di Alessandro Mocellin
(pubblicato su ilvenetoimbruttito.com il 15 novembre 2021)
Che sia per pigrizia o che sia per risparmio, ai Veneti ‘ste doppie proprio non entrano in testa.
Dopo secoli e secoli di tentativi (accerchiati dalle doppie del latino, del francese, dell’italiano, del tedesco…), dopo decenni e decenni di alfabetizzazione di massa nel Novecento, dopo anni e anni di scuola dell’obbligo, i Veneti le doppie, al massimo, te le scrivono. Ma lo fanno per te, eh, per venirti incontro, per agevolarti nel tuo arduo ruolo di “foresto”. “El ze foresto, poareto, el vien da fora: démoghe na man…”.

Ma a pronunciarle no. Niente, quello è un altro affare. Un affare che non s’ha da fare.
E se la lingua è il modo con cui ci presentiamo, allora quando capiamo i perché della lingua capiremo anche chi siamo! In fondo, la lingua rappresenta il modo in cui ragioniamo. E chi “Ragiona Veneto”, come minimo “pensa veneto” e appena può, anche “el parla veneto”.
Perché i Veneti non usano le doppie? Fin dai tempi delle prime testimonianze scritte della lingua veneta, vediamo confermata l’assenza di doppie. Per esempio, è veneto il “Ritmo bellunese”, un documento di oltre 800 anni fa che è la prima attestazione dell’uso letterario della lingua locale, quando l’italiano nemmeno esisteva. Lì, di doppie, neanche l’ombra. E se andiamo in tutte le altre zone dove si parla lingua veneta anche oggi, le doppie proprio non si sentono.
Ma perché questo rifiuto per le doppie? Non dev’essere per pigrizia, visto che i Veneti sono noti per esser gente che si dà animo e si dà da fare. E non dev’essere neanche per limitatezza, visto che dalle statistiche i Veneti sono tra i migliori in Italia nell’apprendimento delle lingue, anche straniere.
Non dev’essere nemmeno per povertà, perché il Veneto sì è stato povero, anche per l’effetto di due guerre mondiali combattute principalmente nel nostro territorio, ma non è certo stata la regola: anzi, per la maggior parte della sua Storia il Veneto è stato un Paese ricco, anzi ricchissimo.

Ma allora quale può essere la causa di questo nostro schivare le doppie? Dev’essere per forza una delle sette virtù cardinali dei Veneti: “sparanjare”. Il risparmio per i Veneti è un dovere morale, civile e quasi liturgico, un doveroso pegno da libare alla veneticità. E perché non fare questo gradito sacrificio ogni beato giorno, per tipo migliaia di volte, sacrificando migliaia di doppie?
In fondo, se il carattere di un popolo si vede anche dalla lingua, allora guardando i Veneti ci accorgeremo che le doppie le togliamo pure dalle parole che prendiamo in prestito da altre lingue. In effetti, anche lo “stress” in veneto finisce prima.
“Che stres ‘ste dopie!”
Niente paura. I sardi amano le doppie e le mettono anche dove l’italiano non le usa. Il bilancio nazionale è salvo!