Il rigurgito di screzi fra gli Stati Uniti di Trump e l’Iran ha riportato l’attenzione dell’opinione pubblica occidentale sull’ex Impero persiano. Già, che aria tira da quelle parti? Un po’ ce ne eravamo dimenticati, sotto il tiro incrociato delle notizie che giungono da ogni parte del pianeta.
Sono quindi andato a recuperare un ritaglio di giornale di metà 2019: l’avevo tenuto da parte, in attesa di quei cinque minuti liberi per leggerlo, cinque minuti che però non ho trovato mai. La peculiarità di tale articolo è che coniuga due risvolti non così noti (a noi occidentali, almeno) della realtà iraniana: lo stato dell’arte dell’alpinismo/arrampicata interna e la situazione femminile.
Per anni abbiamo creduto che la parte sciita (di cui l’Iran costituisce il principale pilastro) fosse meno rigida rispetto al mondo sunnita (Arabia Saudita e alleati). Chi ha avuto occasione di transitare per Teheran, anche dopo la rivoluzione khomeinista del ’79, ha visto facilmente per strada ragazze anche in minigonna, con l’obbligo del velo “ridotto” a un vezzoso foulard appoggiato sui capelli come fanno le dive hollywoodiane.
Chi conosceva meglio quell’enorme paese mi specificava già allora che, al di fuori della capitale, la realtà era molto differente. In effetti, anche di recente mi è capitato di vedere in televisione delle atlete iraniane “obbligate” a gareggiare con un velo molto rigoroso, un vero handicap rispetto alle loro concorrenti dirette. Mi riferisco a competizioni internazionali dei più diversi sport, dall’atletica alla canoa.
A maggior ragione non mi ero mai posto il problema della difficile convivenza fra velo e arrampicata, semplicemente perché non pensavo che le ragazze iraniane avessero la possibilità di arrampicare.
La sottoriportata intervista di Chiara Todesco mi smentisce e dimostra invece che, anche nel mondo mussulmano, vi sono ragazze che arrampicano su livelli top (Carlo Crovella).
La grinta di Nasim Eshqi
di Chiara Todesco
(pubblicato su La Stampa del 7 luglio 2019)
«Non sono una rivoluzionaria, non mi occupo di politica, rispetto le tradizioni del mio Paese e della mia gente»: si presenta così Nasim Eshqi, l’unica climber professionista iraniana. È stata ospite il mese scorso a una serata organizzata dalla catena Sport Specialist. Ha raccontato il mondo della montagna in Iran e di come è cambiata la sua vita da quando ha iniziato ad arrampicare. Nasim nasce a Teheran nel 1982, è una bambina iperattiva, un po’ maschiaccio, e sceglie come sport la kickboxing.
È forte, a 15 anni è già campionessa nazionale. Non ha rivali, diventa anche istruttrice, ma lei vuole qualcosa in più: «Avevo bisogno di nuovi stimoli, di confrontarmi e migliorarmi», dice. Così nel 2005 dopo dieci anni sul ring lascia i guantoni in palestra e scopre la montagna.
Il fuoco non si esaurisce
«La kickboxing è una sfida contro l’altro – spiega – invece l’arrampicata lo è con me stessa, contro i miei limiti: molto più interessante. La passione e il fuoco che ti senti dentro non si esauriscono mai». Una passione talmente forte che le fa superare i pregiudizi e la porta a diventare una pioniera dell’arrampicata nel suo Paese. Tenace, rispettosa delle regole, ma nello stesso tempo uno spirito libero: «Sono una sportiva e voglio avere le stesse opportunità che hanno tutti, soprattutto quando si parla di imprese in parete». Per spiegare meglio il concetto usa il suo mantra: «Non importa se sei iraniano, italiano o tedesco, la forza di gravità ci tira verso il basso tutti allo stesso modo».
Lei però va sempre in salita: Nasim è continuamente alla ricerca di una nuova falesia da toccare, di una nuova roccia da chiodare, di nuovi posti da esplorare. E in Iran ce ne sono tanti: dal Bisotoon, 1200 metri di parete con diversi torrioni di calcare molto compatto, all’Alamkooh Wall 4848 m, di puro granito. È qui che Nasim si trova a suo agio: non nelle palestre indoor ma sulla roccia vera, all’aperto, in mezzo alla natura.
Eppure anche in montagna non rinuncia mai alla sua femminilità: «Ci tengo ad avere unghie e mani impeccabili persino quando sono in parete».
Lei è così, spontanea e naturale: nessuna dieta particolare, «quello che vedo e mi piace lo mangio». Nessun allenamento preciso, «solo tanto tempo all’aria aperta».
Le cime di casa mia
Forte mentalmente e anche atleticamente: in pochi anni ha collezionato oltre 70 nuove vie, in particolare nella provincia di Kermanshah, aperte con l’uso di spit e con tecnica trad (tradizionale, quella che preferisce), tra cui Mr. Nobody (di grado 8b+), Pink Panter (8b) e Iran-Swiss (8a+). Poi appena può e ottiene il visto, va alla scoperta di altre cime, per legarsi in cordata con climber di tradizioni e cultura diversi dalla sua. Ovunque si trovi però ci tiene sempre a far conoscere le bellezze del suo Paese, «una terra che, non tutti lo sanno, conta tante cime sopra i 4000-5000 metri».
I corsi per i bambini
La sua vera missione però è trasmettere la passione per l’arrampicata e l’amore per la natura alle giovani generazioni. Per questo organizza corsi per i bambini (li porta in parete piccolissimi, tra i 3 e i 6 anni «perché è l’età in cui hanno più confidenza con la roccia») e si adopera per raccogliere donazioni benefiche: «Anche grazie a me in Iran l’arrampicata sta prendendo piede, ma molte famiglie hanno ancora difficoltà a reperire materiale come imbraghi e scarpette».
Arrampicate in Iran, con Nasim Eshqi
di Sara Sottocornola
(pubblicato su Uomini e Sport n. 31)
Una serata fuori dal comune, che non solo ha raccontato di montagna ma che ha messo a confronto culture diverse, scoprendole più simili di quanto si possa pensare. L’incontro di giovedì 13 giugno 2019 con la climber iraniana Nasim Eshqi, per il ciclo A tu per tu con i grandi dello Sport di DF Sport Specialist, ha emozionato il folto pubblico accorso al punto vendita di Bevera di Sirtori.
Volitiva, piena di energia, sorridente, ma rispettosa delle regole. Nasim Eshqi, l’unica climber professionista iraniana, vuole essere considerata semplicemente una donna libera e capace di realizzare i propri progetti.
«[…] Per me è motivo di orgoglio aver alzato l’asticella delle difficoltà nell’arrampicata del mio Paese, e vedere che ciò che ho fatto attira sia uomini che donne sulle mie orme».
La serata, presentata e tradotta da Luca Calvi, è stata introdotta da Matteo Della Bordella, che ha parlato di Nasim dicendo «ciò che mi colpisce di lei è la voglia di scoprire e di esplorare. Chiodare vie nuove è raro nelle nuove generazioni, che hanno un approccio più sportivo».
Lo scambio di complimenti tra Sergio Longoni e Nasim Eshqi ha preceduto i numerosi interventi delle persone che hanno manifestato all’alpinista iraniana la loro ammirazione e le hanno richiesto di approfondire alcuni temi della sua conferenza.
Nasim ha fatto scoprire al pubblico di Bevera i luoghi dell’arrampicata in Iran, la cultura, le tradizioni, il territorio e il turismo. «La passione per la scalata è nata qui, poi mi ha portato in altri Paesi per potermi migliorare. Ho iniziato scalando nei paesi vicini come Turchia, Oman, Emirati Arabi. Poi, grazie ad un invito di Stefan Glowacz, ho ottenuto un visto per la Germania: era di un mese, e io ho scalato 27 giorni su 30 spostandomi di notte per non perdere tempo prezioso». Poi, Nasim ha scalato in Francia, Repubblica Ceca, Spagna, Svizzera, Austria, Italia. È stata anche in Himalaya, dove per ora ha fatto solo boulder e piccole scalate, ma non nasconde il sogno di fare qualcosa di più lungo e impegnativo.
«Per me è molto importante aver iniziato con l’arrampicata in montagna, e solo dopo quella sportiva in palestra. Si crea un contatto naturale con la roccia, che ha la sua massima espressione nei bambini. Insegnare a loro è la cosa che preferisco: devono iniziare sulla roccia vera: se provano, vorranno continuare per sempre. Toccare la roccia in tenera età è la cosa più naturale».
«È importante trovare persone disponibili a starti vicino nella realizzazione dei tuoi progetti e ad accompagnarti per la tua strada – ha detto Nasim – So che è quella giusta, perché ho visto che altri uomini e altre donne, prima e dopo di me, l’hanno percorsa».
Le immagini, veramente accattivanti, hanno colpito il pubblico, intervenuto anche con un fondo di giustificata curiosità per conoscere questa donna.
«Una serata diversa, con un una persona che meritava di essere conosciuta. Nasim ha dimostrato cosa possono fare le donne con la forza di volontà, anche nel rispetto delle regole, e che la sua cultura in molti tratti non è così diversa dalla nostra», ha detto Sergio Longoni consegnandole la piccozza ricordo di DF Sport Specialist.