Il pino mugo di Cassin al Torrione Palma

di Giovanni Baccolo
(sulle tracce di Cassin in Grignetta)
(pubblicato su storieminerali.it il 28 novembre 2020)
Fotografie dell’autore e del compagno: salita del settembre 2019

Salita desiderata
Enea osserva i torrioni che ci circondano. Stiamo andando all’attacco di una via che volevamo percorrere da tempo: la Cassin al Torrione Palma in Grignetta. Grazie al suo sviluppo e al nome dell’apritore è sicuramente una delle vie più note che solcano le guglie di questa montagna.

Esplorando con lo sguardo il versante occidentale della Grignetta dai Piani Resinelli, il Torrione Palma è una delle strutture che più saltano agli occhi. Insieme alla Piramide Casati forma uno dei sotto-gruppi più importanti della Grigna Meridionale, dove si trovano molte delle vie di arrampicata più lunghe che è possibile percorrere su questa montagna.

Dal Coltignone in autunno.

Il fatto che la via che abbiamo intenzione di salire sia di Riccardo Cassin ci dà qualche pensiero. Prendere sottogamba un suo quinto (che in realtà indicò come quarto) sarebbe poco rispettoso. Questa sorta di soggezione alpinistica è accompagnata da un altro sentimento: Cassin ha sempre considerato le Grigne le montagne del cuore, quelle che gli insegnarono ad amare i monti di tutto il mondo. Con i dovuti distinguo, capiamo bene quel legame perché nel nostro piccolo queste montagne hanno dato tante soddisfazioni anche a noi.

Il versante occidentale della Grignetta.

Il tracciato originale
Per immergerci nello spirito delle Grigne di Cassin scegliamo di seguire il tracciato originale della sua via al Torrione Palma. Senza saperlo, molti ripetono la salita seguendo il tracciato oggi attrezzato a resinati che coincide solo in parte con la via del 1931. Il secondo tiro percorre una variante del 1994 (Corti-Guerci), mentre la parte finale della via che oggi è seguita dai più è di Luciano Tenderini. Nella sistemazione della via sono state preferite queste varianti per rendere l’itinerario più sicuro e continuo nelle difficoltà. Il secondo tiro di Cassin sale infatti una rampa erbosa friabile, mentre l’uscita originale segue un canale detritico tortuoso.

La prima relazione della via fu pubblicata nella Rivista Mensile del CAI (1933) e porta la firma di Giovanni Cereghini, che accompagnò Riccardo Cassin e Riccardo Redaelli, ma all’ultimo decise di non partecipare al tentativo per rendere più snella la cordata. Questo il suo resoconto della salita cui ci siamo ispirati (dalla citata R.M. del CAI):

Torrione Palma (Grigna Meridionale)
Prima ascensione parete SO – Riccardo Redaelli e Riccardo Cassin – 20 settembre 1931
di Giovanni Cereghini

Per la “Direttissima” ci portiamo di buon mattino ai piedi della parete SO del Torrione Palma, che, bella ed ardita, ben visibile a chiunque guardi dai Piani Resinelli verso l’ammasso di guglie e di bastioni di liscia roccia che costituisce il Gruppo Casati-Palma-Clerici, sulla Cresta Segantini, dà la sensazione di costituire, per tutti i suoi 150 m di altezza, tra il colletto base Casati-Palma e la vetta, una divertente salita.

Nel breve tempo che ci occorre per uno spuntino e calzare le scarpe da gatto, i nostri sguardi vagano sulla soprastante parete alla ricerca della possibile via. Dopo un elaborato piano di attacco, si decide di ridurre il numero dei salitori, per avere maggiori probabilità di salire speditamente, e così a me non resta che inerpicarmi su per una propaggine del Casati, e raggiungere un comodo osservatorio, donde mi sarà possibile osservare da vicino i miei compagni.

Questi, dalla base, e per un breve canale di detriti, attaccano la parete al centro. Cassin sale per alcuni metri diritto, ma poi deve spostarsi sulla sua destra, e seguire una lieve cengia erbosa che sale leggermente verso la cresta. Viene tosto raggiunto un breve terrazzo per rocce facili, ove i due si ricongiungono, per studiare nuovamente la via di salita.

Un chiodo dà maggiore sicurezza e libertà di movimenti. Cassin riparte, e vedo come gli costi fatica innalzarsi di pochi palmi. Un breve solco accoglie la metà del corpo di chi sale, e così per sei o sette metri. Poi, aggirando uno spuntone roccioso con ben sicuri appigli, raggiungono una comoda nicchia, dominata da una liscia e concava parete che è solcata, verso la parte centrale, da una stretta fessura verticale, ove appena entra un pugno. Viene scartata l’idea di salire per essa, anche per il fatto che la via di salita sboccherebbe sulla cresta E, già percorsa per la prima volta da Gino Carugati.

Dopo aver lasciato dietro di sé un ben sicuro chiodo, i due, volgendo a sinistra, e per alcuni metri esposti, raggiungono un crinale di roccia ben salda, che vien seguito per alcuni metri sino ad incontrare un ben marcato terrazzino ove è possibile un breve riposo. Una trentina di metri più in alto, si trova un cespuglio spiccante nero sulla liscia parete. Per raggiungerlo occorre spostarsi sulla sinistra salendo per un breve tratto a strapiombo, indi per scarsi ma solidi appigli che adducono ad un secondo strapiombo, superato il quale (due chiodi), Cassin si issa su un nuovo terrazzino. Il vuoto sotto ora è grande: i due terzi della parete sono superati.

I due salitori ripartono dopo un breve riposo, e, con rinnovate energie, anche aiutati da più facili rocce, s’inerpicano l’uno accanto all’altro, ma ben tosto le asperità sopraggiungono: uno strapiombo costituisce fra l’altro un passaggio molto difficile. La cima non dista che una trentina di metri o poco più, ma si mostra facilmente raggiungibile per saldi e ben marcati appigli.

Si rendono pertanto ancora necessari alcuni chiodi, ed alle 16 viene raggiunta la vetta. Mi ricongiungo agli amici per altra via, poscia celermente scendiamo per il canalone di detriti che ci riporta sulla “Direttissima”.

Una bella salita
Basta il cammino che dai Piani Resinelli porta alla base della parete per essere contenti. È settembre e non c’è nessuno sulla montagna, solo noi, i camosci e il calcare della Grigna. Da qualche anno in questa stagione ci concediamo una bella salita in Grignetta, magari in settimana per non trovar nessuno. È il nostro modo di salutare l’estate.

Per arrivare al Torrione seguiamo la Direttissima e poi un canalone che ci porta direttamente alla base del Torrione con qualche passo di facile arrampicata. Indossate scarpette e imbrago non rimane che partire e quel senso di timore reverenziale torna a farci visita. C’è però anche una gran voglia di arrampicare. Sentire la roccia tra le mani, trovare un appiglio, stringerlo e con precisa lentezza alzare il piede e poi ripetere i gesti e percepire il paesaggio che si trasforma per la prospettiva sempre più alta.

Il terzo tiro della via.

La via di Cassin sale al centro della parete che costituisce il versante sud-ovest del Torrione Palma. Nei primi tiri si mantiene al centro della parete, ma nella parte alta si sposta a destra, avvicinandosi allo spigolo sud. Saliamo senza fermarci ma nemmeno correndo. Alcuni tiri sono bellissimi e continui su roccia ottima e divertente. I nuovi fittoni non sono proprio vicini e per star tranquilli integriamo con fettucce e qualche friend. I tiri di corda originali esclusi dalla ri-attrezzatura – il secondo e gli ultimi due – sono quelli più delicati. Non sono difficili, si tratta di III grado, ma richiedono attenzione per i detriti e per alcuni tratti di roccia non proprio sana. Ovviamente non ci sono fittoni, ma troviamo qualche chiodo vecchio e riusciamo a integrare senza difficoltà.

Il tracciato della via Cassin al Torrione Palma. In rosso il tracciato originale che abbiamo seguito, in azzurro le varianti seguite dal percorso ri-attrezzato a fittoni.

 

Il pino mugo di Cassin
Arrivati al terrazzino della quarta sosta ci fermiamo. Siamo su una piccola cengia sospesa verso il lago di Como e le guglie della Grignetta. Sembra quasi di volare vista la quantità di aria che abbiamo intorno. Riconosciamo la Torre Costanza, la Mongolfiera e altre strutture dove prima o poi ci piacerebbe salire qualche via. Proprio in mezzo al terrazzino cresce un pino mugo, tutto contorto con i rami irregolari che strisciano sulla roccia, mezzi secchi e slavati dal sole.

Anche se non siamo mai stati qui prima d’ora, sia io che Enea conosciamo bene questa pianta e senza bisogno di dire niente la osserviamo sorridendo. Sappiamo infatti che lo stesso Cassin descrisse questo mugo ed è stata una bella emozione essere proprio qui e sapere che quel pino c’era già durante l’apertura della via. Trovare una pianta in un luogo così ostico è un bel contrasto e infatti anche lui rimase colpito. Egli raccontò così l’incontro con il tenace cespuglio (dal suo libro Dove la parete strapiomba del 1958):

Dritto sopra di noi, a circa trenta metri, la parete bianca si chiazza di un mugo. Visto dal basso sembra una macchia nera: da qui scorgiamo distintamente il verde delle foglie stagliarsi lucente nel cielo. Perché mai un seme portato dal vento è andato a ficcarsi in quella crepa e da che tragga alimento la pianta non lo so: deve pur esserci una ragione se invece di prosperare tra la boscaglia ha scelto una dimora tanto scomoda per vivere di niente.

Mi sta simpatico, molto simpatico questo pino. Ha scelto uno dei luoghi più belli delle Grigne per trascorrere la sua secolare esistenza. Deve essere faticoso stare lassù, ma ci sono anche sicuri vantaggi; basta guardarsi intorno. Sole e arsura d’estate, vento gelido e neve d’inverno. Speriamo rimanga al suo posto ancora a lungo, a ricordare agli alpinisti che passano di là che il Torrione Palma non è solo un torrione di pietra, ma ospita un guardiano immobile che tutto osserva dall’alto.

Il pino mugo del torrione Palma.

Andare in montagna è bello per tanti motivi, ognuno ha i suoi. Ci sono però giornate più piene di altre, come questa. Grazie a Cassin, al Torrione Palma e al mugo ribelle abbiamo salito una bella via in un luogo meraviglioso e abbiamo toccato con mano una storia che ha per protagonista uno dei più forti alpinisti di tutti i tempi.

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