Un documentario promosso da Garmont che testimonia quanto sta succedendo al panorama e agli ambienti alpini, percorrendo una linea che attraversa le Alpi da Trieste a Nizza.
di Francesca Cassi

Un viaggio attraverso le Alpi con una bicicletta: questo è Fragile bellezza, il documentario promosso da Garmont e presentato il 22 novembre 2023 nella sede del CAI di Milano. Gian Luca Gasca, in questo suo viaggio, racconta quanto sta succedendo alle Alpi a causa della crisi climatica. Partendo da Trieste, Gasca traccia una linea che lo porta fino a Nizza lungo una serie di punti chiave dell’arco alpino – chiari e critici testimoni dei cambiamenti che stanno avvenendo in questi ecosistemi di capitale importanza. Luoghi maestosi, dove ancora possiamo assaporare la potenza della natura, ma dove tutto sembra sgretolarsi sotto il peso della crisi climatica. Grazie a immagini, luoghi e la voce di esperti di settore – il glaciologo Claudio Smiraglia e l’esperto di ecologia fluviale Stefano Fenoglio – Gian Luca Gasca cerca di raccontare quanto sta succedendo e come sta succedendo. Le foreste colpite da Vaia, i ghiacciai in rapida ritirata, i fiumi poveri d’acqua, i laghi in secca, la biodiversità che cala drasticamente. Ma da questo viaggio si evince anche che c’è ancora nelle Alpi una fragile bellezza dove la natura respira a pieni polmoni e resiste, e che ognuno di noi può e deve fare la sua parte perché questo patrimonio non scompaia andando perduto per sempre. Si tratta di piccole scelte.
Due domande a Claudio Smiraglia
Cosa dobbiamo aspettarci se non cambia qualcosa? Alle montagne cosa succederà?
La domanda è importante. Io dico sempre che lo studioso, l’appassionato, non deve fare il profeta. Teniamo conto che c’è un’incertezza, una dinamica, una trasformazione continua a livello naturale e a livello antropico che non ci permette di sapere con certezza cosa succederà. Non possiamo fare previsioni, creiamo degli scenari utilizzando una serie di paletti. Ma se si realizzerà il peggiore – business as usual – al di sotto dei 3500 metri non avremo più ghiacciai. C’è stata una prima fase di incremento della portata dei corsi d’acqua, alla quale è seguita già una decrescita perché lo “scrigno” di acqua ad alta quota si sta riducendo. Avremo il deserto a Milano? No, ma avremo a disposizione una quantità di acqua irrisoria.
Lo scioglimento dei ghiacciai è un fenomeno solo alpino, o anche delle altre montagne?
È un fenomeno ormai globale, che riguarda tutta la criosfera, cioè tutte le parti fredde del mondo. Fino a vent’anni fa, c’era l’aspetto positivo che l’Antartide, la riserva di ghiaccio più importante del pianeta, sembrava immune. Adesso invece abbiamo notato che anche quel continente subisce gli effetti del cambiamento climatico. Lungo le coste soprattutto. La mia prima volte in Antartide, nella base italiana sulla costa, la temperatura arrivava a -5° d’estate, e nevicava. L’ultima volta, invece, già quasi vent’anni fa, non nevicava: pioveva. Soprattutto l’Antartide Occidentale si sta avviando al collasso. Poi, sì, ci sono ghiacciai che reagiscono in modo diverso: alcuni con tempi più brevi, alcuni con tempi più lunghi e risultano “anomali”, ma in realtà è per i condizionamenti geologici differenti.

