Dopo le aperture del 7, 14 e 21 dicembre 2024, l’ideatore del format, Andrea Baccuini: «Le montagne sono un’opportunità imprenditoriale straordinaria. Così abbiamo creato la prima catena italiana di Mountain club per i giovani».
Il Super G triplica
(dopo Courmayeur, l’apres-ski più famoso d’Italia è sbarcato a Cervinia e Campiglio)
di Max Cassani
(pubblicato su lastampa.it/montagna il 12 novembre 2024, aggiornato)
Il Super G di Courmayeur compie dieci anni e per il suo compleanno si regala altre due aperture: dopo quella 7 dicembre 2024 sotto il Monte Bianco, il 14 ha inaugurato a Cervinia e il 21 a Madonna di Campiglio. Courmayeur, Cervinia, Campiglio: non potevano che essere tre fra le località più “in” dell’arco alpino a ospitare «la prima catena italiana di mountain club», presentata l’11 novembre 2024 in un’altra location esclusiva – la Terrazza Martini di Milano – che per l’occasione si è trasformata nell’avamposto urbano del format Super G.
La pista all’aperto del Super G di Courmayeur, a Plan Checrouit. Foto: lovesuperg.com.
Una formula di successo che ha nell’après-ski, ovvero nel rito dell’aperitivo in musica una volta smesso di sciare, il suo momento topico. E da lì anno dopo anno è riuscito a rivoluzionare l’immaginario giovanile legato alla montagna, creando – piaccia o meno – una nuova forma di intrattenimento e portando di fatto lo sberluccicante mondo della disco in quota.
L’imprenditore Andrea Baccuini, ideatore e socio del format Super G, durante la presentazione a Milano dell’11 novembre 2024.
Una scommessa imprenditoriale
«L’idea mi è venuta nel 2012 durante un viaggio in Canada, e poi in Francia – spiega Andrea Baccuini, imprenditore creativo nel campo del turismo e ideatore del format Super G – Notavo che ogni tre persone che sciano ce ne sono sette che fanno altro. Quella dell’après-ski è stata un’intuizione, ma anche una scommessa imprenditoriale. Con il mio socio Giacomo Sonzini ci siamo detti: perché non creare un’esperienza divertente e coinvolgente per i giovani in modo da riempire il vuoto pomeridiano tra la chiusura degli impianti e la sera?».
Così inizialmente hanno acquistato un rifugio sulle piste di Courmayeur e hanno introdotto la musica dal vivo con i deejay. «Ma passare dall’idea di un semplice rifugio a un club non è stato semplice. Abbiamo dovuto investire e lavorare molto in modo da creare un format di entertainment riconoscibile per un target di clientela dai 18 ai 35 anni, che poi è il nostro pubblico».
«Bisogna investire sui giovani»
Oggi Super G è sinonimo di musica e ristorazione di qualità (ben descritti dal neologismo “eat-ertainment”), deejay famosi, ospiti internazionali, sponsor ed effetti speciali. «Dopo Courmayeur, oggi il Super G espande i suoi orizzonti raggiungendo il Cervino e il cuore delle Dolomiti affermandosi come l’unica Mountain Chain italiana. Un network di club pensati per far vibrare le montagne al ritmo di musica con la magia del nostro après-ski». E aggiunge: «Questo progetto incarna lo spirito di chi non si accontenta e riconosce nelle montagne un’opportunità straordinaria per posizionare l’Italia come leader indiscussa nel panorama del turismo internazionale, con proposte realmente attrattive e servizi di eccellenza, oltre al suo patrimonio paesaggistico“.
Ai puristi delle vette e in generale a chi obietta l’insostenibilità ambientale – e fors’anche l’incompatibilità etica – dei chiassosi party Super G in quota, Baccuini replica da imprenditore: «Oltre a quella ambientale, esiste anche una sostenibilità economica e sociale di chi imprende. E quella di investire sull’eccellenza e sui giovani, ovvero sul futuro, è una delle ricette per spiccare il volo turisticamente parlando, come ho descritto anche nel mio libro Io sono turismo».
D’altronde, lo stesso nuovo presidente delle funivie di Courmayeur, Luca Rossi, nega l’incompatibilità sociologica del mondano popolo della notte con quello più sportivo degli sciatori: «Quando chiudono le seggiovie e gli sciatori scendono a valle, con la funivia salgono i giovani per l’après-ski e le cene in rifugio. Da noi c’è spazio per tutti».
Insomma: “The snow must go on”. O per dirla come la band più verace de Il pagante, ospite fissa al Super G, «Ostriche e champagne, e ogni notte sarà sempre come il Capodanno di Nainggolan».
Musica alta e luci da disco
(polemica sull’Aprè Ski a Madonna di Campiglio)
di Marika Giovannini
(pubblicato su corrieredeltrentino.corriere.it il 3 gennaio 2025)
La questione, in queste ore, sta infiammando le discussioni sui social: sulle pagine dedicate a Madonna di Campiglio, ma non solo. E le prese di posizione sono nette: sull’apertura del Super G Après ski nella piana di Nambino in molti non hanno risparmiato critiche. Soffermandosi sul volume della musica. E sulle luci a led che illuminano la valle fino a tarda sera. «È questo il turismo che vogliamo?» è stata la domanda posta da molti. Con Italia Nostra che ha richiamato con forza il tema dell’impatto ambientale della struttura.
E mentre il Parco Adamello Brenta ha fatto sapere di non voler intervenire — visto che la zona è fuori dai propri confini — a lanciare un messaggio preciso sullo sviluppo delle zone montane e sulle scelte turistiche da compiere è la Società degli alpinisti tridentini. Che per voce del suo presidente Cristian Ferrari entra nel dibattito dell’Après ski di Nambino, allargando però lo sguardo anche agli esempi simili in altre parti del Trentino. «Quanto sta succedendo in val Nambino, ma anche in altre zone ad alta vocazione turistica — osserva Ferrari — ci pone, ancora una volta, una riflessione sul senso del limite. Ancor prima di interrogarci sui confini autorizzati, chiediamoci quale “ambiente Trentino” vogliamo offrire». E la risposta del sodalizio è decisa: «Se l’impatto sull’ecosistema uomo ed ambiente crea disagio prima che benessere, forse, ancor prima di ragionare su confini e paletti, dobbiamo interrogarci su quale “montagna turistica” vogliamo proporre».
A portare la vicenda il consiglio provinciale, intanto, è Campobase, con una interrogazione depositata in queste ore dalla consigliera Chiara Maule. Che parla di «grave inquinamento acustico» nella piana di Nambino, con «impatto diretto anche sulla fauna locale». E dell’«ennesima opera che sacrifica a quel “turismo intensivo” ogni casa che di buono hanno le nostre montagne: ambiente, quiete, salubrità: alla ricerca di un profitto ad ogni costo si trasformano le Dolomiti in un luna park per adulti, creando non luoghi, senz’anima e senza senso». E se l’Après ski «può essere un’opportunità di socializzare», avverte Maule, non deve però «compromettere l’ambiente circostante e disturbare residenti e turisti». Di qui la richiesta alla giunta provinciale di conoscere i dettagli dell’operazione (in particolare, «se la priorità è in possesso di tutte le autorizzazioni necessarie e chi le ha rilasciate»), invocando un intervento soprattutto sul fronte del rumore.
Intervento che, in queste ore, sta mettendo in atto il Comune di Pinzolo, chiamato in causa in più di un post social. «Ho chiesto ad Appa di effettuare delle verifiche relative ai livelli di volume all’altezza delle abitazioni della zona» spiega il sindaco Michele Cereghini, che nei giorni scorsi ha incontrato anche una delegazione di residenti e turisti che vivono nelle vicinanze dell’Après ski, per sentire le loro richieste. «Ho sollecitato inoltre — prosegue Cereghini — l’intervento di vigili e carabinieri: se qualcosa non va ci comporteremo di conseguenza. Abbiamo fatto più in fretta possibile». Ma, precisa il sindaco, «che lì sarebbe stato realizzato un Après ski si sapeva da anni. E noi abbiamo comunque seguito le normative».
Il commento
di Carlo Crovella
Se l’alternativa al becero overtourism sciatorio, quello che porta folle di “cannibali” su piste lisce e tirate come tavoli da biliardo, è una forma di consumismo esasperato come questa, cadremo dalla padella nella brace.
Usare gli impianti dopo l’orario sciistico per giovani che salgono in quota a ballare con musica a palla oppure per adulti che hanno prenotato la cena in baita, è perfino peggio dell’inquinamento da neve artificiale e degli impianti costruiti a tappeto.
La vera soluzione per il mondo dello sci è tornare a stazioni “leggere”: solo ski-lift (niente mega seggiovie multiposto), solo neve naturale (se non c’è, non si scia) e solo piste gobbute come le crea la natura.
In altre parole: stazioni solo per veri appassionati dello sci.
Forse sono diventato vecchio , ma mi fa un po’ di tristezza.
Cara vecchia vignetta di Altan;
Patron dietro la classica scrivania in mogano”haaa i giovani! Se non ci fossero bisognerebbe inventarli!…”
Tutto in linea con l’attuale sistema-turismo da ignoranti. Infatti il Signor Babbuini (omen nomen, l’ho modificato a proposito) è il solito imprenditore milanese alla “coca & mignotte” che si arroga pure il vanto di fare qualcosa per i giovani. Ma ce li avrà dei figli, questo cazzone che specula sull’altrui stato di demenza? Sarebbe contento se i suoi figli andassero a questi apres ski demenziali, come consuetudine?
La scritta Apres ski generation, comunque la dice lunga sullo stato dell’arte di una situazione di consumismo e ignoranza che oggi ha raggiunto il suo massimo livello. E vedrete che presto lo supererà.
In una parola: ORRORE. Se si lascia fare a questa gente, il fascino della montagna (che è legato alla sua naturalità) svanirà per sempre. Volete fare aperitivi e ballare? È un’ ottima idea, ci sono tanti altri posti, però. Andate lì, il mondo è grande.
Concordo alla grande con il sig. Bagnasco. E non perché sono tutt’altro che giovane, ma perché mi sembra da vero rincoglionimento della società attuale che non ha limiti di spudoratezza, che in virtù del business non conosce rispetto di un ambiente, etica, il livello minimo di coscienza delle conseguenze, ecc. E, da anziano, mi sbaglierò ma non credo si tratti di “richiesta” di giovani digitali che non conoscono il passato e non immaginano il futuro conseguente a certe azioni deformanti, ma dell’opera di adulti capaci di ideare le peggiori puttanate per rimpinguare le proprie tasche distruggendo tutto il distruggibile, che si tratti di ambiente, natura, storia, come se non ci fosse un domani. Disgustoso.