Il CAAI come angolo di osservazione
(dell’alpinismo italiano)
a cura del CAAI Gruppo Centrale
Il Club Alpino Accademico Italiano è una miniera di storie, aneddoti, racconti che provengono da quel grande patrimonio costituito dai suoi soci, scalatori che hanno contribuito e stanno ancora contribuendo a scrivere pagine fondamentali dell’alpinismo italiano e non solo.
Il 1° ottobre 2025 a Nembro, alcuni di loro, tutti membri del Gruppo Centrale, saranno sul palco del Teatro Modernissimo di Via della Libertà, a Nembro (BG), a partire dalle 20,45, per raccontare di sé e del periodo che meglio ha caratterizzato la loro attività. L’appuntamento, organizzato dal CAAI Gruppo Centrale e dalla Commissione Cultura del CAI Bergamo, con ingresso libero e aperto a tutti, vuole essere un incontro leggero e informale, un po’ come se, stando seduti in platea, si potessero veder scorrere le immagini di amici di vecchia data che si raccontano e che, nel frattempo, delineano la storia dell’alpinismo italiano, sia pure da un angolatura soggettiva.
Sarà anche un’occasione, per chi non conosce il CAAI, di capire quale sia la sua storia, la sua spinta e le sue motivazioni, sia passate che presenti.
Spesso si sente chiedere: “Ma cos’è il Club Alpino Accademico Italiano?”. Le risposte spesso sono variegate, colorate, divertenti, a volte anche critiche.
Per sapere cosa sia il CAAI basta guardare la pagina web istituzionale (www.clubalpinoaccademico.it) ed è presto chiaro. Tuttavia, più difficile, ma più interessante, è capire chi siano i membri del CAAI, quali le storie che stanno alle loro spalle, quali le emozioni che li hanno accompagnati nelle loro salite, quali i tanti successi alpinistici, quali le tante sconfitte, quale l’impegno che ognuno di loro ha messo nella scalata propriamente detta, ma anche nella trasmissione di una passione che non porta notorietà, che trascende il guadagno e richiede impegno, sforzo, sacrifici.
E in nome di cosa? Di una passione che ritiene le montagne un luogo di avventura reale e di sperimentazione di sé, un luogo di ricerca anche interiore, un luogo in cui misurarsi il più possibile con onestà di intenti.
Scalatori non professionisti, innanzitutto, ma spesso anche istruttori, trascinatori, promotori, alpinisti determinati, talvolta introversi certo, che hanno scelto di aderire a un gruppo dove i valori della scalata sono ancora forti, dove la difficoltà va di pari passo con l’ingaggio legato all’ambiente, dove la conservazione del contesto naturale è un elemento imprescindibile.
La serata del 1° ottobre vuole essere un piccolo viaggio nel tempo, dai racconti di Tino Albani, testimone del grande alpinismo negli anni del Primo Dopoguerra, alla straordinaria vita di Luigino Airoldi, ( 42 spedizioni tutte coronate da una prima salita!), passando per Giacomo Stefani, con le sue salite di forte impegno compiute già da giovanissimo, quindi Ennio Spiranelli, bergamasco doc, molto stimato e conosciuto, per arrivare alla storia più recente con Matteo “Giga” De Zaiacomo, meravigliosa espressione dell’alpinismo moderno e dell’impegno nei Ragni, fino a giungere al giovane talento Dario Eynard.
L’incontro avrà inizio con un intervento di Alessandro Gogna e sarà moderato da Claudio Inselvini, presidente del CAAI Gruppo Centrale, che proverà a dare visione anche di come si stia evolvendo il CAAI e quali obiettivi possa porsi ai giorni nostri.