Il prezzo del silenzio

di Michele Comi

Ogni giorno nel mondo milioni di escursionisti lasciano le città in cerca di pace, per ritrovare un contatto meno urticante con il mondo in cui vivono e lasciarsi alle spalle il rumore per ritrovare tranquillità.

Il silenzio è merce preziosa, ormai accerchiato da ogni parte diventa sempre più una rarità e acquista valore commerciale all’interno delle politiche di promozione turistica.

Aziende e agenzie di pubblicità colgono l’utilità della valorizzazione del silenzio dentro una vita quotidiana fatta di rumore.
Il prezzo del silenzio sale ogni giorno e attiva atteggiamenti volti a preservarlo.

Nell’accettare la proliferazione dell’eliski nei luoghi alti e sacrificare la propria riserva di silenzio per scarsi benefici economici, tutti da dimostrare e di brevissimo respiro, montanari, guide ed albergatori si mostrano come i “selvaggi” nativi americani, truffati dal baratto ineguale dei furbi avventurieri sbarcati nel Nuovo mondo, che cominciarono a scambiare con gli “indigeni” oggetti di scarsissimo valore con pregiate pelli di lontra e i propri vestiti rabberciati destinati alla pattumiera con le stupende pelli di castoro faticosamente procurate dagli “indiani”…

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1 Comments

  1. says: Alberto Benassi

    Da noi si direbbe: “abbocchino i lucci” .
    Ma gli albergatori, guide, montanari, di oggi sono dei lucci? Sono come i “selvaggi” nativi americani di secoli fa? I nativi americani di allora erano sicuramente non prevenuti e molto ingenui sulla furba disonestà degli occidentali. E questo li ha fregati.
    Ma gli albergatori, guide, montanari di oggi, si fanno fregare oppure se ne fregano di barattare la propra “ricchezza” …?

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