli abitanti del paese è in quarantena. Non si avverte alcun rumore, neanche quello di un aereo o di un elicottero.

Mi incammino e trovo sulla neve una piccola chiocciola che considerato il silenzio intorno si è spinta vicino al bordo della strada. Ha la stessa reazione del capriolo, incredula. Attraversare la strada è un rischio enorme per una chiocciola, ma ora sembra capacitarsi che potrà farlo tranquillamente evitando di scansare auto e moto; è il mondo intero che ora deve adeguarsi al suo lento progredire.

Gli animai non comprendono, il letargo è una prerogativa naturale di loro esclusiva appartenenza. Si trovano spaesati di fronte all’assenza dell’uomo, un’atmosfera da sempre spettante all’ordine naturale, ma svanita negli anni con l’avanzare prepotente del turismo invernale, di un’economia esasperata e invasiva, di un consumismo sfrenato. Mi sorprendo ad immaginare una festa alla Walt Disney dove orsi polari, orsi bruni, Panda, tutte le specie ad alto rischio di estinzione si incontrino per organizzare una festa da ballo con l’orso Baloo del “Libro della giungla”, felici al pensiero che non essendoci più gente in giro l’uomo sia definitivamente estinto.

© Chiara Baù

Il famoso Homo sapiens, definito Homo narcissus, perché capace di guardare solo a se stesso, da Nicholas P. Money, biologo della Miami University in Ohio, è sparito.

A dire il vero non mi è così estranea quest’atmosfera di silenzio quasi solenne. Da sempre sono alla ricerca di posti incontaminati, privi di rumori e ricchi di sensazioni ancestrali. Nel limitare sempre di più gli spostamenti seguendo le regole del decreto, inizio nuove esplorazioni godendomi ciò che finora ho vissuto.

Allergica alle limitazioni della mia libertà, mi accorgo di sentirmi comunque svincolata, non sono certo due mesi di reclusione a frustrare il mio senso innato di libertà. Libertà è godere di ciò che si ha anche rimanendo tra quattro mura. In fondo poi nessuno di noi può paragonarsi a Nelson Mandela o al primo ministro della Mayanmar, imprigionati ingiustamente per anni. Aderisco al concetto su cui Charles Darwin basa il principio della selezione naturale e dell’origine della specie. Nei cambiamenti sopravvive chi meglio riesce ad adattarsi alla nuova situazione.

Ne è un tipico esempio il melanismo industriale, un fenomeno studiato nel XIX. Gli entomologi hanno notato che la farfalla delle betulle dalle ali scure, una variante rara, stava prendendo il sopravvento su quella dalle ali chiare. Questo perché con la rivoluzione industriale, i fumi dovuti alla combustione del carbone avevano modificato il colore della corteccia delle betulle facendo sì che la variante scura si mimetizzasse meglio e avesse un vantaggio evolutivo. Se la natura può adattarsi, perché mai non può farlo l’uomo? L’insegnamento di Darwin diventa l’incipit di ogni mia giornata.

Esco di casa rimproverandomi per aver sempre dato troppa attenzione agli orsi che chiaramente non si trovano fuori casa. Scopro nuovi dialoghi con la natura. Varie specie di fringuelli animano una breve passeggiata sotto un’improvvisa nevicata primaverile.

Nel fotografare un esemplare di fringuello noto uno strano rigonfiamento del corpo e scopro che si tratta di una reazione a un forte calo di temperatura. Negli uccelli il controllo della temperatura interna avviene attraverso un meccanismo fisiologico detto omeotermia. La loro temperatura corporea intorno ai 40° circa, un valore molto superiore a quello degli uomini e dei mammiferi, aiuta a combattere le infezioni, dato che per molti batteri una simile temperatura ne contrasta lo sviluppo.

Generalmente i fringuelli si rigonfiano quando sentono correnti d’aria fredda, aumentando il volume del corpo per trattenere il calore. Ciò avviene essenzialmente attraverso la contrazione involontaria dei muscoli scheletrici. La sensazione di freddo porta l’uccellino ad assumere una posizione raccolta contraendo i muscoli erettori delle piume, così da creare una camera d’aria nel piumaggio che aumenti l’isolamento dall’esterno. Il becco viene generalmente protetto sotto un’ala e le zampe raccolte sotto il piumaggio del petto e dell’addome per beneficiare di maggior calore.

Conscia di non sapere, rifacendomi alla massima di Socrate, vengo a scoprire ogni giorno innumerevoli nozioni sui segreti della natura, cosa che rafforza le mie conoscenze dandomi una sensazione di completo appagamento. Una nuova forma di libertà.

Imparo i segreti della natura stando in casa, perché grazie all’evoluzione della tecnologia posso visionare documentari di notevole interesse, enciclopedie del web che superano a volte la nozionistica dei libri stampati.

Scopro l’esistenza di animali di cui ignoravo l’esistenza, nonostante gli studi compiuti in scienze naturali: uno di questi è il calamaro lucciola, un crostaceo dotato di fotofori che lo rendono una vera e propria celebrità degli abissi. Scopro che la giraffa è l’unico mammifero con la lingua nera lunga 18 centimetri, mentre rosa sono le lingue dei mammiferi perché irrorate dai vasi sanguigni. Si ciba tutto il giorno di foglie d’acacia e con la forte irradiazione solare la lingua viene esposta per moltissime ore al sole cocente della savana. Per proteggere un organo fondamentale all’ alimentazione la natura ha provvidenzialmente rifornito la lingua della giraffa di una dose di melanina sufficiente ad evitarne il danneggiamento. Scopro il significato del manto della coccinella punteggiato di minuscoli circoli neri su un dorso rosso: un segnale d’avvertimento per non essere predata.

L’unico essere vivente in grado di modificare il territorio quanto l’uomo è il castoro che con i denti riesce ad abbattere anche 200 alberi all’anno. Contrariamente a quanto supponevo le sue proverbiali dighe non fungono da abitazione. Sono costruzioni che hanno la stessa funzione del palco dei cervi maschi. Più possenti e ramificate sono le corna, più le femmine ne sono attratte. Lo stesso vale per le dighe. Più le opere architettoniche costruite dal castoro sono accurate e resistenti, più la femmina riconoscerà nell’artefice dell’opera l’individuo prestante. Dighe fatte per amore. Una seconda funzione sarà quella di creare una zona allagata e costruirvi al centro una tana dentro un’elevazione al cui interno si trova la camera nuziale del castoro. In seconda battuta la diga consente di creare una zona allagata che isoli la tana rendendola più protetta.

Non è un caso se a Hong Kong, nello zoo di Ocean Park, due panda rinchiusi ma rimasti finalmente soli, causa la chiusura per Covid-19, si accoppiano dopo 10 anni di inutili tentativi e nonostante l’età di 14 anni che supera di 10 anni il picco della maturità sessuale. Sono ben documentati i metodi con cui vari zoo e parchi faunistici inducono gli animali ad accoppiarsi tramite tempeste di ormoni o inseminazione artificiale, metodo che peraltro causa aborti spontanei. Sforzi inutili. La panda femmina ha iniziato a trascorrere più tempo a giocare in acqua, il maschio è riuscito a rilasciare il suo odore cercando poi quello della compagna fino ad arrivare all’accoppiamento. Lontano dal caos, dalla gente, nella loro dimensione ideale: il silenzio.

È tempo di distanziamento sociale. La vera distanza sociale che dobbiamo tenere è quella con la natura e gli animali. Forse se avessimo lasciato nel suo habitat quel famoso pipistrello, nulla sarebbe successo. La natura è sacra e preziosa e quando la sovverti il prezzo da pagare è elevato. Come con gli orsi, i gorilla o qualsiasi altro animale selvaggio è giusto stabilire una connessione che ci permetta di gioire della loro genialità e della loro bellezza, ma sempre rispettando una debita e rigorosa distanza, il che significa rispetto, un rispetto che se non osservato può condannare l’uomo all’estinzione. Gli animali non devono essere avvicinati né toccati.

Anche l’uso imposto delle mascherine sembra un invito ad osservare più che a parlare. Forse ci è stato offerto un silenzio nuovo che ha comunque il pregio di permetterci di ascoltare con maggior impegno, curiosità e attenzione le voci nascoste della natura che ci circonda.

 

 

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