La situazione del lupo in Italia

Secondo il monitoraggio su scala nazionale 2020/2021, in Italia i lupi sarebbero oltre 3300, di cui 946 nelle regioni alpine, distribuiti su una superficie pari al 37% del territorio. Giulia Bombieri: “Gran parte di loro occupa territori al confine con le regioni e province limitrofe

La situazione del lupo in Italia
a cura della Redazione de ildolomiti.it
(pubblicato il 23 maggio 2022, poi aggiornato)

Sarebbero 946 i lupi nelle regioni alpine italiane, distribuiti su una superficie pari al 37% del territorio. In Trentino si stima la presenza di 26 nuclei familiari (o unità riproduttive), di cui 18 branchi e 8 coppie: nel monitoraggio sono stati coinvolti circa 80 operatori per un totale di 4.000 chilometri percorsi sui transetti. 

Sono questi alcuni dei risultati della stima del numero di lupi presenti sul territorio italiano, ora online, ottenuta nell’ambito del monitoraggio su scala nazionale 2020/2021, il primo condotto in Italia. Nel monitoraggio sarebbero stati coinvolti circa 80 operatori per un totale di 4.000 chilometri percorsi sui transetti.

Foto: Gabriele Cristiani – Life WolfAlpsEU

I dati raccolti – sottolinea Giulia Bombieri, ricercatrice del Muse e del progetto Life Wolfalps Eu – hanno permesso di individuare l’area occupata dalla specie e di stimare il numero di unità riproduttive (coppie e branchi) che si muovono sul territorio, anche se è importante ricordare che gran parte di essi occupa territori al confine con le regioni/province limitrofe. La conoscenza approfondita dello status della popolazione deve essere alla base di qualsiasi ipotesi di gestione della specie – per questo un monitoraggio robusto e sistematico è fondamentale“.

L’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) a oggi stima che gli esemplari siano oltre 3.300 (Qui l’articolo). Da ricordare che all’inizio degli anni ‘70, in Italia, il lupo era sull’orlo dell’estinzione. In pochi anni però fu possibile invertire la tendenza e grazie alla rinaturalizzzazione di molte aree, ai cambiamenti socio-economici e alle leggi di protezione della specie, la popolazione di lupi tornò a crescere.

I risultati del primo monitoraggio nazionale del lupo sono stati presentati mercoledì 25 maggio alle 20.45 al Muse, in occasione della rassegna Incontri al Museo per parlare di fauna. La serata, che prevedeva anche un focus specifico sul monitoraggio della specie in Trentino, ha visto la partecipazione di Francesca Marucco del Dipartimento di Scienze della Vita e di Biologia dei Sistemi dell’Università di Torino e responsabile scientifica del progetto Life WolfAlps Eu, Giulia Bombieri, ricercatrice del Muse e parte del team del progetto, e Paola Aragno, collaboratrice tecnica di Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale).

Le relatrici hanno raccontato l’esito dell’importante raccolta dati condotta tra il 2020 e il 2021 con l’ambizioso obiettivo di stimare la popolazione di lupi nel territorio italiano. L’appuntamento è stato anche trasmesso in diretta Facebook sulla pagina del Muse. A introdurre la serata Paolo Pedrini, coordinatore dell’Ambito Biologia della Conservazione del Muse.

La situazione sull’arco alpino 
La cifra più interessante emersa dal report (consultabile qui) è quella dei lupi presenti sull’arco alpino, 946. Di questi, 680 individui fanno parte della parte centro-occidentale della popolazione e 266 appartengono alla sezione centro-orientale della popolazione. L’estensione dell’area in cui i lupi sono presenti è pari a 41.600 chilometri quadrati, che equivalgono al 37% della superficie delle regioni alpine.  

Avevamo a disposizione una stima di confronto grazie al monitoraggio svolto nel 2017-2018 nell’ambito del precedente progetto Life WolfAlps –  dichiara Francesca Marucco, coordinatrice scientifica del progetto e ricercatrice dell’Università di Torino che ha supervisionato questa parte del lavoro – nel giro di tre anni i lupi sono pressoché raddoppiati, la maggior parte si trova nella parte occidentale, ma anche a est abbiamo osservato un notevole incremento“. 

Se parliamo in termini di nuclei familiari, sono 102 i branchi e 22 le coppie presenti nelle regioni alpine (intera superficie – zone collinari e di pianura incluse – di Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Province Autonome di Trento e Bolzano, Veneto e Friuli-Venezia Giulia). La maggior parte di essi si concentra nella porzione occidentale dell’arco alpino, dove sono presenti 91 branchi/coppie. Nell’area centro orientale sono invece 33 i branchi/coppie, quasi la metà delle quali occupa territori transregionali.  

Per la popolazione delle regioni alpine le attività di monitoraggio, di analisi e di elaborazione dei dati sono state coordinate dal Centro referenza grandi carnivori del Piemonte e dall’Università di Torino (Dbios) nell’ambito del progetto Life WolfAlps Eu (coordinato dalle Aree Protette Alpi Marittime), in stretta sinergia con Ispra, responsabile del coordinamento del progetto su scala nazionale. 

Ecco il report completo della presenza del lupo sull’arco alpino (Qui il link).

La situazione in Trentino
Anche la Provincia Autonoma di Trento ha aderito al monitoraggio e ha affidato il coordinamento e lo svolgimento delle attività al Muse – Museo delle Scienze. Sono 26 i nuclei familiari individuati in Trentino nell’anno 2020-2021, di cui 18 branchi e 8 coppie.

In provincia, per la verifica della presenza della specie sono stati definiti 40 quadranti di monitoraggio delle dimensioni di 10 per 10 chilometri, che sono stati monitorati percorrendo 64 itinerari prestabiliti (transetti).  

Sono stati coinvolti e formati circa 80 operatori tra personale e collaboratori del Muse, personale di sorveglianza e tecnici dell’Associazione Cacciatori Trentini, personale del Parco Nazionale dello Stelvio e volontari afferenti a varie associazioni (Sat-Cai, Io non ho paura del lupo, Wwf Trentino e Aigae), che per tutta la durata del monitoraggio hanno perlustrato mensilmente il territorio alla ricerca dei caratteristici segni di presenza del lupo, per lo più rappresentati da escrementi piste (serie continue di impronte), ben evidenti su terreno innevato.

Un ringraziamento speciale va ai volontari – aggiunge la ricercatrice Bombieri – che hanno dato un contributo fondamentale al progetto, e a tutte le istituzioni coinvolte quotidianamente nel monitoraggio della specie sul territorio provinciale“. 

Sono stati raccolti anche campioni biologici che, grazie alle analisi genetiche effettuate dalla Fondazione Edmund Mach (Fem), hanno portato all’identificazione di alcuni degli individui presenti. 

Ai dati raccolti sui transetti si sono aggiunti i numerosi dati occasionali (segni di presenza trovati al di fuori dei percorsi e delle uscite prestabiliti), raccolti e archiviati dalla Provincia tramite il Corpo Forestale, personale delle Aree Protette, personale dell’Associazione Cacciatori Trentini e custodi forestali.

Il censimento 2020-2021 si è dunque concluso con un totale di 381 uscite, per un totale di circa 4.000 chilometri percorsi sui transetti. In totale, sono stati rilevati 1.208 indici, sulla base dei quali è stato possibile aggiornare la griglia (composta da celle di 10 per 10 chilometri) di presenza della specie, che evidenzia un areale di distribuzione della specie di 4.130 chilometri quadrati all’interno del territorio provinciale.   

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