di Michele Comi
Ogni giorno nel mondo milioni di escursionisti lasciano le città in cerca di pace, per ritrovare un contatto meno urticante con il mondo in cui vivono e lasciarsi alle spalle il rumore per ritrovare tranquillità.
Il silenzio è merce preziosa, ormai accerchiato da ogni parte diventa sempre più una rarità e acquista valore commerciale all’interno delle politiche di promozione turistica.
Aziende e agenzie di pubblicità colgono l’utilità della valorizzazione del silenzio dentro una vita quotidiana fatta di rumore.
Il prezzo del silenzio sale ogni giorno e attiva atteggiamenti volti a preservarlo.
Nell’accettare la proliferazione dell’eliski nei luoghi alti e sacrificare la propria riserva di silenzio per scarsi benefici economici, tutti da dimostrare e di brevissimo respiro, montanari, guide ed albergatori si mostrano come i “selvaggi” nativi americani, truffati dal baratto ineguale dei furbi avventurieri sbarcati nel Nuovo mondo, che cominciarono a scambiare con gli “indigeni” oggetti di scarsissimo valore con pregiate pelli di lontra e i propri vestiti rabberciati destinati alla pattumiera con le stupende pelli di castoro faticosamente procurate dagli “indiani”…
Da noi si direbbe: “abbocchino i lucci” .
Ma gli albergatori, guide, montanari, di oggi sono dei lucci? Sono come i “selvaggi” nativi americani di secoli fa? I nativi americani di allora erano sicuramente non prevenuti e molto ingenui sulla furba disonestà degli occidentali. E questo li ha fregati.
Ma gli albergatori, guide, montanari di oggi, si fanno fregare oppure se ne fregano di barattare la propra “ricchezza” …?