La conquista dell’Everest

(presentazione a La conquista dell’Everest di Marco Berti)
di Matteo Bertolotti
(pubblicato su lozaino n. 15, scaricabile da https://www.sassbaloss.com/lozaino/lozaino_n_15.pdf)

La conquista dell’Everest di Marco Berti, Il corriere della sera, 2021, 160 pagine, 12×18 cm, 1 foto in b/n, 1 cartina, 7,90 euro.

I lettori del Corriere della Sera, da qualche settimana, possono, con un piccolo aumento del costo del quotidiano o sul sito www.store.corriere.it. acquistare i volumi di una nuova collana di narrativa dedicata alle grandi imprese della storia umana.

Prestigiosi volumi per raccontare grandi eventi che hanno segnato la storia: dalla conquista dell’America al grande viaggio di Marco Polo in Oriente, passando per la conquista del monte Everest. A parlarci della prima salita della montagna più alta della terra e dei tentativi che l’hanno preceduta è Marco Berti, alpinista polivalente che nel corso della sua carriera alpinistica ha trascorso dieci anni della sua vita tra le montagne dell’Himalaya nepalese e tibetano e collaboratore de Lo Zaino. L’Everest, chiamato dalle popolazioni Sherpa con il nome di Chomolungma, venne dichiarata la vetta più alta del mondo già, difficile a credersi, nel lontano 1856. La narrazione parte da questa data per poi snodarsi lungo un susseguirsi di sfide iniziate già negli anni venti, per poi concludersi con la ben nota conquista della vetta, con i suoi 8848 metri di altitudine, da parte di Edmund Hillary e Tenzing Norgay avvenuta il 29 maggio 1953. È curioso notare (o meglio ricordare) che la corsa alla conquista delle montagne più alte del mondo si sia svolta in quell’arco di tempo che è stato attraversato da due guerre mondiali e di conseguenza nelle scalate (e nei loro tentativi) si riversano tutti gli elementi patriottici che affioravano nella cultura di gran parte dei giovani dell’epoca, molti dei quali avevano combattuto in guerra. La conquista di un 8000 inviolato era di fatto un affare di stato e a fianco degli alpinisti occidentali hanno giocato un ruolo fondamentale i nepalesi, spesso dei protagonisti invisibili.

L’autore è stato capace di riportarci indietro nel tempo e a immedesimarci con i protagonisti della spedizione e di tutte le difficoltà che a quel tempo dovettero affrontare, perché in quegli anni, tutto ciò che era alta quota era ancora tutto da capire: l’altitudine, le severe condizioni atmosferiche, le difficoltà della scalata, ma anche gli aspetti organizzativi di una spedizione così complicata. Oggi con internet e i telefoni satellitari è tutto tremendamente diverso. Si resterà colpiti nello scoprire che negli anni Novanta una lettera inviata da un campo base nepalese a un paese europeo richiedeva dai dieci ai venti giorni prima di essere consegnata al destinatario. Un libro avvincente e scorrevole per riscoprire una delle più grandi imprese della storia dell’alpinismo.

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