di Davide Canil, pubblicate su Kalipè on top in data 01 agosto 2020
Ovvero un viaggio percorso praticando hiking (termine usato per definire le escursioni a piedi) e pedalando in bicicletta.
Dopo i primi 100 km a piedi dal lago Maggiore al lago di Como ad Argegno (lago di Como) ho proseguito con una mountain bike Giant che mi ha permesso di portare a termine il progetto in totale autonomia e utilizzando solo un battello da (Menaggio e Varenna), come mezzo motorizzato, per attraversare il lago di Como.
Porsi degli obiettivi è il primo step per passare dalla teoria alla pratica e dopo circa 2 anni dal momento in cui ho iniziato a pensare a questo progetto, sono riuscito a realizzarlo. Ho vissuto un’avventura che mi ha impegnato ad attraversare la Lombardia dal suo estremo Ovest (Angera sul lago Maggiore) al suo estremo Est (Limone sul lago di Garda) in solitaria ed in autosufficienza: quindi con una tenda, un sacco a pelo ed un fornello ho avuto la possibilità di gestire questa traversata fermandomi quando ne avevo voglia e garantendomi ovunque mi sia trovato un “tetto” sopra la testa e un pasto caldo.
Qui sotto il diario di viaggio scritto durante i momenti di relax con i racconti della bella esperienza.
IL DIARIO DI VIAGGIO
Giorno 1: Sabato 25 luglio 2020
Anche il più lungo dei cammini inizia sempre con un passo.
Dopo la notte zero passata sulla spiaggia “Fornetto” di Angera la sveglia che suona alle 5:15 è come una liberazione, finalmente inizia il viaggio! Dopo una buona colazione smonto la tenda e faccio lo zaino per incamminarmi e verso le 6:05 parto con tranquillità e in totale relax mi godo la quiete di una mattinata fresca di questi silenziosi luoghi lacustri. Esco da Angera supero il lago di Comabbio e mi dirigo verso il lago di Varese, la giornata si scalda sempre di più ma il frescore del bosco mi protegge. Dopo circa mezza tappa di falsopiano inizia la vera salita, che ripidamente mi porta quasi in cima al Campo dei Fiori dove incrocio il sentiero panoramico abbastanza pianeggiante che ho percorso un sacco di volte ma che ogni volta mi piace sempre di più. Sosta alla pensione Irma per scendere poco dopo al paesino della Rasa… Un’altra salita cattiva mi fa sudare per l’ultima volta ma è la bellezza del monte Chiusarella che ripaga l’ultimo rush. Dopo una giornata molto produttiva trovo il posto giusto per cenare e recuperare le forze in attesa del tramonto e di una nuova alba.
Giorno 2: 26 luglio 2020
L’importante è alzarsi la mattina.
Non ci crederete ma l’alba è giunta anche oggi 26 luglio.
Non ci crederete la sveglia anche oggi era puntuale al minuto…
(inciso) -Ho da poco finito di leggere l’ultimo libro di Kagge, dove racconta che una delle cose più difficili riscontrata durante una sua spedizione è proprio schiodarsi dl calduccio del sacco a pelo- (fine inciso)
Giusto a proposito rinvio per ben due volte la sveglia, quindi dovrò tener presente che oggi sarò 20 minuti di ritardo sulla tabella di marcia giornaliera.
Altra cosa importante è piegare il sacco a pelo per farlo rientrare nella custodia, da sempre per me un’operazione faticosa!
Ore 6.30 si parte! Solo il tempo di trovare il sentiero che già avevo adocchiato e inizio a scendere verso la Valganna dal monte Chiusarella. Il sentiero è praticamente invisibile, la vegetazione se l’è fagocitato ma proseguo tra le felci e l’erba molto alta. Fin qui tutto bene finché un cinghiale che sento in lontananza mi avvisa che quello è il suo territorio. Mi blocco e faccio silenzio per cercare di intuire se a breve me lo troverò davanti oppure se sta girando i tacchi…qualche minuto di silenzio e riparto, il passo è un po’ più veloce ma comunque sono tranquillo. Il sentiero continua a sparire per riapparire solo nelle zone in cui il bosco è più fitto. Ecco un altro richiamo, ancora il cinghiale che si fa sentire, ad orecchio sembra molto più vicino del precedente. Continuo scendere spedito finché la traccia di sentiero improvvisamente sembra terminare nel nulla, guardo bene e lo trovo 4 metri più sotto, sto per girare l’angolo e mi appare per un istante un cucciolo di cinghiale che cambia subito strada e sparisce misteriosamente… fortunatamente i petardi che per sicurezza avevo con me e che sarebbero serviti per far dileguare le bestie non sono serviti, meglio così! Una mezz’ora dopo arrivo alla baita S. Gemolo per rifornimento acqua.
Da qui in avanti tutto liscio, entro in Svizzera e a Obino una coppia di signori simpatici che stavano pranzando in giardino mi danno alcune dritte sui sentieri della zona e mi riempiono le borracce: super!
Entro nella bella Valle di Muggio (una valle tra Mendrisio e Chiasso) fino ad Orimento (Valle d’Intelvi, Como) dove un gentile signore mi concede il suo terreno per piantare la tenda.
La giornata termina però solo dopo un veloce taglia e cuci per aggiustare una piccola defaillance della tenda. Domani si riparte.
Giorno 3: 27 luglio 2020
Lo zaino pesa anche in bici.
Giornata caratterizzata da una variante introdotta non prevista, o meglio, sapevo che ad un certo punto la mente sarebbe voluta andare ma il corpo avrebbe detto ‘io resto qua!’ Un’infiammazione cutanea sul tallone destro data dall’importante sollecito di questi giorni, mi ha portato a trovare un’alternativa per proseguire il viaggio senza inutili sovraccarichi e conseguenti lesioni più gravi alla parte infastidita. Avevo ancora una decina di chilometri di autonomia dopo i 13 fatti per scendere da Orimento ad Argegno (sul lago di Como), ma ho preferito non arrivare al punto limite quando mi sono trovato davanti la possibilità di recuperare una mountain bike! Il simpaticissimo Ivan Alvarez Gutierrez che gestisce il suo negozio GUTIBIKERENT trova subito una soluzione per me, solo il tempo tecnico di recuperare una “Giant XTC Advanced Sl 0” così dopo una bella chiacchierata, Ivan è pronto per regolare gli ultimi dettagli e farmi partire per Menaggio dove mi imbarcherò sul traghetto per raggiungere Varenna sulla sponda lecchese del lago di Como. In un attimo si fanno subito le ore 13 così, prima di risalire la Valsassina, mi preparo un pranzo caldo e sostanzioso. Ore 17, quasi arrivato a destinazione, veloce merenda e alle 18 sono pronto per accomodarmi e ripeto la solita routine: piccola siesta, montaggio tenda, preparazione materassino sacco e cuscino e cena. Domani giornata di bici provando a cercare sentieri “pedalabili”.
Giorno 4: 28 luglio 2020
La salita è un’opinione.
Giornata particolare. Pronti via parto da Ballabio e litigo con un signore che mi insulta perché non ho messo fuori il braccio in rotonda: mi suona, mi giro e reclama bestemmiando incattivito: “la feccia!” quindi osservo e vedo che neanche lui l’ha messa, va beh è martedì sono le 7 dovrà andare ad aspettare davanti alle porte del supermercato e gli ho fatto perdere 15 secondi.
Dopo pochi chilometri raggiungo la strada pastorale per salire in bici ai piani do Bobbio, ieri mi hanno detto che da li in bici si sale…Bah…Opinioni opinabili… Praticamente un muro! Arrivo quasi in cima con varie pause e all’ultima sosta passa un pick up:”ne hai di peso sulla schiena eh? Vai tranquillo adesso spiana!” Sarà ancora questione di opinioni, ma da li in poi la trovo ancora più ripida. Arrivo in cima per le 10 un panino con coppa e formaggio e una birra mi sollevano un po’ i trigliceridi e riparto per affrontare la discesa in Valtorta, finalmente una gioia! La giornata si scalda sempre di più e alle 15 getto la spugna, basta per oggi basta, bagno nel fiume e riposo. Praticamente sono arrivato al punto previsto a meno di qualche chilometro, va bene così. Come la mattinata anche la serata non promette bene, infatti alle 21 devo rifare lo zaino e smontare la tenda perché sta arrivando una perturbazione. Verso le 22 dopo un leggero temporale smette di piovere e mi preparo nuovamente per la notte se non fosse che nel trafficare velocemente durante il trasferimento poco prima della pioggia devo avere forzato malamente i bastoncini della tenda e uno si è rotto (lo stesso che avevo già dovuto riparare). Sono praticamente fuori dai giochi senza la mia tenda il buio pesto e un bosco bagnato tutto intorno a me. E adesso? Nella mia testa inizio a passare in rassegna tutte le possibilità per uscire da quella situazione: chiamo un taxi? Citofono a qualcuno in paese? Cerco un bar? Resto sveglio e aspetto l’alba? Tutte soluzioni non applicabili ovviamente ma decido ugualmente di scendere in paese dove tutte le persiane sono già chiuse tranne una, quella della reception dell’albergo. Il ragazzo che sta per chiudere mi suggerisce di sfruttare la vecchia colonia li di fronte, “li nessuno ti disturba, al massimo qualche capriolo” esclama simpaticamente incoraggiandomi. Colgo la palla al balzo e mi metto comodo sotto l’ampia tettoia. Sono al riparo da umidità e vento il cielo è sereno la tenda non mi serve! Diventa la miglior serata degli ultimi giorni, dormo senza i soliti microrisvegli e mi riposo alla grande. Domani partirò subito in salita su per un bel sentiero impegnativo, ahimè con la bici in spalla.
Giorno 5: 29 luglio 2020
Dopo la miglior notte di questi ultimi giorni mi sveglio per salire al lago Branchino, sono nel cuore delle Orobie bergamasche e dalla val Brembana (in realtà una sua laterale) dovrò raggiungere la val Seriana. Il Brembo e il Serio sono i due fiumi che danno forma a gran parte delle belle valli bergamasche. Parto anche oggi di buon ora e risalgo la strada a tornanti asfaltata per raggiungere il sentiero. La bici, se in discesa e in pianura mi da un grande aiuto, in salita si rivela una zavorra importante. La prima parte del sentiero è molto sconnesso a causa delle radici degli abeti e dei mughi che fuoriescono dal terreno generando un vero percorso ad ostacoli, ripetutamente devo sollevare la bici su queste pendenze infinite. La seconda parte del percorso è totalmente fuori dal bosco e il bel panorama mi riconsegna la motivazione che stava un po’ calando. Arrivo al lago e poco dopo al rifugio lago Branchino, panino, e giù!
Scendo verso Valcanale, si rompe un pedale e lo sistemo alla bell’e meglio, proseguo poi in salita per Clusone, piccola sosta all’ombra e di nuovo discesa, arrivo a Lovere. Dopo qualche chilometro e imbocco la ciclabile del lago d’Iseo e dopo aver attraversato finora 5 province: Varese, Como, Ticino, Lecco e Bergamo entro in provincia di Brescia. Volo fino ad Iseo mi fermo un’oretta al bar dove ho il piacere di chiacchierare con il proprietario e alcuni ragazzi di passaggio che mi istruiscono per bene rispetto la strada che dovrò seguire per raggiungere Salò (simpatici i bresciani!!). Alle 15 di nuovo in bici e fino alle 18 non mi fermo ma mi godo i paesaggi della Franciacorta, nel frattempo il pedale di prima si spezza definitivamente in due, va beh… Ho l’altro! . Poco prima di Nave faccio una sosta birretta, e ricevo una pessima notizia : salita per i prossimi 30 km, per la prima metà abbastanza dolci e poi tornanti fino al passo sant’Eusebio ma prima di raggiungerlo spreco chilometri cercando un sentiero nel bosco, niente devo ritornare indietro e riprendere la strada!
Gli ultimi 15 verso Salò richiedono ancora concentrazione, ho voglia di arrivare ma devo avere ancora buona pazienza. Alle ore 20:15 arrivo sul lago di Garda, mi faccio un bagno, mi preparo un piatto di casoncelli freschi conditi con della formaggella di capra presi durante una sosta a Clusone e cerco subito una sistemazione trovo un campeggio, ancora mezz’ora di strada prima del riposo. Al buio pedalo gli ultimi chilometri e arrivo a destinazione, provo a piazzare quello che è rimasto della tenda e me lo faccio bastare… dettagli! Il vero problema stanotte sarà il caldo!
Giorno 6: 30 luglio 2020
Notte peggiore in assoluto: troppo caldo e zanzare. Mentalmente mi sento arrivato e sottovaluto un po’ l’ultima, seppur più breve, tappa. Mi sveglio faccio tutto con troppa calma, perdo tempo e finalmente parto (ore 9.30). Inizialmente decido di lasciare lo zaino in campeggio, dopo 3 km ritorno indietro e riprenderlo, meglio restare indipendente da una soluzione che mi vincolerebbe troppo. Da San Felice a Limone è tutta statale, niente ciclabile salvo qualche punto chiuso e vietato al transito (peccato!). Anche qui tante salite, non è proprio una passeggiata come pensavo e il disagio più grosso è il fastidio al sedere, ancora una volta non sono le gambe e le forze a darmi problemi ma una precisa parte del corpo: le natiche, in bici effettivamente non è la fatica ma la posizione innaturale a dare disagio. Faccio alcune soste e scatto qualche foto (poche) e continuo convinto che presto raggiungerò il comune più orientale della Lombardia. Ore 12.30: arrivo! Chiedo informazioni su un mezzo di trasporto per tornare indietro e neanche il tempo di un tuffo che devo correre subito alla fermata dell’autobus che sta per passare, con l’incognita se l’autista mi farà caricare la bicicletta. Il bus arriva, chiedo con pietà se posso caricare la mountain bike… Secondi di suspense… “ok salga ma la sistemi bene in modo che nessuno si faccia male”. Sono di ritorno da questo viaggio ricco di episodi e situazioni alcune volte non facili da valutare e risolvere ma ho capito che una soluzione si trova sempre e l’importante è fare le cose senza fretta ma prendendo il giusto tempo per ragionare. Me le sono tutte cercate dalla prima all’ultima, ma perché? Boh, non lo so, ma mi sono divertito e ho avuto modo di vedere dei luoghi che non conoscevo muovendomi per 6 giorni da solo ed in autosufficienza. Ancora una volta pensare pianificare e portare a termine un progetto è incredibile, prima lo immagini poi ti sembra irrealizzabile e dopo ti trovi dentro e arrivi in fondo… se vuoi puoi se puoi devi! Il vero “di più” è stato il supporto famigliare e il sostegno di Margherita e Manuela che hanno da subito appoggiato con entusiasmo l’idea!
Termino questo viaggio pensando anche al mio amico Matteo Hoo, il mio compagno di avventure che in questo viaggio mi ha sempre tenuto d’occhio accompagnandomi a distanza.
Il percorso per intero: