Paesaggio come cultura e resistenza

Nel suo Paesaggio civile la nota studiosa Serenella Iovino indaga, attraverso la “lettura” di alcuni luoghi archetipici, il rapporto fra la natura dei territori e la storia che le comunità umane vi scrivono. Un libro indispensabile per capire la realtà fatta di luoghi e interazioni sociali nella Storia.

Paesaggio come cultura e resistenza
(secondo Serenella Iovino)
di Lilly Cacace*
(pubblicato su sapereambiente.it il 29 settembre 2023)

Il paesaggio come un testo, come il racconto di una relazione che si sviluppa attraverso il tempo e le azioni degli esseri umani e attraverso le azioni/reazioni dell’ambiente naturale. Ma anche il paesaggio come tessitura, intreccio, contesto nel senso originario della parola, di qualcosa che è tessuto insieme: la vita degli umani e delle loro comunità con quella dei luoghi e della Natura che in essi e attraverso essi vive. Su questo ragiona Paesaggio civile. Storie di ambiente, cultura e resistenza, di Serenella Iovino, saggista e studiosa di cultura ecologica, professoressa ordinaria alla University of North Carolina at Chapel Hill, dove ha inaugurato la prima cattedra congiunta di Italian Studies and Environmental Humanities.

Una riflessione necessaria più che mai, in un Paese come il nostro che ha ratificato la Convenzione Di Faro solo nel 2020, con ben quindici anni di ritardo.

E che solo nel 2022, a dispetto dell’immenso patrimonio naturale e culturale che possiede, ha introdotto nella Costituzione il diritto alla tutela dell’ambiente e degli ecosistemi.

Serenella Iovino, studiosa e saggista, fra le massime esperte di letteratura ambientale

Comprendere il luogo per viverci meglio
La ricerca di Serenella Iovino si snoda attraverso l’osservazione e il racconto di luoghi in qualche modo archetipici. Come i “paesaggi porosi” di Napoli e della Campania, con i segni della penetrazione della vita umana nel sottosuolo e l’uso del tufo, una pietra che non isola ma trasmette. Come Venezia, con la sua commistione di mare e terra, con le violenze apportate all’ambiente dal petrolchimico di Marghera e con il suo vivere sempre sul limite di un’inondazione che i cambiamenti climatici rendono sempre più probabile. O come i luoghi dei terremoti e delle eruzioni, dove il segno lasciato dalla Natura si intreccia con la successiva, e spesso poco saggia, reazione dell’uomo.

Scrive Iovino: «Un’interpretazione corretta del testo del luogo, una lettura appropriata e per quanto possibile fedele, lo fa vivere meglio, e fa vivere meglio chi lo abita».

E ancora: «Un’interpretazione falsata o capziosa, invece, quel luogo‑testo lo insidia, lo tradisce, lo fa esplodere: e con esso, tutto ciò che in quel luogo dimora, inclusi gli umani. Il testo in questione, infatti, non è inerte ma attivo, come un corpo che funziona secondo le sue leggi».

Una relazione difficile
L’autrice analizza la “lenta resistenza” del Cuneese, l’immensa provincia che ha dato il più grande contributo alla Resistenza con la R maiuscola, quella contro il fascismo. Ma anche la reciproca e lenta resistenza che si sviluppa fra esseri umani e Natura in terre come le Langhe, allo stesso tempo dolci e dure. Scrive Iovino: «L’alleanza “lunga e lenta” tra natura e cultura è, evidentemente, la chiave che ci consente di entrare in questo paesaggio. Ma si tratta di un’alleanza difficile, a volte durissima. Perché il rapporto tra umanità e terra è più simile a un giogo reciproco che non a un idillio campestre: una violenza, quasi, che si ripete a ogni semina, a ogni raccolto, e i cui ritmi stagionali in realtà sono lunghissime catene che si perdono in un’epoca arcaica».

Le tante resistenze
La storia di queste terre e delle due resistenze, raccontata da autori come Pavese, Fenoglio, Revelli, Rigoni Stern, è scritta anche nel paesaggio e si offre a chi vi presta attenzione: le cave della Val Gesso, i vigneti delle Langhe, le fabbriche che irrompono nel tessuto contadino trasformando per sempre non solo i territori, ma la vita e le emozioni della gente. Ma anche la lenta e dolce rivoluzione di movimenti come Slow Food, che non a caso nasce nel cuore di queste terre.

La lentezza diventa, a questo punto, una strategia e insieme un invito a muoversi con «il ritmo dell’ostinazione, il ritmo della terra, della legge, del vino, delle maree, dei terremoti, dei vulcani, della memoria che appare e scompare, dell’apocalisse e di ciò che ci salva».

Lilly Cacace*
Educatrice ambientale di esperienza venticinquennale, coordina il gruppo Scuola di Legambiente Ischia. Per l’Amp Regno di Nettuno, dal 2016, progetta e coordina “Nettuno va a scuola”, progetto educativo gestito in collaborazione con Legambiente Ischia e con le Scuole delle isole di Ischia e Procida. Autrice di Alberi: Storie di amicizia tra persone e piante (Albatros Edizioni Equosolidali, 2005). Ha scritto per Ischia News, Kaire, La Nuova Ecologia, ecc. Dirige l’Associazione “Gli alberi e noi – Isola Verde”, per la quale gestisce progetti educativi e di volontariato, fra cui “Un mese per gli Alberi”. Laureata in Filosofia, le sue ricerche riguardano il rapporto fra educazione, cura dell’ambiente e felicità individuale.

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4 Comments

  1. says: grazia

    Sono sempre felice quando scopro qualcun altro che ha interesse nel paesaggio includendo gli umani.

    Mi viene spontaneo chiedermi quale sia per l’autrice la “corretta” interpretazione di un paesaggio.

    Senza dubbio un paesaggio non vive più o meno meglio secondo la nostra interpretazione. Siamo noi umani che abbiamo bisogno del paesaggio, non certo il contrario e dunque non può esistere un giogo reciproco.

    Slow food è una delle tante etichette che non comprende le piccole realtà, quelle che sono volutamente e con ostinazione (tanto per riprendere i termini amati nel testo) al di là di queste maglie.

  2. says: Ratman

    Deprezzare l’idea di Resistenza per giustificare il proprio desiderio di una abitudine orografica che ci da pace è una operazione vergognosa.

  3. says: albertperth

    la nota,..scolastica scrive di natura e resistenza, si pensa trattasi di impedenza, una sorta di potenza ,che leggiadra come danza, or ora s’avanza, Invece resta più che un pensiero, una nota di panza. Sig. Ratman la sua riflessione è eccesiva, di fronte a questi esercizi, mai commenti seri.

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