Le grandi salite di Gervasutti al di fuori del Monte Bianco

di Alessandro Gogna

L’attività alpinistica di Giusto Gervasutti è legata alle sue grandi conquiste nel gruppo del Monte Bianco. Ciò non toglie che, quand’anche detraessimo dalle sue imprese tutte quelle svoltesi in quel massiccio, la figura del grande friulano-torinese non ne sarebbe sminuita che solo di un poco!

Se lo scopo di questo articolo è comporre l’elenco delle imprese alpinistiche di Gervasutti mi conforta, paradossalmente, che l’analisi della sua attività di punta consenta di cogliere, attraverso le sue scelte alpinistiche, anche i più profondi aspetti della sua persona.

Alpinista completo, perché Giusto non ha problemi a spostarsi spesso: e se il Delfinato può richiamare le caratteristiche del Monte Bianco, così non si può dire delle Dolomiti, o delle Alpi Centrali, o delle montagne del Gran Paradiso. E alpinista moderno, perché riconosce l’importanza tecnica e anche salutare delle pareti piccole, fino a quel momento in occidente assai trascurate.

A oriente, nel 1931, realizza un bottino che renderebbe orgoglioso qualunque alpinista medio anche oggi: Cima Piccola di Lavaredo seguita dalla via Preuss alla Cima Piccolissima; nel settore d’Oltre Piave realizza anche due prime ascensioni (Cima Toro, parete nord-ovest, e Cima Both, parete ovest-nord-ovest). E’ da notare che queste due “prime”, in verità abbastanza modeste, sono le sole nella sua lunga frequentazione dolomitica, caratterizzata dunque da ripetizioni di rilievo ma non dalla ricerca di vie nuove imponenti. Sempre del 1931 sono le ascensioni della via Piaz al Campanile Toro e del famoso Campanile di Val Montanaia.

Gervasutti col suo usuale “cappellaccio” sulla Parete dei Militi, Passaggio delle Tre Vie, 1941. Foto: Centro Documentazione Museo Nazionale della Montagna, Torino.

Fin da subito Gervasutti è attratto dalla neve, dal ghiaccio e dalla montagna invernale, quindi anche dallo scialpinismo. Il 1932 si apre già in inverno con la prima sciistica alla Nordend, la più settentrionale delle ponte del Monte Rosa, assieme a Emanuele Andreis e Paolo Ceresa, e poi l’ascensione invernale del Cervino (con Gabriele Boccalatte e Guido De Rege): i tre scelgono la Cresta di Furggen, ma alla Spalla, costretti dal maltempo, abbandonano la classica via Piacenza e ripiegano sulla Cresta dell’Hornli fino alla vetta, più o meno ciò cui erano stati costretti anche Albert F. Mummery e Alexander Burgener decenni prima.

Da sinistra, Giusto Gervasutti, Gabriele Boccalatte e Guido De Rege, al ritorno del Cervino in invernale, 1932. Foto: Centro Documentazione Museo Nazionale della Montagna, Torino.

Nel 1932, dopo aver ripetuto la via Rudatis alla Nord-ovest della Torre Coldai, la cresta nord del Civetta e la parete ovest della Torre Venezia, con un alpinista conosciuto la sera prima in rifugio, tal Schweiger, si avventura sulla mitica parete nord-ovest del Civetta, cioè su quella via Solleder aperta solo sette anni prima che tutti indicavano come la via regina del Sesto Grado. E’ giocoforza osservare come, dopo neppure un anno o due di alpinismo, Gervasutti si butti decisamente con noncuranza sulla via più difficile delle Dolomiti! Ma poi succede ciò che si poteva facilmente prevedere: il compagno non è all’altezza e dopo qualche lunghezza occorre tornare indietro. Gervasutti racconta di come, nel corso della discesa, Schweiger si lasci letteralmente andare, appendendosi a corpo morto sulle corde sotto a uno strapiombo. Seguono manovre concitate nel corso delle quali Gervasutti rischia seriamente la caduta  slegato nel vuoto. Rimasto appeso con le mani alla corda la risale di forza bruta. Poi finalmente raggiunge il compagno e si accorge subito che ha una gamba rotta. Allora lo lega al terrazzino e prosegue la discesa a doppie. Risalirà il giorno dopo con altri alpinisti per salvare il povero Schweiger. Con la Solleder gli rimane il conto aperto: lo chiuderà solo due anni dopo. Nelle settimane successive, assieme a Gabriele Boccalatte, sale un’altra via Solleder, quella sulla parete est del Sass Maor, nonché lo Spigolo del Velo alla Cima della Madonna.

Forcella della Torre Castello, ottobre 1933. Da sinistra, Toni Ortelli, Giusto Gervasutti, Re Alberto dei Belgi, Mario Piolti, Michele Rivero, Aldo Bonacossa. Foto: da Scalate nelle Alpi, edizione Il Verdone.

Dopo la campagna estiva nelle Dolomiti, siccome si era ormai stabilito a Torino, il 4 settembre 1932, con Paolo Ceresa e Vittorio Franzinetti, sale il Camino Gervasutti alla Punta Mattirolo dei Serous, in Valle Stretta, vicino a Bardonecchia.

Nella primavera del 1933 partecipa all’edizione del Trofeo scialpinistico Mezzalama: qui si guadagna il soprannome di Fortissimo che lo accompagnerà da quel momento fino alla fine.

Il 15 giugno, con Renato Chabod e Alfredo Corti, sale l’inaccesso Sperone est-nord-est della Cima di Valbona nelle Alpi Centrali, vicino al Monte Disgrazia. Ancora da quelle parti, la conoscenza con il conte Aldo Bonacossa lo porta a salire in prima ascensione un’aguzza vetta inviolata, la granitica Torre Re Alberto: su questo obelisco Gervasutti affronta lo sprotetto passo decisivo per superare la placca sommitale che difende la vetta (6 ottobre). Tutti i non molti ripetitori, anche i più moderni, hanno confermato la difficoltà di VI grado di quel passo. E non esistevano ancora le suole Vibram!

Forcella della Torre Castello, ottobre 1933. Re Alberto dei Belgi e Giusto Gervasutti. Foto: da Scalate nelle Alpi, edizione Il Verdone.

Il 1934 è l’anno della “consacrazione” di Gervasutti come star di prima grandezza. Ma prima, nei mesi da febbraio ad aprile, partecipa alla spedizione di Bonacossa alle Ande, dove partecipa alla prima ascensione del Picco Matteoda. Si ferma ancora in zona con l’amico Luigi Binaghi e sale due montagne di oltre 5000 metri. Interessante l’annotazione che lo stesso Giusto inserisce in Scalate nelle Alpi sul concetto di spedizione e di viaggio: “Il primo viaggio su un transatlantico è sempre una curiosità, ma per me questa partenza aveva un valore simbolico particolare. Avrebbe dovuto iniziare una nuova fase della mia vita… quella per la quale avevo rinunciato ed ero deciso a rinunciare a tante cose che sembrano importanti nella vita sociale”. Evidentemente il lungo e monotono soggiorno in nave gli fa comprendere che l’alpinismo è la sua principale ragione di vita.

Di ritorno dalle Ande, Gervasutti inizia la stagione estiva in Dolomiti con la seconda ascensione del Campanile di Brabante, breve ma difficilissima via aperta da Attilio Tissi.

Sollecitato dall’amico francese Lucien Devies, Gervasutti si lascia attrarre dal fascino della grande montagna solitaria dell’Oisans. Là è, del tutto inviolata, la grande parete nord-ovest del Pic d’Olan. I due ne compiono la prima ascensione (23-24 agosto), “impresa che scuoterà gli alpinisti francesi, come le precedenti avevano scosso gli occidentalisti piemontesi” (Lucien Devies, La Conquête de la muraille N.W. de l’Olan, pubblicato su Alpinisme, giugno 1935). E’ famosa, nello stesso articolo, la descrizione che Devies, ottimo secondo di cordata, fa dell’azione di Gervasutti: “… guardo Giusto in arrampicata. Il suo stile non rivela lo sforzo. È di una semplicità e una purezza assolute. Tutto è sacrificato all’economia delle forze e al rendimento. Ogni gesto è prettamente previsto, eseguito, controllato. Si indovina, in ciascun movimento, la volontà tesa unicamente verso lo scopo. È il procedere trionfale di un conquistatore. Saliamo fin sotto un salto dello sperone, volgiamo un po’ a sinistra, poi riprendiamo a salire in linea retta. Giusto conduce come se avesse già fatto venti volte il percorso…”.

Ritratto di Giusto Gervasutti a Cervinia (con Firmino Palozzi), due giorni dopo la sua impresa che lo vide, dal 23 al 25 dicembre 1936, salire in vetta al Cervino da solo e d’inverno per la cresta del Leone. Foto tratta dal libro Ed. Melograno.

Questa salita, su una montagna pressoché sconosciuta agli italiani, ma anche ai francesi, lo pone comunque nell’Olimpo degli alpinisti. Molto merito di quest’operazione, al di là dell’indubbia grandiosità dell’impresa, è dovuto alle notevoli capacità di marketing di Devies, futuro redattore di guide alpinistiche e direttore della più grande rivista di alpinismo francese, La montagne.

Ma il 1934 concede a Giusto anche un’altra chicca: nel mese di settembre, assieme al conte Bonacossa e a Carlo Negri, Gervasutti realizza la prima ascensione (16 settembre) di un’affilata e assai estetica lama di granito nelle Alpi Centrali, lo Spigolo sud della Punta Allievi, una via ieri e oggi ripetutissima, con il tratto chiave quotato, ancora oggi, di V+ e VI.

Bagni di Masino, settembre 1935, Congresso CAAI. Seduti, da sinistra: Ninì Pietrasanta, Vitale Bramani (dietro a lei), X, Gabriele Boccalatte, Y, Ettore Castiglioni, Gervasutti. Tra quelli in piedi, Renato Chabod, il più alto di tutti. Foto: Archivio Alfredo Corti, donato dalla famiglia alla Sezione Valtellinese del CAI.

Il 1935 inizia con la prima ascensione della parete est del Monte Emilius, proprio sopra Aosta. E’ tempo di allenamento per le Grandes Jorasses, niente di meglio che una parete di 500 metri isolata e assai remota. La scelta dell’Emilius è dettata dall’aver ritenuto ancora non ottimali le condizioni della parete nord delle Grandes Jorasses. Un errore, giudicato a posteriori. Infatti negli stessi giorni Rudolf Peters e Martin Meier, più ottimisti di Gervasutti e di Chabod, si avvicinano alla capanna della Leschaux per poi salire l’1 e il 2 lo Sperone Croz alle Grandes Jorasses, soffiandolo così ai nostri che devono così accontentarsi, qualche giorno dopo, della seconda ascensione!

A fine stagione Gervasutti va a chiudere il conto con la Solleder al Civetta: con lui è il fidato Devies, dunque l’ascensione si svolge perfettamente senza alcun incidente. Rimbalzato a casa, e sempre con lo stesso compagno, compie l’inebriante cavalcata dell’inviolata, lunga e frastagliatissima Cresta sud-est del Pic Gaspard in Delfinato (30-31 agosto), 700 m di IV, V e V+.

Scuola di roccia dei Denti di Cumiana. Si può presupporre: Massimo Mila in piedi a sinistra e Gervasutti in piedi a destra. Foto: Archivio Giulio Franzinetti.

Il 1936 è dominato da una delle sue imprese più eclatanti (ancora con Devies, 23-24 luglio, TD+), la prima ascensione della parete nord-ovest dell’Ailefroide (Delfinato), detta anche Muraille de Coste Rouge. Ha dell’incredibile che Gervasutti abbia condotto questa salita ciclopica non certo al pieno delle sue potenzialità fisiche. Durante l’avvicinamento, nel buio più pesto scarsamente mitigato dalle loro rudimentali lanterne, un sasso gli si gira sotto al piede e Gervasutti, cadendo, riporta diversi “danni fisici”, fra cui (come gli diagnosticheranno in seguito) due costole fratturate, un taglio profondo al labbro e alcuni denti che “ballano” nelle gengive. Giusto decide rapidamente che il ritorno avrebbe significato una lunga degenza (come in effetti fu) e quindi preferisce continuare “a botta calda” quanto stanno per cominciare. Non lo spaventano più di tanto i 1050 metri di verticalità dei quali non è neppure ancora arrivato all’attacco. Non pensa che, quando dovranno bivaccare, il dolore al costato sarà insopportabile nelle lunghe fredde ore notturne. E infatti sono due i giorni di dura lotta necessari per realizzare quella che è stata soprannominata la Walker dell’Oisans. François Labande, autore della pregevole guida alpinistica del Delfinato, riporta l’annotazione che, secondo lo stesso Gervasutti, la Nord-ovest dell’Ailefroide costituisce la sintesi sublime fra la Nord delle Jorasses e la Nord-ovest del Civetta. Questo è un giudizio impegnativo: la storia insegna che sia la Nord delle Jorasses sia la Parete delle Pareti del Civetta hanno rappresentato il cosiddetto non plus ultra dei due rispettivi ambiti di azione. Dunque definire loro sintesi proprio la parete nord-ovest dell’Ailefroide è di certo non privo di un certo coraggio… Ma, per la cronaca, nessuno ha mai contraddetto questa valutazione!

Giusto Gervasutti a Venezia. Foto: tratta da Scalate nelle Alpi, edizione Il Verdone.

Dopo l’inevitabile convalescenza successiva, Gervasutti ritorna in alta montagna solo negli ultimi giorni del 1936, con la salita solitaria invernale al Cervino lungo la Cresta del Leone.

E’ del giugno 1939 la prima sulla cresta nord-est della Cima Fer, in Val Soana, con Maria Teresa Galeazzi, Ettore e Giuseppe Giraudo e A. Rivera, oggi una bellissima classica. Tuttavia il clima prebellico e il richiamo al servizio militare gli limitano decisamente l’attività alpinistica.

Queste sono solamente le imprese più significative, ma di Giusto vanno ricordate le innumerevoli salite sull’arco alpino piemontese, la scoperta di numerose palestre (famosa la via Gervasutti alla Sbarua con la sua temuta fessura in Dülfer, come pure le due vie alla Parete dei Militi, la Gervasutti di Destra, con Michele Rivero, e di Sinistra, con Guido De Rege, 1941). La Scuola d’Alpinismo torinese, di cui è stato anche direttore, porta il suo nome, come pure la capanna posta ai piedi della parete est delle Grandes Jorasses. E non dimentichiamo che, tra i suoi più accarezzati progetti, era la salita dell’inviolato Fitz Roy in Patagonia.

Le principali “prime” di Giusto Gervasutti
Cima Toro (Dolomiti d’Oltrepiave, Monfalconi), parete ovest – 22 agosto 1931 – prima salita con Bruno Boiti e Giannino Agnoli, 450 m/AD.
Cima Both (Dolomiti d’Oltrepiave, Monfalconi), parete ovest-nord-ovest – 27 agosto 1931 – prima salita con Bruno Boiti e Giannino Agnoli, 350 m/TD-.
Nordend (Monte Rosa) – 3 febbraio 1932 – prima invernale italiana e prima sciistica assoluta (dalla capanna Betemps, oggi Monte Rosa Hütte), con Paolo Ceresa ed Emanuele Andreis.
Cervino (Alpi Pennine), Cresta del Furggen (con ripiegamento finale sulla Cresta dell’Hörnli) – 23 febbraio 1932 – prima invernale con Guido De Rege e Gabriele Boccalatte.
Punta Mattirolo dei Serous (Valle Stretta, Alpi Cozie) – 4 settembre 1932 – prima salita del Camino Gervasutti, con Paolo Ceresa e Vittorio Franzinetti.
Cima di Valbona (Masino-Bregaglia), sperone est-nord-est – 15 giugno 1933 – prima salita con Renato Chabod e Alfredo Corti, 400 m/D+.
Torre Re Alberto (Masino-Bregaglia), parete ovest e cresta sud-ovest (Masino-Bregaglia) – 6 ottobre 1933 – prima salita con Aldo Bonacossa (a detta dei primi salitori, sulla non proteggibile placca sommitale, Gervasutti superò il più difficile passaggio della sua carriera – VI).
Cerro Tronador (Picco Matteoda) 3430 m (Ande cilene) – marzo 1934 – prima ascensione assoluta, con Luigi Binaghi e Aldo Bonacossa.
Punta Campione d’Italia 5050 m (Ande cilene) – aprile 1934 – prima ascensione assoluta, con Luigi Binaghi.
Cerro Littoria 5400 m (Ande cilene) – aprile 1934 – prima ascensione assoluta, con Luigi Binaghi.
Tour Ronde (Monte Bianco),  Couloir Gervasutti, parete ovest – 27 luglio 1934 – prima salita con Renato Chabod, 300 m/AD.
Mont Blanc du Tacul (Monte Bianco), Couloir Gervasutti – 13 agosto 1934 – prima salita con Renato Chabod, 700 m/D-.
Pic d’Olan (Massif des Écrins), parete nord-ovest – 23-24 agosto 1934 – prima salita con Lucien Devies, 1100 m/TD.
Punta Allievi (Masino-Bregaglia), spigolo sud – 16 settembre 1934 – prima salita con Carlo Negri e Aldo Bonacossa, 500 m/TD.
Punta dei Due (Gran Sasso d’Italia), sperone sud – 2 ottobre 1934 – prima ascensione con Aldo Bonacossa, 100 m/TD.
Monte Emilius (Alpi Graie), parete est – 26 giugno 1935 – prima ascensione con Renato Chabod, 500 m/D+.
Pic Adolphe (Monte Bianco) – 16 luglio 1935 – prima assoluta per spigolo ovest, con Gabriele Boccalatte, Nini Pietrasanta, Renato Chabod.
Pic Gaspard (Massif des Écrins), cresta sud – 30-31 agosto 1935 – prima salita con Lucien Devies, 700 m/TD.
Ailefroide Occidentale (Massif des Écrins), via Gervasutti-Devies, parete nord-ovest – 23-24 luglio 1936 – Prima salita con Lucien Devies, 1050 m/TD+.
Cervino (Alpi Pennine), Cresta del Leone – 23-25 dicembre 1936 – prima ascensione invernale solitaria.
Punta Gugliermina (Monte Bianco), via Gervasutti-Boccalatte, sperone sud-ovest – 17-18 agosto 1938 – prima salita con Gabriele Boccalatte, 600 m/V+.
Cima Fer (Gran Paradiso), cresta nord-est – 29 giugno 1939 – prima ascensione con Maria Teresa Galeazzi, Ettore e Giuseppe Giraudo e A. Rivera.
Pyramide des Aiguilles Grises (Monte Bianco) – 20 luglio 1940 – prima ascensione assoluta per la cresta sud, con Emile Grange, PD+.
Monte Bianco/Pilone Nord del Frêney, via Gervasutti-Bollini – 13 agosto 1940 – prima salita con Paolo Bollini della Predosa, 700 m/TD.
Parete dei Militi (Alpi Cozie) – 1941 – prima ascensione della via Gervasutti di Sinistra, con Guido De Rege.
Parete dei Militi (Alpi Cozie) – 1941 – prima ascensione della via Gervasutti di Destra, con Michele Rivero.
Rocca Sbarua (Alpi Cozie), versante sud – anno ignoto – prima ascensione della via Gervasutti con compagni ignoti, 120 m/TD-.
Cima di Courmaon (Gran Paradiso), cresta est – 14 giugno 1942 – prima ascensione con Ettore Giraudo, 300 m/TD-.
Grandes Jorasses (Monte Bianco), via Gervasutti-Gagliardone, parete est – 16-17 agosto 1942 – prima salita con Giuseppe Gagliardone, 550 m/ED.
Pic Adolphe (Monte Bianco), via Gervasutti – agosto 1944 – prima salita della parete sud-est, con Gigi Panei, 250 m/TD+.
Petit Capucin (Monte Bianco), via Gervasutti, parete est – 16 agosto 1946 – prima salita con Carlo Arnoldi e Giuseppe Gagliardone, 250 m/V+.

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