di Ania Alleva
Abbandonare la città per cimentarsi in un trekking di 170 km nella Valle Maira, vivere emozioni uniche nella natura incontaminata. È questa la storia di Anna, raccontata nel docufilm Un pas après a l’autre.
Realizzato dal Consorzio Turistico Valle Maira con il patrocinio del Club Alpino Italiano e il support di Ortovox (main sponsor) e Garmont (sponsor tecnico), il docufilm è stato proiettato in anteprima l’11 luglio 2024 nello storico Cinema Mexico di Milano. Dopo una coinvolgente introduzione dello scrittore e giornalista Marco Albino Ferrari le luci soffuse del cinema si sono spente per dare il via alla proiezione. Grazie alla regia di Daniele Piatti seguiamo la protagonista Anna lungo il suo cammino attraverso i percorsi occitani alla scoperta delle tradizioni inviolate di quei luoghi. La giovane protagonista esplora con entusiasmo la Valle Maira, dai boschi del fondovalle fino alle quote più alte, entrando a contatto con i costumi locali, tra cibo, musica e storia. E un passo dopo l’altro (come suggerisce il titolo in dialetto occitano) percorre un itinerario fatto di paesaggi incredibili e molto diversi tra loro, incontri sorprendenti ed emozioni senza fine. Una volta terminata la pellicola, la serata si è conclusa con un rinfresco in compagnia per assaggiare i prodotti tipici della cultura occitana.
Parla Giovanni Neyron , Presidente consorzio turistico
Com’è nato il progetto “Esperienze Occitane” e con quale obiettivo?
Esperienze occitane è nato per valorizzare la Valle Maira e i suoi percorsi di spicco. Questo inverno è stato già realizzato un primo docufilm dedicato allo scialpinismo, Un pas après a l’autre è pensato per il trekking, mentre in programma ne abbiamo un altro sull’arrampicata. Insomma nel cuore del progetto c’è l’outdoor. In particolare con la storia di Anna abbiamo voluto mettere al centro un punto di vista diverso da quello di un atleta, dotato di una certa preparazione fisica e tecnica. Abbiamo tutta una proposta da offrire anche alle famiglie e a chi cerca rifugio dal caos della città. Detto questo la Valle Maira va comunque conquistata, perché le comodità mancano e bisogna avere un certo spirito di adattamento. In qualche modo la natura fa la sua selezione.
Quali sono le vostre politiche di gestione turistica per valorizzare il territorio?
Valorizzare è una bella parola, ma prima ancora noi cerchiamo di congelarlo, di preservarlo senza alterazioni. Le strutture turistiche sono edifici storici in cui è difficile costruire, e in ogni caso promuoviamo un turismo diverso da quello del grosso business. Non abbiamo lusso qui, chi viene in Valle Maira deve saperlo. È una filosofia che consiste nel vivere la montagna allo stato puro. Negli ultimi anni c’è stata una grande evoluzione del turismo e riscontriamo anche un gran ritorno. I clienti si affezionano e spesso amano tornare, ed è una grossa soddisfazione perché con alcuni di loro siamo diventati anche amici nel tempo. Fino al secolo scorso la Valle Maira era molto sfortunata a livello turistico, specialmente in seguito alla prima guerra mondiale e agli interventi dell’esercito. C’è stato un momento storico in cui le borgate sono state letteralmente abbandonate dalle popolazioni locali, a causa della povertà dilagante, e sono rimaste del tutto disabitate. C’era la vera miseria, basti pensare che il pane veniva fatto solo due volte all’anno; infatti si diceva “Sette mesi d’inverno e quattro mesi d’inferno”. Alcune di queste borgate sono state anche depredate e saccheggiate, altre invece sono rimaste inviolate e sono dei musei a cielo aperto, dove è possibile vedere ancora le tavole apparecchiate e le case piene di oggetti. È una cosa incredibile. Tuttavia il territorio è rimasto come in una “bolla”, è rimasto quasi intatto. Per questo è un’offerta che non potrà mai attrarre l’overtourism, ma comunque l’affluenza rimane eterogenea, dalle famiglie agli alpinisti.
Tre motivi per venire in Valle Maira?
Il primo riguarda l’autenticità del luogo, rimasto invariato nel tempo. Il secondo la natura, che la fa assolutamente da padrona, dall’alta valle a quella bassa. C’è davvero dell’incredibile paesaggistico, come i mari di nebbia visibili dall’altro o le notti stellate mozzafiato. E l’ultimo motivo riguarda la comunità che si viene a creare, chi viene qui non perde occasione per conoscere, interagire, socializzare; quindi è una scoperta anche a livello umano.