di Giuseppe Peppe Obinu
Via trad Spigolo Muroni
Valle Oddoene / Iscala de su Turgalu de sos Mojos
Peppe Obinu ed Elia Dettori
21 agosto 2024
Sviluppo: 185 m
Avvicinamento: 10’ circa
Tempo impiegato: 3 h circa.
Discesa: 30’ circa
Punto di appoggio: Ovile Mula Fancello
La prima volta che ho adocchiato questo spigolo risale a circa tre mesi fa: sono rimasto così affascinato che mi sembrava impossibile fosse ancora vergine. Nel frattempo si sono realizzati nuovi progetti ma ogni volta che mi trovavo in zona non facevo altro che ammirare questo spigolo che come una prua di una nave attraversava la mia fantasia. Il 21 agosto con l’amico Elia mi trovo alla base di questo incredibile spigolo, quello che vivremo dopo sarà qualcosa di veramente magico.
Abbiamo deciso di omaggiare il nostro amico e compagno di avventure Luciano Muroni che ci ha trasmesso una passione sconfinata per questo vivere di sogni.
La via segue l’evidente spigolo per tutta la durata dell’arrampicata, cerca sempre l’esposizione che in alcuni punti è davvero impressionante. Passaggi atletici e delicati rendono questo percorso attraente e ricco di emozioni su una roccia sempre ottima.
Materiale necessario
1 corda da 70 m, indispensabili nut, friend e cordini.
Accesso stradale
Da Dorgali seguire le indicazioni per Gorropu/Tiscali. Si raggiunge così il ponte S’Abba Arva (punto di riferimento), si supera proseguendo sulla strada di destra che costeggia il Monte Oddeu fino a raggiungere l’ovile Mula9 Fancello (cartelli con scritta Vino formaggio). Superarlo e parcheggiare la macchina in una stradina sulla destra nei pressi di una piccola stalla.
Avvicinamento
Dal parcheggio della macchina seguire il sentiero che passa attraverso una piccola stalla. Proseguire seguendo gli ometti fino a raggiungere l’attacco della via su grande spiazzo roccioso, margine destro (scritta nera “Spigolo Muroni”)
Relazione
1º tiro: Si sale verticalmente puntando a un’evidente ginepro che però si tiene sulla sinistra, per poi riprendere la verticale (passo chiave VI). Si prosegue così fino a raggiungere una grande cengia alberata con due possibilità di sosta: su albero d’estate (essendo in ombra) oppure su piccolo terrazzino leggermente in basso a destra (1 chiodo). 35 m, VI.
2º tiro: dalla sosta con chiodo salire l’avvincente muretto con passaggi atletici per poi raggiungere l’evidente spigolo (ometto). Spostarsi leggermente a destra salendo la parete appoggiata fino a raggiungere un olivastro dove si sosta. 30 m, IV.
3º tiro: si inizia a traversare verso destra per proteggersi subito su un albero con un lungo cordino. Si scende su di un diedro sempre verso destra raggiungendo così la massima esposizione sul filo dello spigolo. Salire verticalmente fino a raggiungere uno strapiombetto che si aggira a destra infilandosi così in un bellissimo diedro leggermente strapiombante (cordone blu su clessidra), vincerlo con passaggio delicato e raggiungere così un pulpito con olivastro dove si sosta 17 m. VII-.
4º tiro: dalla sosta salire alla destra dell’albero su un muro verticale, obliquare leggermente verso destra per poi traversare lievemente a sinistra (1 chiodo), passaggio delicato. Salire verticalmente puntando a un piccolo ginepro che guida verso la sosta (1 chiodo sul pavimento roccioso), 20 m, VII.
5º tiro: si sale l’evidente spigolo con un arrampicata a scale fino a raggiungere la prima sommità dello spigolo. Sosta su spuntone di roccia. 15m, III.
6º tiro: dalla sommità dello spuntone scendere su un piccolo terrazzino. Attraversare l’evidente e meravigliosa cresta proteggendosi su spuntone con passaggi esposti e mai banali. Si scende ancora per qualche metro seguendo il filo per poi risalire con arrampicata più facile fino a raggiungere la sommità dello spigolo. Sosta su clessidra (cordone blu). 65 m, IV+.
Discesa
Dall’ultima sosta viso a monte prendere a sinistra e proseguire fino ad individuare gli ometti che segnano la discesa dalla scala “su Turgalu de sos Mojos”, che passa nel canale alla destra dello spigolo. Possibilità di effettuare una calata dalla prima sosta della via (cordone blu su pianta) 35 m.
Via Trad Lontananza d’azzurro
Dolovere di Surtana (Falesia Nord)
Peppe Obinu, Franco Fadda e Luciano Muroni
22 agosto 2024
Punto di appoggio: Rifugio Gorropu
Parcheggio: Monte Oddeu
Sviluppo arrampicata: 190 m
Tempo salita stimato: 2.30 h.
Materiale necessario
Indispensabili nut, friend e cordini
Accesso stradale
Da Dorgali seguire le indicazioni per Gorropu/Tiscali. Si raggiunge così il ponte per S’Abba Arva (punto di riferimento), si supera proseguendo sulla strada di destra che costeggia il Monte Oddeu, fino a raggiungere gli ampi parcheggi.
Avvicinamento
Attraverso “Iscala de Surtana” proseguire sul sentiero 481 fino all’altezza del VII pilastro della Falesia Sud. Ingresso sulla sinistra segnalato da un ometto con scritta (Evaso dallo Scrigno). Risalire per circa 50 m fino a raggiungere il ghiaione. Si sale sotto parete a destra per circa 30 m e si individua l’attacco della via grazie alla scritta nera e ometti.
Relazione
1° tiro: Si sale un muro verticale fino a raggiungere una fessura sulla sinistra, portarsi sulla sommità del pilastro, con comoda sosta su piccolo terrazzo. Cordone blu su albero, 17 m, V.
2° tiro: Salire facilmente obliquando verso destra raggiungendo così un’ampia terrazza alberata. Salire l’esaltante fessura con passaggi delicati e mai banali. Si raggiunge così un grande ginepro, dove si sosta. Cordone blu su albero, 30 m, III, VI.
3° tiro: Trasferimento. Dalla sosta obliquare verso sinistra, percorrendo un’evidente cengia e puntando a un’invitante diedro fessura. Seguire gli ometti, 70 m, II.
4° tiro: Salire inizialmente su facili rocce per poi raggiungere così l’entusiasmante diedro/fessura, per poi spostarsi leggermente verso destra con uscita da muretto, con sosta su grande roccione in prossimità della terza sosta della via Evaso dallo Scrigno. 15 m, V.
5° tiro: Trasferimento. Percorre l’evidente cengia verso destra, aggirare lo spigolo e proseguire qualche metro verso un evidente muro verticale. 60 m circa, II.
6° tiro: Salire dritti usando un sistema di fessure verticali, superando il delicato passo chiave (due chiodi) sotto l’evidente strapiombetto che si vince leggermente a sinistra rimontando il bellissimo pulpito. Salire verticalmente il muretto finale proteggendosi su fessura orizzontale raggiungendo così la sosta su comodo terrazzino (tre chiodi). 15 m, VII-.
Discesa
Risalire per circa una cinquantina di metri sulla destra ricercando un cordone blu su clessidra, dal quale ci si cala per 25 m. Si raggiunge così un’ampia terrazza boscata dalla quale ci si cala su albero (cordone arancione), 37 m.
Tu per me
Non sono passati molti anni dal 2017, ma ogni istante di quel periodo è inciso nella mia memoria. Era inverno e mi trovavo in Sardegna, in un angolo di paradiso dove il mare si fonde con la montagna. In quel periodo, mi dedicavo con passione a calate in corda doppia, sentendo il brivido dell’altezza e il richiamo della natura.
Un giorno, spinto dalla voglia di esplorare, mi recai alla falesia di Santa Barbara. Arrivai al punto più alto, da cui la vista si apre su un panorama mozzafiato. Mentre mi preparavo, notai una bustina rossa legata a un resinato, danzante al maestrale. La curiosità mi avvolse completamente e, sporgendomi sul bordo, la presi tra le mani. Aprendola, trovai un biglietto: “Per il materiale chiamami 34… Luciano!”
Senza esitare, composi il numero, e dall’altra parte della linea una voce calda e gentile mi accolse. Luciano mi raccontò di aver trovato, il giorno precedente, due moschettoni da sosta e un cordino, lasciati lì come un segno del destino. Realizzai, in un lampo, di aver dimenticato il mio materiale, ma quel momento si trasformò in un’opportunità, un incontro predestinato.
Il giorno seguente, ci incontrammo. Davanti a me si presentò un “ragazzotto”, la cui energia vibrante tradiva i suoi sessant’anni. Il suo sorriso illuminava l’ambiente e, con una spontaneità sorprendente, mi chiese se volessi arrampicare con lui. Ricordo l’emozione che mi travolse, come se il tempo si fosse fermato; risposi: “Certo! Ma io non arrampico, faccio solo calate in doppia…”.
“Ti faccio provare io,” mi risponde, con uno sguardo che prometteva avventure indimenticabili.
Oggi, Luciano è molto più di un insegnante o un compagno di cordate: è un amico, un’anima affine che sa leggere i miei silenzi. Da quell’incontro, tutto è cambiato nella mia vita. Ho iniziato a apprezzare il silenzio dei luoghi, a perdermi nella bellezza della natura. Ogni roccia, ogni albero, ogni lieve fruscio del vento racconta storie che prima non ascoltavo. È come se avessi aperto una porta su un mondo in cui il tempo si dilata e le preoccupazioni svaniscono, lasciando spazio solo alla pura contemplazione.
Oggi, Luciano è l’amico che, anche nei miei momenti più bui, sa come risollevarmi. Con lui, posso confidarmi senza paura, esplorando i meandri del cuore. Ogni giorno, lo chiamo, condividendo ogni piccolo frammento della mia vita, e realizzo quanto sia rara e preziosa la nostra amicizia.
A tua insaputa, ho deciso di dedicarti questa bellissima via, come un atto d’amore per il dono più grande che mi potessi fare: la tua amicizia. Perché tu, Luciano, sei per me incredibilmente importante. A Luciano Muroni.
Via trad Tu per Me
Doloverre di Surtana, III°Pilastro della Falesia Sud
Giuseppe Obinu e Luciano Muroni
25 settembre 2024
Quota base via: 300 m circa
Dislivello avvicinamento: 250 m circa
Sviluppo arrampicata: 100 m circa
Esposizione: sud
Grado massimo: 6b
Difficoltà obbligatoria: 6b
Località di partenza: parking Monte Oddeu
Punti d’appoggio: rifugio Gorropu
Note: tempo salita stimato 1h 30’ circa
Accesso stradale
Da Dorgali seguire le indicazioni per Gorropu/Tiscali. Si raggiunge così il ponte di S’abba Arva (punto di riferimento). Si supera proseguendo sulla strada di destra che costeggia il Monte Oddeu, fino a raggiungere gli ampi parcheggi.
Accesso
Attraverso “Iscala de Surtana”, proseguire sul sentiero 481 fino al bivio per “Punta Cocuttos” (segnaletica). Da qui si intravedono bene i primi tre pilastri del versante sud. Si prosegue sul sentiero 481 per circa 250 metri fino a raggiungere il sentiero di ingresso, segnalato con un ometto sul lato destro. Percorrere il sentiero, che sale piano, fino a raggiungere le pareti di nostro interesse. L’attacco della via risulta essere in prossimità di un grande albero al quale abbiamo lasciato un nastrino rosso per facilitare l’individuazione. 30 minuti per il bivio “Punta Cocuttos”, 15 minuti dall’imbocco per il III pilastro alla base della via.
Ometti alla base della via, scritta nera: via trad Tu per Me.
Relazione
1° tiro: L’attacco si svela sotto la verticale di un caratteristico becco di roccia (chiave). Con delicatezza, si affronta il passo chiave, proseguendo verticalmente e superando un piccolo alberello, che offre sicurezza. Si sale, inclinando leggermente in diagonale verso destra, per poi risalire, con grazia, un po’ a sinistra. Si raggiunge così uno spuntone con clessidra dove si sosta. 35 m, 1 cordone blu su clessidra. VII-.
2° tiro: Qui si compie un breve spostamento di una quindicina di metri verso destra, affrontando un tratto verticale che conduce a un ampio terrazzo incorniciato da alberi. 22m, III.
3° tiro: Con entusiasmo, si prosegue lungo l’affascinante diedro-fessura, un passaggio che non solo incanta per la sua bellezza, ma invita anche lo spirito alpinistico a esplorare. Caratterizzato da una grande nicchia verticale di roccia rossa, è un monumento alla forza della natura. Questo diedro è davvero affascinante quanto invitante, richiedendo decisione e determinazione; i piedi si oppongono saldamente, mentre la presa rovescia offre stabilità. Con la mano destra, ci si affida a una lama solida che fornisce un primo ristabilimento. La prima parte è in leggero strapiombo, ma l’ardore del momento spinge a proseguire, superando un arbusto e seguendo il diedro-fessura fino alla conclusione delle difficoltà. Infine, si sale per facili roccette, guidati verso un grande albero che si erge ampio e verticale, dove si sosta e si ammira la bellezza circostante. 40 m, VII.
Discesa
La discesa avviene lungo la stessa via di salita.
Prima calata: Portarsi 10-15 metri più in basso rispetto all’ultima sosta, individuando una clessidra con un kevlar blu e una maglia rapida dalla quale ci si cala fino al terrazzo, circa 25 metri.
Seconda calata: Dal terrazzo, rivolti verso valle, spostarsi per circa 20 metri a sinistra, cercando un cordone con moschettone dal quale ci si cala, per circa 30 metri.
Temo che non andrò mai ad arrampicare su queste vie, ma per motivi imputabili a me, al mio stile di vita ecc, e assolutamente non alle vie medesime, né agli apritori. Verso i quali esprimo il mio apprezzamento, non solo per la capacità arrampicatoria, ma per l’approccio “trad”, abbastanza inconsueto nel mondo attuale, che spitterebbe a tappeto anche le scale condominiali dei palazzi cittadini. La mia speranza è che le vie aperte in modalità Trad, qui come altrove, restino tali e non vengano successivamente “falsate” con spit messi (da altri, sia chiaro) per “la sicurezza dei ripetitori”. Questa in genere è una scusa ipocrita per consentire di far fare quelle vie anche a chi non ha la testa per l’arrampicata trad. Chi non ama l’arrampicata trad, ha sconfinate falesie iperattrezzate a disposizione e lasci il terreno trad a chi lo ama.
Aimer grimper, à mon avis, n’est pas restrictif.
Grandes voies, traditionnelles ou non, falaises, blocs, et aussi vie ferrate…
C’est toujours une aventure et de belles émotions.