Il “cuore verde” delle foreste d’Italia è in continua crescita e può aiutare tanto alla lotta ai cambiamenti climatici quanto alla sicurezza del Paese sul fronte del contrasto al dissesto idrogeologico.
Ma non dimentichiamoci che il problema del consumo di suolo non si risolve certo solo compensandolo con l’aumento di boschi e foreste.
L’Italia, un Paese sempre più verde
(perché crescono le foreste)
di Andrea Muratore
pubblicato su ilgiornale.it del 19 novembre 2021
Nel quadro del ragionamento sulla lotta ai cambiamenti climatici nel nostro Paese il tema della consapevolezza del problema ambientale è ormai trasversale, ma troppo spesso sono sottovalutati i risultati concreti raggiunti in Italia sia nel quadro della transizione green che sui fronti ad essa complementari.
Un’alleata preziosa di qualsiasi strategia che in Italia aiuti a creare, in forma complementare, sviluppo economico e tutela dell’ambiente è rappresentata dalla crescita inesorabile della superficie del nostro Paese coperta da foreste e boschi.
Sì, perché nel 2021 l’Italia è verde come non lo era da secoli. Lo confermano i dati del recente Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi forestali di Carbonio realizzato dal reparto forestale dell’Arma dei Carabinieri con il supporto scientifico del CREA, che hanno sottolineato come la superficie boschiva nazionale sia cresciuta in dieci anni di circa 587.000 ettari raggiungendo la dimensione complessiva di 11 milioni di ettari, il 36,7% del territorio nazionale. La biomassa forestale è aumentata del 18,4% e l’assorbimento annuo di gas serra garantito ha raggiunto il livello di 290 milioni di tonnellate di diossido di carbonio.
“Le regioni che maggiormente contribuiscono al volume complessivo dei boschi italiani sono la Toscana, il Piemonte e la Lombardia, rispettivamente con il 10.4%, il 9.8% e l′8.7% del totale”, nota l’Huffington Post, e di queste superfici 9,6 milioni sono foreste, 1,8 milioni altre aree boscate. Dal 1990 ad oggi le foreste in Italia sono aumentate del 25% e negli ultimi ottanta addirittura del 75 per cento, invertendo un trend di declino secolare.
Cosa ha giocato un ruolo nel determinare questo trend? Sicuramente l’abbandono di diverse superfici coperte da terreni agricoli ha permesso alle foreste di reclamare il loro spazio, principalmente in aree vicine a centri urbani e antropici. Un ruolo è stato svolto anche dalla crescita della superficie protetta a mezzo legge attraverso la costituzione di parchi nazionali o regionali.
L’aumento delle foreste offre opportunità ma anche necessità gestionali.
In primo luogo, è indubbio il beneficio ambientale sottolineato nel rapporto dell’Inventario, a cui si aggiunge la crescita del patrimonio di biodiversità del Paese legato alla diversità delle foreste italiane, che passano da quelle subtropicali in area mediterranea a quelle alpine di faggi e conifere che rende i boschi più ricchi di biodiversità rispetto a quelli del Centro Europa.
In secondo luogo, come rovescio della medaglia, è indubbio che la vicinanza dei nuovi boschi d’Italia a zone antropizzate li renda più sottoposti a rischi legati a incendi, sia dolosi che di causa naturale, abbandono all’incuria e shock climatici.
Questo impone alle comunità nazionali di fare attenzione al profilo gestionale nelle foreste italiane: in quest’ottica, solo il Trentino Alto Adige presenta una percentuale elevatissima, il 43,4 per cento, di foreste sottoposte a regolare gestione, mentre il resto d’Italia si limita a un ridotto 11 per cento di superficie sottoposta a tecniche di disboscamento e rinnovo con piante giovani.
Terza e ultima questione è la necessità di poter coniugare gestione ambientale e opportunità economiche. In primo luogo per aprire la strada a uno sfruttamento sostenibile della silvicoltura e dei settori ad esso legati, da quello del legno a quello della carta.
“Vorrei capire perché nei Paesi del Nord Europa il prelievo ligneo forestale raggiunge il 70 per cento da piante rinnovate, mentre in Italia siamo fermi al 25 per cento“, ha dichiarato Gabriele Calliari, presidente di Federforeste, al Corriere della Sera.
“Da noi, in Italia, in molti sono ancora convinti che tagliare un bosco sia come distruggerlo: in realtà, se frutto di una pianificazione attenta, il bosco diventerebbe ancora di più una risorsa“.
Parimenti, le attività di ecoturismo e di valorizzazione del patrimonio boschivo possono permettere a diverse regioni del cuore profondo d’Italia di valorizzare il ritorno della natura. Infine, è fondamentale, in potenza, il ruolo che una gestione strutturata delle foreste può avere in tema di lotta al dissesto idrogeologico.
Come più volte sottolineato da istituzioni come l’Ispra, il tema del dissesto idrogeologico è particolarmente rilevante in Italia poiché interessa gran parte della penisola e causa impatti sulla popolazione, sulle infrastrutture materiali e sul tessuto economico e produttivo.
Promuovere l’indispensabile ruolo di presidio territoriale svolto dagli operatori forestali e da chi lavora a stretto contatto coi boschi, specie nelle aree interne e di montagna, risulta un elemento prioritario per il contrasto al dissesto idrogeologico e dei danni umani e produttivi da esso arrecati.
A testimonianza di quanto il “cuore verde” delle foreste d’Italia possa contribuire a rendere più forte e resistente il sistema-Paese.