Testo e foto di Giulia Varetto e Alex Peraudo
(pubblicato su camoscibianchi.wordpress.com l’11 febbraio 2022. Il post rientra nella rubrica “Il movimento delle donne solitarie”, curata da Emanuela Provera. Qui il link alla rubrica per coloro che fossero interessati a leggere ulteriori contributi)
Ho coronato il mio sogno, ho trovato la mia strada e il mio “posto nel mondo” attuando una scelta di vita radicale: lasciare la città e gli affetti per vivere tra i monti. Ho preso questa decisione poiché amo le montagne e voglio trascorrere qui la maggior parte del mio tempo libero dai turni in ospedale. Pratico trekking, scialpinismo, alpinismo e arrampicata. Sovente vado in montagna da sola perché i miei giorni liberi sono in settimana, mentre la gente di norma lavora.
È il 22 marzo, sta finendo il turno del mattino in ospedale, sono le 15.00 e arriva la collega a darmi il cambio, do le consegne e schizzo nello spogliatoio. Devo essere veloce: passare da casa per cambiarmi, prendere gli sci e il resto della roba da scialpinismo per poi dirigermi a Pian Benot: ho intenzione di farmi una pellata serale a Pala Rusà, una cima di 2290 metri che si trova nella Valle di Viù, la più meridionale delle Valli di Lanzo. A marzo le ore di luce sono quelle che sono. Di giorno è una gita semplice e molto frequentata ma adesso sono da sola e voglio arrivare all’auto, per tornare a casa, prima che faccia buio.
Nel tragitto verso casa, dopo l’uscita dal mio luogo di lavoro, vedo tutte le nostre montagne nella luce del pomeriggio, uno spettacolo magnifico. Il cielo è terso ma questa notte ha nevicato fino alle prime luci dell’alba ed essendo un giorno feriale probabilmente non sarà ancora salito nessuno: già pregusto la discesa inviolata.
Arrivo alla partenza della gita, calzo gli sci verso le 17.00; ci sono 10-15 centimetri di neve fresca e la traccia non è ancora stata fatta; non importa, la batterò io. L’itinerario si snoda dapprima a fianco delle piste da sci per poi infilarsi in un vallone laterale (Vallone delle Lance). La quantità di neve da battere aumenta leggermente mentre salgo, fa abbastanza caldo e mi devo fermare diverse volte per staccare lo zoccolo di neve che si forma sotto le pelli di foca [cioè incollata e pesante, a temperature calde non propriamente invernali]. Fatico ma non importa. Sono nel mio elemento: la neve!
Mi lascio alle spalle una giornata di lavoro: è inevitabile portarmi dentro qualche pensiero, le malattie e la sofferenza delle persone. Svuoto la mente mentre le pelli scivolano sulla neve e la stanchezza del turno sembra magicamente svanire. Mi fermo, prendo fiato, ascolto il silenzio che mi circonda. Mi volto a guardare le montagne nella luce fioca del pomeriggio e la pianura lontana, ricoperta da un leggero velo di nebbia. Arrivo alla croce di vetta e la vista che mi si apre davanti è impagabile!
Il Rocciamelone “fuma” al vento mentre si accende un tramonto infuocato. Essere sola amplifica le sensazioni, il senso di libertà è estremo, mi sento leggera, in un mondo esclusivamente mio, più viva che mai.
Assaporo la vetta per pochi minuti, bevo un sorso d’acqua, il tempo di cambiare assetto per la discesa, qualche foto e poi giù.
Quando sono in montagna da sola sto molto attenta: un semplice errore o una caduta potrebbe mettermi nei pasticci visto che non avrei compagni che possano aiutarmi. Con gli sci ancora di più. Non abbasso la guardia. Scivolo lentamente sul pendio di vetta, traccio dolci curve nel vallone: sono felice. Mi fermo e mi guardo indietro a contemplare le pennellate degli sci sulla neve fresca. Il sole tramonta e mi sento rigenerata da questa pellata al tramonto.
Chi sono
Sono Giulia Varetto, ho 33 anni, lavoro come infermiera. Originaria di Chieri (To), vivo a Viù con mio figlio e il mio compagno. Dopo aver lavorato tre anni nella metropoli milanese sono tornata in Piemonte, nelle Valli di Lanzo, per un impiego all’Ospedale di Cirié (in provincia di Torino). Sono volontaria nel soccorso alpino di Lanzo, dal 2017.