Viaggio artistico tra le creature brutte, insignificanti, microscopiche o pericolose nell’immaginario di Homo sapiens; indispensabili per gli equilibri naturali e la sua stessa sopravvivenza.
La mostra “Vite Preziose”
di Federica Caprioglio*
(pubblicato su camoscibianchi.wordpress.com il 22 agosto 2022)
Sono perdutamente innamorata della vita su Gaia. Non a caso, dopo la mia fanciullezza a contatto con i monti e la campagna, ho indirizzato i miei studi verso le Scienze Naturali; la spinta interiore era volta a conoscere e incontrare il “selvatico”, intendendo qualunque organismo mi fosse allora sconosciuto. Se la mia “biofilia” era già forte da ragazzina, approcciandomi alla visione scientifica del mondo naturale, essa crebbe d’intensità, appassionandomi ancor di più alla vita sulla Terra. Mi fu chiaro che la conoscenza dei sistemi viventi poteva allargare i miei orizzonti mentali.
Più comprendevo e più ero consapevole della profonda mancanza di cultura ecologica del nostro Paese il che comporta inevitabilmente il disinteresse, il disgusto o peggio ancora la sopraffazione nei confronti degli altri esseri viventi ritenuti poco importanti.
Mi sono chiesta pertanto che cosa potessi fare nel concreto per destare l’attenzione sulla natura e, con il tempo e l’esperienza, ho appurato che ero in grado di far emozionare gli altri su concetti a me cari. Ecco dunque trovata la via: dovevo usare la mia capacità empatica! Cosa fare di meglio se non indirizzare le energie nel creare una mostra artistica, a carattere scientifico, che desse voce alle creature del bosco poco apprezzate, invisibili o addirittura ritenute dannose?
“Vite Preziose” è il frutto di questa intenzione, sentita da sempre, e il vero motore nel realizzarla è stato la scoperta della malattia.
Nel giugno 2021, una settimana dopo l’agognato acquisto della mia casetta immersa nel bosco, speranzosa di riprendere la mia quotidianità interrotta tragicamente dalla morte di mio padre per il COVID 19, ecco comparire la diagnosi di carcinoma mammario infiltrante.
Una sberla in pieno volto, un pugno allo stomaco, qualcosa che è difficile da spiegare a se stessi, figuriamoci agli altri… si tratta di vertigine pura che fa vacillare e l’unico richiamo vitale che si sente ancora lucidamente è quello della fuga. D’altronde siamo animali, no?
Nei mesi successivi, ho messo lentamente a fuoco il percorso clinico che mi attendeva e dopo l’intervento di mastectomia e asportazione dei linfonodi della zona ascellare, mi è stata prospettata la cura che nessuno vorrebbe mai sentir pronunciare: chemioterapia.
Per non soccombere all’idea di un corpo che non sentivo più essere il mio e prima di affrontare le conseguenze individuali dei farmaci antitumorali, poiché le reazioni sono assolutamente soggettive e le si scoprono mano a mano, ho dovuto aggrapparmi con forza a qualcosa che mi facesse sentire viva. La parola morte non è poi così lontana quando si parla di cancro, anche quando la prognosi è stata buona come nel mio caso.
Ecco che il progetto di una mostra artistica-naturalistica che esaltasse la bellezza della “vita” all’interno del bosco, è stato la mia ancora di salvezza! Volevo raccontare del soffio vitale per restare centrata su me stessa senza sbandare.
La scelta d’inquadrare i concetti da esprimere con l’ausilio della macchina fotografica e dei pennelli deriva dalla consapevolezza che l’immagine parli al cuore molto più delle parole, raggiungendo chiunque.
La mia proposta di creare una collettiva ha subito trovato ampio riscontro nel gruppo di amici che condividono lo stesso obiettivo di volgere l’attenzione pubblica sull’ecocentrismo per allontanarla dalla visione antropocentrica di cui siamo gravemente affetti. Nel giro di pochi mesi, ognuno di loro ha regalato un po’ del proprio tempo raccontando di curiosità e bellezze naturalistiche attraverso scatti fotografici, disegni, acquerelli, pirografia, pittura su lose e legno, didascalie descrittive, poesie e pillole di storia naturale; il tutto condito da sincero entusiasmo e voglia di esprimere colori dai toni accesi in un’epoca tanto grigia.
L’amico Franco Correggia, naturalista, esperto in biodiversità e dinamica degli ecosistemi e il mio compagno biologo Marco Demaria hanno dato un supporto fondamentale nell’organizzazione e nei contenuti del progetto.
Si è giunti a dare una visione delicata, rigorosa ma anche poetica del ruolo essenziale di ogni animale, vegetale, fungo, protista, batterio e virus nell’ambiente in cui vive. Esso “pulsa” in fluido equilibrio con tutti gli altri esseri in una rete complessa di interazioni ecologiche. Queste sono alla base, non solo della buona salute di un bosco, ma anche della sua resilienza, ossia la sua capacità di resistere e reagire a cambiamenti improvvisi e sfavorevoli. Risulta chiaro che, dalla salute di un ecosistema, derivino benefici di cui tutti godiamo in termini di risorse come acqua e aria pulite e suolo fertile. Siamo intrinsecamente legati e dipendenti da questa diversità biologica per la nostra sussistenza e le crisi ambientali odierne ci mostrano quanto velocemente si debba invertire la rotta.
Il mio sogno di divulgare questo concetto si è così concretizzato e mi dona sollievo ogniqualvolta intercetto notizie, riguardanti l’ennesimo disastro ambientale, che pongono l’accento solo sulla minaccia per i mancati profitti o per i rischi della nostra sopravvivenza senza guardare più in là del nostro naso… “Rispetto” è il concetto chiave per iniziare a fare sul serio e “Vite Preziose” parte da un principio molto semplice: dare un nome a ogni vivente, così come vuole la tassonomia.
Ogni creatura sarà “vestita” con il proprio epiteto comune e scientifico per apparire con la giusta importanza e dignità che merita. Conoscere il nome di qualcuno o qualcosa, ci aiuta a empatizzare meglio con esso, sentendolo più vicino e importante. Inoltre, la conoscenza delle caratteristiche biologiche ed ecologiche di una specie, ci mette al riparo da fraintendimenti, racconti o storie inventate che gettano cattiva luce su di essa, oscurando la realtà. Impariamo ad apprezzare gli abitanti di Gaia, avendone riguardo, e forse avremo compiuto un primo riavvicinamento con la Natura.
Lo scopo del gruppo di lavoro è stimolare e incuriosire lo spettatore su esseri diversi da noi, non per ultimo, offrire un’occasione didattica per gite scolastiche.
Stavo ancora scrivendo queste note, quando ho appreso della scomparsa di Piero Angela con immensa tristezza. Quest’uomo ha “svegliato” molti di noi dal letargo culturale dei nostri tempi, facendoci capire con ferma e delicata chiarezza quanto fosse necessario guardare il mondo naturale con occhi più “illuminati” attraverso lo sguardo scientifico per non cadere nella trappola del “sentito dire”. Se oggi sono naturalista, stregata dallo splendore di Gaia, lo devo anche a te Piero per avermi ammaliata con il tuo discorrere chiaro ed empatico dell’esistenza di ogni piccolo organismo, e a te oggi dedicherò la mostra artistica per sentirti ancora vicino con la tua presenza.
Un “grazie infinite” è ben poca cosa rispetto al dono prezioso della conoscenza che hai condiviso con tutti noi.
Un sincero ringraziamento a tutte le persone che hanno reso possibile il progetto: Andrea BERETTA, Federica CAPRIOGLIO, Rita CONTI, Franco CORREGGIA, Rosanna DE FALCO, Marco DEMARIA, Irene DRAGO, Liliana DURANDO, Roberto FARACI, Alessandra FENOGLIO, Ezio FERRERO, Elena FONTI, Enrica GONELLA, Claudia MANINI, Massimo MARTELLI, Fabrizio PENSATI, Elena POMA, Claudia RASETTI, Valentina REGANO, Claudia ROSSATO e Maria Cristina SIDONI.
Informazioni pratiche
La mostra sarà inaugurata domenica 4 settembre 2022 alle ore 15 presso gli spazi espositivi della Canonica di Santa Maria di Vezzolano nel comune di Albugnano (AT) e sarà visitabile nei giorni di sabato e domenica con orario 10-18 per terminare nella serata di sabato 24 settembre.
Iniziativa a sostengo della salvaguardia dell’alneto paludoso di Lago Freddo e dei querceti di Santonco. Per saperne di più, vi invitiamo a leggere questo articolo in pdf: cliccare qui (di Franco Correggia, Presidente Associazione Terra, Boschi, Gente e Memorie).
Altre informazioni, immagini e documenti sull’Oasi del Lago Freddo si possono rintracciare sul sito di Pro Natura.
*Federica Caprioglio, nata nel 1973 a Torino, è laureata in Scienze Naturali e lavora come insegnante di belle arti per le scuole primarie. Artista e illustratrice naturalistica espone i suoi lavori dal 2014 presso la Galleria artistica La Telaccia di Monia Malinpensa (TO) e conduce corsi di disegno e acquerello per bambini e adulti.
Nel 2017 è l’ideatrice, insieme al compagno biologo Marco Demaria, della mostra artistica “Brucio Anch’io dal dolore al pensiero che la mia sia l’unica specie che dà fuoco alle altre” che denuncia la gravità degli incendi boschivi scatenati da cause non naturali. L’iniziativa, che vede la partecipazione di molti artisti, è stata patrocinata dalla Regione Piemonte e dal Corpo AIB (Corpo Volontari Antincendi Boschivi del Piemonte) ed è stata itinerante sul territorio piemontese per tre anni durante i quali, oltre ai visitatori, sono state accompagnate decine di scolaresche allo scopo di sensibilizzare su questa tematica.
Nella primavera-estate di quest’anno, getta le basi per la nascita di un nuovo progetto artistico dal nome “Vite Preziose” insieme a Marco e all’amico Franco Correggia, naturalista esperto di biodiversità e dinamica degli ecosistemi, coinvolgendo ancora una volta un gruppo di artisti, amanti della natura, per richiamare l’attenzione sulla bellezza di Gaia.
Monologo della mosca (Musca domestica – LINNAEUS, 1758)
di Federica Caprioglio
“Beh che io sia strana per te lo so bene…
Troppo spesso colgo il fastidio nei tuo occhi non appena mi avvicino, anche solo per sbaglio, e certo non per nuocerti, ma la sensazione di repulsione è la prima che riesco a scatenare in te. E dire che sono minuscola al tuo confronto e quindi non capisco perché, appena puoi, cerchi di scacciarmi o farmi a pezzi!
Eppure, ai miei occhi, anche tu risulti curioso e, per quanto piuttosto pericoloso, non mi fai ribrezzo, anzi ti trovo carino!
Seppur lontani nell’albero evolutivo, entrambi abbiamo sviluppato un corpo suddiviso in capo, torace e addome e siamo dotati di zampe articolate. Mi chiedo però come tu possa muoverti usando solo due paia di arti, posti così lontani tra loro mentre le mie sei zampe, attaccate al torace, mi consentono di scalare qualsiasi superficie grazie anche alle unghie uncinate e ai pulvilli (cuscinetti adesivi, NdR) posti alle estremità, mentre il tuo piede scivola facilmente… insomma non si attacca da nessuna parte!
La tua testa, priva di antenne, è quasi sempre coperta da numerosi peli, con occhi e bocca piccoli in rapporto al capo mentre sul mio, tutti gli organi sensoriali sono molto sviluppati: grandi occhi composti, appendici e palpi setolosi che ti fanno impressione.
Permettimi una domanda: come mai molti umani detestano i peli sul proprio corpo tanto da volerli eliminare continuamente? Io non potrei farne a meno perché sono recettori tattili. A voi non servono a nulla?
E poi la cosa più strana è il tuo torace privo di ali membranose; come si fa ad andare lontano senza volare? Beh in effetti è da secoli che ci provi e ti sei schiantato al suolo un’infinità di volte mentre il volo è la mia vita libera e veloce… e questo, non c’è ombra di dubbio, ti dà proprio fastidio; per non parlare del ronzio irritante che emettono le mie ali. Pensaci bene, anche le tue articolazioni spesso scricchiolano, ma io non ci faccio caso. Tanto per stuzzicarti un po’, hai presente i droni che sono capaci di volo stazionario e all’indietro, di virate improvvise e capovolgimenti? Ebbene ti svelo il mio segreto: il secondo paio di ali, che tu chiami “bilancieri”, mi permette tutte queste acrobazie, grazie alle quali riesco quasi sempre a evitare di essere spiaccicata da te!
Forse la sola caratteristica che apprezzi in me sono le ali iridescenti che mi fanno brillare al sole mentre la tua pelle è abbastanza scialba: dal rosato al marrone scuro… sarà per questo che non sei mai contento di come sei?
Ah, dimenticavo, abbiamo un’altra cosa in comune; siamo entrambi in grado di leccare e succhiare cibo e, scusa se te lo dico, io lo faccio meglio di te e ti trovo anche gustoso quando sudi! Non a caso, amo posarmi sul tuo corpo e lambire i sali che espelli… tu invece, alle prese con ghiaccioli e gelati, spesso ti sbrodoli!
Forse non sai che me la cavo bene anche come impollinatrice e alcune mie “cugine” sono essenziali nella riproduzione della pianta del cacao che ami tanto!
C’è tuttavia un argomento che ai tuoi occhi non dà proprio appello: mi trovi disgustosa perché mi poso sulla “cacca”.
Lo sai il perché? A differenza tua, che ne sei ossessionato, sia che tu ne faccia troppa o troppo poca, io la cacca la uso per un nobile scopo ossia allevare la prole, come i miei amici stercorari e, così facendo, contribuisco a riciclare le sostanze mentre tu non sai neanche fare bene la “raccolta differenziata”!
Tirando le somme, caro il mio Homo sapiens, sei ancora convinto che tu possa fare facilmente a meno di me e di tante altre “Baboie”* che popolano ogni angolo del pianeta e che svolgono un’infinità di servizi vitali anche per te ?”
*Le “Baboie” sono insetti e qualsiasi piccolo animale che non sappiamo come si chiama. Quando incontriamo una Baboia può darsi che morda, non lo sappiamo, perché non la conosciamo; ma l’unica cosa da fare è schiacciarla, così siamo certi che non morde più… (tratto da Le Baboie, Valchisone terra bella 20 ottobre 2016).