di Marcello Cominetti
Recensione di Marmolada bianca di Giorgio Daidola (ed. Del Faro)
Quello di Giorgio Daidola sulla Marmolada è sicuramente un atto d’amore dovuto ma, seppure nel suo piacevole romanticismo, analizza la situazione della più alta cima delle Dolomiti con l’occhio acuto dello sciatore e dell’esperto di turismo.
La Marmolada, montagna dai mille aspetti e caratteristiche, rappresenta un capolavoro della natura anche alla luce dell’odierna fruibilità della montagna. Ha una verticale e difficile parete sud alta ottocento metri e larga tre kilometri di roccia di ottima qualità, gode di un’intorno di bellezza estetica insuperabile, ha una cima facilmente raggiungibile, piste da sci, molto terreno d’avventura per escursionisti e alpinisti non estremi e soprattutto presenta i pendii sciabili più belli delle Alpi. Sono tali per la loro inclinazione e per lo spazio da montagna “occidentale” ma non mancano anche le pendenze estreme e il tutto è facilmente raggiungibile in funivia o con un paio d’ore di pelli di foca sotto agli sci.
Molti imprenditori vorrebbero trattare la Marmolada come hanno fatto con tutte le altre montagne dove hanno costruito impianti per lo sci luna park, come giustamente lo chiama Daidola, ma così facendo dimostrano di non avere capito che la Marmolada non è come le altre montagne che la circondano.
Per le sue peculiarità potrebbe diventare un “terreno del futuro” dedicato ai sempre più numerosi novelli appassionati di scialpinismo, nonché un esempio a livello mondiale, dove questi ultimi troverebbero un area unica per tipologia del terreno, bellezza estetica e facilità d’accesso.
Dico questo alla luce dei vari progetti di sfruttamento sciistico esistenti, perché se così non fosse, la Marmolada potrebbe restare così com’è, perché va già bene. Ma viste le mire di certi imprenditori legati a schemi economici e tecnici del passato, anche se utilizzerebbero attrezzature modernissime, mi tocca essere pragmatico nell’accettare che qualcosa qualcuno la farà.
Il ghiacciaio della Marmolada lo vedo da sdraiato nel mio letto. Con il binocolo riesco a capire d’inverno le condizioni della neve ancora prima di alzarmi per fare colazione e d’estate il bordo inferiore della finestra è per me l’indicatore dello scioglimento stagionale dei ghiacci. Non ho bisogno di studi scientifici né di consultare bollettini per capire cosa succede giornalmente sul versante settentrionale della Marmolada. Per questo mi associo alle idee di Giorgio Daidola che nel suo libro ha esposto chiaramente assieme a tante indicazioni e suggerimenti per sciatori dotati di quello Ski Spirit, come lo chiama lui, che alla fine sarà quello che ci salverà l’anima e forse pure il portafogli.
Ecco cosa scrivevo su www.gognablog.com nel luglio 2021…
“Esistono poche montagne così accessibili nelle Alpi tutte che racchiudano in sé tutte le caratteristiche della Marmolada. Una parete sud alta 800m con roccia perfetta, creste per alpinismo facile, escursioni su sentiero e ghiacciaio per ogni gusto e capacità, vie ferrate, vie di roccia classiche, sportive ed estreme anche sui satelliti del versante nord, museo a cielo aperto della grande guerra e poi l’inverno. Con la neve in Marmolada c’è da sognare sui suoi pendii perfetti che soddisfano lo scialpinista tranquillo tanto quanto il freerider top level o lo sciatore estremo (come si diceva una volta). Eppure tutte queste peculiarità uniche vengono viste e valorizzate (nel vero senso di questo termine abusato anche dagli assassini) solo da coloro che le sanno apprezzare. Costoro nulla hanno a che vedere con lo sciatore da Sellaronda, ma quest’inverno con gli impianti chiusi (umanamente il migliore di tutta la mia vita) causa covid, si sono visti numeri di scialpinisti e ciaspolatori cosi elevati che dovrebbero fare riflettere i vogliosi di ovovia e collegamenti meccanici per lo sci a tutti i costi. Questi dovrebbero finalmente rendersi conto che l’utente (brutta parola, lo so, ma “quelli” capiscono solo una lingua) montagna si è evoluto. Moltissimi sciatori da Sellaronda hanno giurato che non rifaranno le pecore sugli impianti tra un bar e l’altro perché hanno scoperto le pelli di foca. E non sono pochi. Sono un potenziale notevole e un posto come la Marmolada li concentrava in parte e silenziosamente al purtroppo ormai distrutto (vero) rifugio pian dei Fiacconi a tarda primavera. La Marmolada si può collegare con un trenino a cremagliera con la val di Fassa ma per il resto è già collegata a tutto il resto. Andrebbe lasciata com’è per quanto riguarda collegamenti ulteriori. I Mahlnekt facciano pure arrivare il loro eventuale nuovo impianto poco più su di dove già arrivava la vecchia cestovia, quel tanto per collegarsi alla pista con una skiroute poco pendente. E per favore che non si mettano davanti a tutto i soliti ignoranti (aggettivo che sottolineo col cuore) campanilismi trentino/veneti, perché il confine manco si sa dove passa esattamente. Si badi alla sostanza e a quel minimo di autenticità che può fare della Marmolada un esempio nel mondo. Siamo nel 2021! Ricordiamocelo tutti. Grazie. E speriamo bene”.
In definitiva, un bel regalo da fare a Natale anche a uno sciatore da luna park per fargli scoprire lo Ski Spirit. Per fargli del bene, insomma.