…l’avventura? Che barba!

Adventure Awards Days – Arco 20-22 Aprile 2018

di Alessandra Longo

– Dove vai?
– Ad Arco.
– Ad Arcore? E che ci vai fare?

Al di là del fraintendimento geografico, mi chiedo anch’io: perché spararsi 1000 km andata e ritorno? Con al seguito moroso, amiche, bambino e cane? Primo: sono in missione per Altitudini che mi ha assegnato il premio speciale al Blogger Contest 2017. Secondo (last but not least!): dal 20 al 22 aprile c’è la settima edizione degli Adventure Awards Days.

I premiati agli Adventure Awards Days 2018: Jeremy Collins, Simone Moro e Daniela De Donno, Presidente del The Jane Goodall Institute Italia (foto: Federico Amanzio).

Che barba sti festival…
– No! Qui te la aggiudichi, ma solo se sei un avventuriero!

La barba d’oro è infatti il premio assegnato a coloro che meglio concretizzano lo spirito dell’esplorazione, della libertà e dell’avventura. E qui viene il punto forte dell’evento: gli incontri con i “barbuti”, tutt’altro che barbosi. Dall’alto di una platea? In streaming traballante da chissà dove? Previa prenotazione e poi tutti in fila come al supermercato? No. Qui i contatti sono diretti, spontanei e straordinariamente coinvolgenti. Allo stage di running si corre insieme, alla sessione di yoga ci si ritrova stiracchiati fianco a fianco sul tappetino e poi si conclude la giornata condividendo una birra. Ecco il valore aggiunto che mi ha ripagato di tutti questi 1000 km.

Luca Albrisi l’ho incontrato così, poco prima dell’aperitivo al bar ospitato nello storico Palazzo Marchetti, sede delle proiezioni del Film Fest. Luca è un maestro di snowboard e, da non esperta degli sport invernali, potrei incappare in una gaffe o peggio nel vuoto assoluto. E invece scaturisce una valanga di parole. Fioccano i temi: il turismo sostenibile, il rapporto tra uomo e natura, la corretta rappresentazione delle attività outdoor come modalità percettiva di relazione con l’ambiente, i limiti di una comunicazione eco-friendly e green che non tiene testa alle seduzioni di un marketing dal linguaggio sempre più smaliziato. Ritrovo le parole di Luca nelle immagini del documentario The Clean Approach (prodotto da Pillow Lab in collaborazione con Associazione Humus). Un viaggio cadenzato dal ritmo delle stagioni attraverso alcune aree protette che ci aiuta riflettere sull’appartenenza umana all’ecosistema e sul concetto di “limite” nelle sue diverse forme. Penso che Luca non sia un semplice testimonial od un ambassador, come dicono quelli che se ne intendono. È un ispiratore. Le sue azioni sono mosse da passione e creano un universo di valori da trasmettere agli altri. È questa l’avventura. Non la sola esperienza, ma l’elaborazione di quel che si è fatto in linea con un progetto più ampio. Tutto da donare agli altri.

Il cane di Luca fa le linguacce. Irriverenza? No, mandibola storta! (Foto: Federico Amanzio)

Dino Lanzaretti nella serata inaugurale del Film Festival s’è preso 92 minuti di applausi (eguagliando Fantozzi ne “Il secondo tragico Fantozzi”). Il dato cronometrico forse non corrisponde ad esatta misurazione, ma vi assicuro che il racconto del suo viaggio in bicicletta in Siberia è stato un successo trascinante. Il segreto? Nessun divismo. E poi la grande volontà di trasmettere a tutti un messaggio. Quale? Che a -55 gradi ti gela la barba e rimani prigioniero per tre giorni dei tuoi stessi peli? No, meglio. Che tutti, anche nei nostri quotidiani spostamenti, possiamo incidere su noi stessi e sul mondo. Quindi: tutti in sella nella giornata di sabato con Dino a percorrere 80 km di sali-scendi sui fantastici percorsi bike di Garda Trentino, per percepire insieme la bellezza di un gesto rivoluzionario ed avventuroso: inforcare la bicicletta non solo come gesto strettamente sportivo, ma come mezzo onesto e meraviglioso modo per conoscere il mondo.

“Questa volta ho voglia di studiare, di leggere tutto quello che è stato scritto dai viaggiatori prima di me, di imparare come accendere un fuoco a quelle temperature. Ho voglia di avere paura, di essere consapevole che ci possono essere un’infinità di probabilità che io non ce la faccia” – dal blog di cicloviaggi di Dino (foto: Federico Amanzio).

Avventurarsi” spesso ha anche una connotazione di sconsideratezza. Nelle tre giornate di Festival, al contrario, l’avventura – nelle sue varie forme – ha privilegiato proprio l’aspetto di consapevolezza. Il mondo è un gran caos con un margine ampissimo di incertezza e di imprevisti (talvolta proprio per niente piacevoli) pronti a sbucare. Esplorare significa anzitutto partire con l’attitudine alla conoscenza, caricarsi un bagaglio di informazioni e costruirsi – negli anni – un kit di capacità per fronteggiare le diverse situazioni in cui si può incappare. È un percorso lungo e tutto in salita: ma agli amanti dell’outdoor questo mica spaventa, no?!

…e poi non potevamo non scalare! Valentina Jacob (Muro Arrampicata Cai Chiomonte) ci ha seguiti in questa avventura con il piccolo Federico e Margot (il cane da falesia). Grazie anche ad Evelina Felisatti (az. La Chanvosa) e Federico Amanzio grandiosi membri del team Verticales ad Arco.

Tra gli invitati agli AdventureAwards Days 2018 c’era anche l’illustratore Jeremy Collins (ma io parlo poco e male inglese), Nicolas Favresse (ma nemmeno lui sapeva che lingua parlare in un improbabile mix tra belga, francese, spagnolo ed anglo-italiano). E poi c’erano Simone Moro ed Emilio Previtali!
Ma questa è un’altra storia e ve la racconta Federico Rossetti il RedClimber. Con lui e Luca Castellani di Montagnatore ho condiviso alloggio, birre, pizze…e tante tante risate!

…L’avventura chiama? Alle volte basta spegnere il telefono! (tutto vero: indovinate chi è il burlone?). Indizio: ha partecipato al Photo Contest Arco Rock Star che si è tenuto in contemporanea al Festival e che, quest’anno, ha dedicato un premio speciale per celebrare i 90 anni de La Sportiva.
Ebbene sì: l’abbiamo chiuso fuori. Ancora adesso ignoriamo dove sia stato quella notte!

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