Un team di 45 ricercatori ha completato il nuovo censimento della flora. Tra i 1.782 vegetali arrivati dall’estero 250 sono considerati invasivi e quindi potenzialmente pericolosi.
Italia, un paradiso per 10 mila specie di piante
(ma è allarme per quelle aliene)
di Stefano Mancini
(pubblicato su lastampa.it il 9 aprile 2024)
Quanto possa essere complesso fare un censimento delle piante in un boschetto è facile da immaginare, figurarsi in un territorio come l’Italia che si estende per oltre 300 mila chilometri quadrati. Ci ha provato (e c’è riuscito) un gruppo di 45 ricercatori italiani e stranieri che è arrivato a contare 10 mila specie e sottospecie diverse. Di queste, 8.241 autoctone e 1.782 aliene, giunte a noi in chissà quale seme, in molti casi scelte per le loro qualità estetiche, ma a volte dannose per l’ecosistema. Di queste, 250 sono invasive su scala nazionale, mentre 20 sono incluse nella lista nera dell’Unione Europea, i Messina Denaro della flora, di cui si raccomanda l’estirpazione. Molti alberi di importazione, tuttavia, vengono accettati. Nelle nostre città nessuno pensa realmente di sopprimere le specie arboree esotiche per il fatto che siano state introdotte: non avrebbe alcun senso, per esempio, eliminare il Ficus macrophylla di Piazza Marina a Palermo, chiamato anche «Albero dei 150 anni dell’Unità d’Italia», piantato nel periodo in cui fu proclamato il Regno e, secondo l’Accademia dei Georgofili, l’albero più grande d’Europa.

Lo stesso pino domestico è stato impiegato negli ultimi secoli per abbellire la città e il litorale romani, e nonostante sia diventato per certi versi un simbolo della città, soprattutto nei contesti archeologici così come su certe vie consolari, non è una specie autoctona per Roma.
Il nuovo censimento delle piante presenti in Italia è stato coordinato da Lorenzo Peruzzi dell’Università di Pisa, Gabriele Galasso del Museo Civico di Storia Naturale di Milano, Fabrizio Bartolucci e Fabio Conti dell’Università di Camerino. Tra gli autori della ricerca anche Francesco Roma-Marzio, curatore dell’Erbario dell’Orto e Museo Botanico dell’ateneo pisano. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Plant Biosystems.
Il lavoro si arricchisce rispetto alla precedente rilevazione portata a termine sei anni fa: 46 in più sono le specie autoctone e 185 quelle aliene registrate rispetto al 2018. Del totale degli esemplari, 1.702 sono endemici, cioè esclusivi del territorio italiano, mentre 28 sono probabilmente estinti. Oggi registriamo un aumento dei numeri totali. «Ciò è dovuto ad altri studi e all’esplorazione di nuovi territori, ma anche, per quanto riguarda le aliene, all’ingresso di numerose nuove specie, da monitorare attentamente e se possibile eradicare – spiega Peruzzi, professore di Botanica sistematica dell’Università di Pisa e direttore dell’Orto e Museo Botanico -. C’è ancora molto da fare. Certamente, però, il quadro delle conoscenze che abbiamo oggi è sempre più completo e potrà permettere azioni di tutela mirate e consapevoli».
Il commento
di Carlo Crovella
“Moglie e buoi dei paesi tuoi” recita un vecchio proverbio popolare. Secondo il politically correct oggi dominante, tale visione è riprovevole, specie se applicata alla realtà umana. Ma in Natura si vede benissimo che preservare l’originaria biodiversità degli ecosistemi è un valore. Infatti le nuove specie, definite “aliene” dagli addetti ai lavori, se arrivano in ecosistemi in cui non erano presenti, si diffondono rapidamente perché non trovano quei tradizionali meccanismo di controllo e selezione che la Natura prevede. I danni di queste invasioni possono essere profondi e spesso irreversibili. Il fenomeno è molto più evidente, specie agli occhi dei profani, nel regno animale: quando arriva nell’ecosistema un nuovo predatore, che non incontra i meccanismi selettivi automatici perché quell’ecosistema prima non lo aveva mai annoverato, fa piazza pulita delle specie endemiche. Ma i danni si registrano anche nel comparto della flora e forse sono ancora più gravi, specie per le ripercussioni su noi umani. Dobbiamo tutelare al massimo il nostro patrimonio naturale, pena l’accelerazione del degrado ambientale in cui noi stessi viviamo.
Giusto: meglio salvare la flora italiana. Del resto la biodiversità è in buona parte una favola. Sul pianeta Terra occupa una fascia di 30 km più o meno sugli oltre 6000 km del raggio terrestre. Nel sistema solare la biodiversità riguarda solo la Terra, essendo palle di fuoco i pianeti più vicini al sole e palle di ghiaccio quelli più lontani. Nella galassia poi e nell’universo prevale la biouniformità.