(è la prima volta per l’arcipelago delle Baleari)
a cura della Redazione de ilfattoquotidiano.it
(pubblicato su ilfattoquotidiano.it il 10 maggio 2024)
Barcellona, Londra, Berlino, Amsterdam e Canarie. Solo qualche giorno fa le proteste contro il turismo di massa avevano riempito le strade con cortei a volte impressionanti.
Una protesta contro un modello di sviluppo basato sullo sfruttamento dell’ambiente e delle risorse naturali che depaupera il territorio che ha portato in Spagna, dove erano state anche altre città a protestare, l’amministrazione di Maiorca, una delle isole delle Baleari, ad annunciare oggi la soppressione di 18.000 posti letto turistici dei 430.000 presenti sull’isola in quella che rappresenta la prima diminuzione dell’offerta alberghiera e di case vacanze nella storia dell’arcipelago.
La misura è stata annunciata a sorpresa in una nota dal presidente del Consell di Maiorca, Llorenç Galmes, del Partito Popolare, finora contrario a una politica di limitazione dei flussi turistici, ripresi a livelli superiori a quelli precedenti la pandemia e che hanno portato i residenti sul piede di guerra per l’impossibilità di conciliare il benessere degli abitanti con la crescita degli arrivi.
L’anno scorso le Baleari hanno ricevuto 17,8 milioni di turisti e quest’anno si preparano a superare un record. A inizio settimana anche la governatrice delle Baleari, Marga Prohens, aveva assicurato che le isole erano arrivate “al limite della capacità” per numero di turisti. Ad aprile anche l’altro arcipelago, quello delle Canarie, ha introdotto limitazioni e siti a pagamento, sull’onda delle proteste del movimento contro “lo sviluppo suicida” del turismo, settore cruciale dell’economia spagnola. E dopo che lo scorso anno l’arcipelago ha ricevuto 16 milioni di turisti – della cifra record di 85,1 milioni giunti in Spagna – sette volte più dei suoi 2,2 milioni di abitanti.
Il commento
di Carlo Crovella
Inutile che ci nascondiamo dietro a un dito: i rappresentanti della specie umana, presenti sul pianeta, sono troppi. Qualsiasi cosa facciano, creano danni: è la conseguenza dei “numeri umani” in gioco. Anche il turismo, che potrebbe diventare il motore trainante delle economie occidentali (alternativa meno devastante, in termini ambientali, dell’attività industriale), non sfugge a questa legge di natura. Troppi turisti comportano danni ambientali e disagi per i residenti. Una forma di gestione del fenomeno andrà trovata (addirittura a monte di tutti i problemi, piegando al ribasso l’intera dinamica demografica mondiale, con modalità incruenti, tipo un ferreo controllo delle nascite). Se non si vogliono trovare (per scelte ideologiche) meccanismi di tale natura, le “chiusure” dei luoghi si diffonderanno a macchia d’olio: città d’arte, spiagge, laghi fiumi ed anche montagne.
Siamo in troppi. Otto miliardi di un Primate di 70 Kg (che vorrebbe anche mangiare carne!) sono incompatibili con la vita del Pianeta. Forse questo delle Baleari è il primo caso di “eccesso dichiarato”, alla faccia dell’economia. Occorre riprendere ad eseguire studi di tipo sistemico, in cui una variabile è il numero di umani, per vedere come si comporta il Complesso. Altrimenti se ne vanno le spiagge, le città, le montagne e, assieme agli indici economici (che vanno aboliti) cresceranno le malattie psichiche, le depressioni, i suicidi. Tutto questo sta già succedendo, solo una parte delle montagne si salva, per ora.
Il rapporto “I limiti dello sviluppo” (1972) è stato l’unico studio sistemico serio eseguito finora sul sistema mondiale. Le sue proiezioni in avanti si stanno rivelando esatte, dopo più di 50 anni. Allora fu fatto un errore da parte dei divulgatori, che misero in evidenza soprattutto l’esaurimento delle risorse, mentre il risultato essenziale era l’impossibilità di proseguire con gli andamenti della civiltà industriale perché incompatibili con il funzionamento del Sistema Terrestre. Dei 12 scenari esaminati, solo due non portavano a un collasso del sistema, ma avevano come condizione necessaria e non sufficiente lo stabilizzarsi della popolazione mondiale attorno all’anno 1975, che corrisponde circa alla metà di quella attuale. Anche lo scenario-limite con l’ipotesi di “risorse infinite” collassava (solo qualche anno più tardi degli altri), perché la curva dell’inquinamento andava all’infinito. Consiglio vivamente anche il libro “Assalto al Pianeta” di Pignatti e Trezza (Bollati Boringhieri, 2000) passato completamente sotto silenzio per non intaccare il fanatismo suicida della crescita.
Si potrebbe iniziare a fare anche studi parziali sul territorio, ma SISTEMICI e tenendo conto che non esistono sistemi “isolati”, inoltre provare anche con suddivisioni diverse da quelle di allora. Occorre abbandonare il modo “lineare” di affrontare un problema alla volta. E soprattutto dare un grande valore alla Bellezza, alla serenità mentale e al benessere di tutti gli esseri senzienti (altri animali, piante, ecosistemi, esseri collettivi, e così via).