di Gianmarco Pondrano Altavilla
(pubblicato su ilfattoquotidiano.it il 14 aprile 2022)
Dopo l’acqua, la sabbia è la risorsa naturale più sfruttata del pianeta. La sua estrazione da mari, fiumi, spiagge e cave ha un impatto notevole sull’ambiente e sulle comunità circostanti. Un nuovo studio condotto da ricercatori dell’Università di Ginevra (UNIGE) e del Sustainable Minerals Institute (SMI) dell’Università del Queensland, Australia, promette di offrire una soluzione alternativa – sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale – per la produzione della sabbia, in grado di risolvere allo stesso tempo un altro notevole problema dell’attuale modello di sviluppo: lo smaltimento dei rifiuti derivanti dalla lavorazione dei minerali, uno dei flussi di rifiuti più consistente al mondo. Cemento, asfalto, vetro, chip elettronici: sono solo alcune applicazioni della sabbia.
Composto da piccole particelle minerali, questo materiale granulare proviene da ambienti sensibili come mari, spiagge, laghi e fiumi o da antichi depositi fluviali e cave di roccia. Si stima che ogni anno vengano utilizzate 50 miliardi di tonnellate di sabbia. Negli ultimi due decenni la domanda è triplicata principalmente a causa dell’urbanizzazione e della crescita della popolazione. L’estrazione di un tale volume di sabbia ha conseguenze ambientali e sociali considerevoli. Ad esempio, sta portando all’erosione delle sponde dei fiumi, che aumenta notevolmente il rischio di inondazioni. In alcuni paesi, l’estrazione della sabbia ha inoltre causato la perdita di mezzi di sussistenza di alcune comunità. I ricercatori dell’Università di Ginevra (UNIGE) e del Sustainable Minerals Institute dell’Università del Queensland (UQ), in Australia, ritengono che parte del materiale di scarto dell’estrazione minerale possa essere utilizzato come fonte maggiormente eco-compatibile di sabbia.
La “nuova sabbia”, presentata in un recente rapporto pubblicato dalle due università, è stata denominata ”ore-sand” (sabbia minerale). Uno degli studiosi coinvolti, Pascal Peduzzi ha affermato che “la sabbia minerale ha il maggior potenziale in termini di volume, rispetto ad altre ipotesi, per ridurre la quantità di sabbia prelevata nell’ambiente naturale. Utilizzando quello che finora è stato considerato come materiale d’avanzo, si potrebbe dare un importante impulso verso un’economia più circolare”. Oltre ad evitare le conseguenze dannose degli attuali tipi di estrazione della sabbia, la produzione di sabbia minerale aiuterebbe a ridurre la produzione di rifiuti minerari e quindi contribuirebbe anche indirettamente alla preservazione dell’ambiente. I rifiuti minerali provenienti dall’estrazione di minerali rappresentano attualmente uno dei più grandi flussi di rifiuti del pianeta, stimato tra i 30 e i 60 miliardi di tonnellate all’anno. Questi residui provengono dalle operazioni di frantumazione necessarie per estrarre alcuni metalli dalla roccia. Il professor Daniel Franks, leader del programma Development Minerals dello SMI, ha dichiarato: “Selezionare e riutilizzare questi materiali simili alla sabbia prima che vengano aggiunti al flusso di rifiuti non solo ridurrebbe significativamente il volume dei rifiuti generati, ma potrebbe anche creare una fonte ecosostenibile di sabbia”.
Lo studio delle due Università ha valutato e studiato in modo indipendente la sabbia prodotta dall’estrazione del minerale di ferro. Dopo un’analisi delle proprietà chimiche e alcune operazioni di raffinazione, i ricercatori sono stati in grado di dimostrare che una parte del flusso di materiale che altrimenti finirebbe in residui minerari potrebbe essere utilizzata come sostituto della sabbia da costruzione e da applicazioni industriali. “Mappando i siti minerari in tutto il mondo – ha aggiunto Franks – e modellando il consumo globale di sabbia, abbiamo scoperto che quasi un terzo dei siti minerari può trovare almeno una certa domanda di sabbia minerale entro un raggio di 50 chilometri. Ciò potrebbe contribuire a una riduzione di almeno il 10 per cento del volume di produzione di rifiuti in ciascun sito. Allo stesso tempo, quasi la metà del mercato globale della sabbia (in volume) potrebbe trovare una fonte locale di sabbia minerale. Ad esempio, la sabbia minerale potrebbe potenzialmente sostituire un miliardo di tonnellate di sabbia richieste in Cina”. Inoltre lo studio mostra che la sostituzione della sabbia di origine naturale con sabbia minerale potrebbe potenzialmente portare a riduzioni nette delle emissioni di carbonio durante la produzione di sabbia. Senza contare i vantaggi che ne deriverebbero in termini economici per le società minerarie, “La coproduzione di sabbia minerale sarebbe un vantaggio significativo per le società minerarie: riduce i rifiuti che ostacolano le attività minerarie , mentre allo stesso tempo può generare ricavi aggiuntivi”, spiega Pascal Peduzzi. In particolare – aggiungono gli studiosi – i paesi in via di sviluppo potrebbero beneficiare della nuova soluzione disponendo di molte operazioni minerarie che possono generare sabbia minerale come sottoprodotto.
Il classico esempio di come prendere due piccioni con una fava. Ma perché nessuno ci ha mai pensato prima?