Be different, ride bamboo

Sostituire in una bici i classici tubi con segmenti di canna di bambù? Non è una folle idea, ma è ciò che ha deciso di portare avanti l’azienda ligure BAM. Abbiamo avuto la possibilità di testare i modelli a Prato Nevoso su percorsi ghiaiosi. Ecco i feedback raccolti.

di Dino Bonelli

be different, ride bamboo

Cinque anni fa, più o meno, durante un viaggio in Africa, quando fui in Ghana, feci una deviazione e andai a visitare quella che era forse la prima azienda al mondo che produceva telai da bici, ma anche carrozzine per disabili, interamente in bambù. Non mi fecero fare molte foto e anche sui dettagli di costruzione furono molto avari di nozioni, probabilmente per proteggere un’idea geniale che avevano paura fosse copiata.

Ma le idee geniali prima o poi sono rivisitate e riproposte e, dove all’inizio potevano esserci delle lacune, le migliorie si sono fatte strada. Di quel primo telaio africano interamente in bambù, o bamboo che scriver si voglia, ora, in un nuovo progetto totalmente made in Italy, è rimasta solo l’idea iniziale. Sergio e Christian (in foto), due dei titolari della BAM, azienda ligure che da qualche anno produce esclusivamente bici in bambù, dal quale hanno anche facilmente estrapolato il loro nome commerciale, mi hanno portato a vedere e quindi provare un paio delle loro belle creature.

Le biciclette in bambù

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Siamo a Prato Nevoso, basso Piemonte, che dalla loro casa madre è a un tiro di schioppo. La giornata è bella e le strade sterrate, piuttosto che i crinali erbosi e qualche roccia, sono il parco giochi ideale per testare al meglio il prodotto, che nello specifico è una bici gravel. Un’oretta di pedalate facili, su percorsi ghiaiosi, per capire un mezzo che fin da subito risulta essere molto facile da guidare e ben equilibrato, per poi passare a sentieri sempre più impervi e qualche scalino roccioso per costatare la resistenza di un materiale che storicamente ha nella robustezza e nella flessibilità, oltre che nella leggerezza, le sue virtù più evidenti. Non a caso questa pianta, originaria dell’Asia e ora coltivata anche in Europa, che tra l’altro assorbe moltissima CO2, è oramai impiegata in tantissimi campi.

Le canne di bambù infatti, adeguatamente lavorate, trovano un buon impiego sia nell’ambito architettonico, che nei tanti prodotti come piatti, posate e bicchieri, derivati dalla biochimica. In tanti Paesi asiatici, vista la resistenza, è comunemente utilizzata nella costruzione di grossi ponteggi edili. Ma a noi interessa l’uso nei telai delle biciclette. La BAM usa canne dal diametro variabile a seconda dei modelli, quindi più grandi per le mtb, leggermente più piccole per le gravel e ancor più fini per le bici da strada, provenienti esclusivamente da bambuseti italiani.

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Ogni canna, che grazie alla sua forma naturale creata da Madre Natura, rende singolare e unico qualsiasi telaio, una volta essiccata, tagliata e messa in dima, viene unita alle altre con una fibra di lino, elemento costruttivo questo che ha caratteristiche simili alla fibra di carbonio ma è più naturale e più in armonia col bambù. Il carro posteriore è anch’esso in bambù, mentre la forcella anteriore per ora è ancora in fibra di carbonio ma presto sarà in fibra di lino. Con componentistica e ruote anche loro 100% italiani, questo gioiello a due ruote, alla fine del nostro test, è risultato essere agile e leggero, resistente e performante, esteticamente molto bello e in piena sintonia con la natura, habitat ordinario di qualsiasi tipologia di ciclismo.

bamcicli.it

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