di Alex Vigliani, pubblicato su Itinarrando in data 24 ottobre 2020

Di camminare non mi stanco mai, perché camminando incontro il bello.
Fuori e dentro me.
Camminando avanzo tra prati fioriti, brulle pendici e boschi autunnali. Accarezzo i colori con gli occhi e il cielo mi fa da tetto sulla testa e questa casa che non ha finestre per me è libertà.
Ho l’illusione che non vi siano confini, che non esistano restrizioni di sorta, che a una valle ne corrisponda un’altra e poi una pianura e poi una vetta e ancora un’altra per tutto il mondo.
Camminando così imparo il mondo e so che quella vetta che non raggiunge i 2000 m, con il mare e altre terre, con il vento e petali trasportati sia collegata all’Everest e ai popoli lì sotto, che si dividono il thè e gli infusi come io il caffè con il mio compagno di cammino.
C’è il vento e mi porta le voci che tra le mura non ascolto mai. Di camminare non mi stanco mai, anche quando mi fanno male le gambe e anzi questo non c’entra niente con la stanchezza. Quando mi fanno male potrei camminare ancora, quando sono stanco invece di camminare ho ancora più voglia.
Di camminare non mi stanco mai. E me la sento libertà la capacità di muovermi a piedi. Molto più che con una macchina. Posso camminare per ore e ore. Coprire distanze. Fermarmi e poi ricominciare. E questo mi porta lontano, perché di sognare che è come camminare io non mi stanco mai. E cammino anche quando sono fermo perché progetto nuove partenze e futuri ritorni.
Di camminare non mi stanco mai. Se gli alberi sono fermi e io posso camminare è perché io possa andare a salutarli, è perché poi, quando sarà tempo, quel tempo, io ai loro piedi possa riposare.
Meraviglioso