Piccolo è bello

di Giorgio Daidola
(pubblicato su L’Adige il 1° aprile 2023)

Un hotel a 3 stelle da 250 posti letto. Due seggiovie biposto e un campo scuola servito da due moderni skilift. Innevamento artificiale garantito grazie all’ampliamento di un bacino in quota. Ski pass ad un prezzo ragionevole di 25 euro. Siamo a Passo Oclini, al confine fra Trentino e Alto Adige, a 20 minuti d’auto da Cavalese. Qui non si parla di crisi delle piccole stazioni, passo Oclini è semmai un esempio da imitare. “Questa stazione è stata creata da mio nonno Alfons negli Anni Settanta”  ci racconta Fabian Foppa. Trenta anni, è lui ad occuparsi di tutto, albergo e impianti. Una sfida ambiziosa che, a causa della perdita prematura del papà, ha affrontato appena dopo gli studi in economia aziendale. 

Telemark sulla pista della seggiovia La Rocca. Sullo sfondo il Corno Bianco 2313 m.
Il Corno Nero 2439 m visto da Passo degli Oclini

Gli impianti di Passo Oclini sono inseriti nei circuiti del  Dolomiti Superski e di Fiemme-Obereggen ma non sono molti gli sciatori muniti di questi skipass a venire a sciare qui, malgrado l’ottima strada di collegamento con il frequentato Passo Lavazé, noto per la sua pista per il fondo. Preferiscono le vicine stazioni più grandi di Pampeago, del Cermis, di Obereggen. “Noi lavoriamo soprattutto con i giovani delle scuole tedesche che non hanno dimenticato come le settimane bianche di vacanze invernali siano fondamentali per sviluppare la passione per lo sci. Contiamo inoltre sui clienti fidelizzati, soprattutto famiglie con bambini, che ritornano da noi ogni anno”, ci racconta Fabian. L’albergo così ha una buona occupazione da inizio stagione fino a Pasqua e garantisce, insieme ad un altro albergo limitrofo da 70 posti letto di altri proprietari, un conto economico in leggera perdita per gli impianti. “Penso che abbiamo raggiunto un’equilibrio ottimale fra albergo e impianti, non sentiamo il bisogno di ingrandirci”, puntualizza Fabian.

Fabian Foppa
Giorgio Daidola e Fabian Foppa (a destra)

È importante notare che essendo la stazione in territorio altoatesino, non fruisce di contributi pubblici in conto esercizio come quelle trentine. “Noi i contributi li abbiamo avuti ma solo quelli in conto capitale, ad esempio per l’impianto di innevamento artificiale e per rifare uno dei due skilift. Il pareggio dobbiamo raggiungerlo con le nostre gambe, pena il fallimento” fa notare Fabian. Questa mancanza di contributi per colmare perdite d’esercizio è senza dubbio uno dei motivi della maggiore efficienza e di conseguenza del maggior numero di piccole stazioni e di impianti isolati in Alto Adige rispetto al Trentino. Per far funzionare gli impianti, per innevare e battere le piste di Passo Oclini sono necessari 12 dipendenti stagionali, in prevalenza trentini, oltre a un dipendente fisso per le manutenzioni. Due battipista dell’ultima generazione sono inoltre essenziali per mantenere sciabile la neve artificiale. “Teniamo anche una pista a gobbe di neve naturale, molto divertente e apprezzata da chi sa sciare” tiene a sottolineare Fabian che, essendo anche un  freerider e uno scialpinista, da intervistato passa subito ad intervistatore chiedendomi: “hai provato il fuori pista sotto la seggiovia del Corno Nero? Nell’ampio vallone nord ovest di quest’ultimo c’è un altro fuori pista eccezionale”.

Questa breve intervista ad un giovane impiantista come Fabian ci sembra dimostrare come sia necessario essere sciatori completi per gestire bene una stazione.

Il Corno Nero 2439 m e l’albergo omonimo a 1989 m.
Corno Bianco 2316 m e seggiovia omonima dall’arrivo della seggiovia La Rocca. In basso a destra l’hotel Schwarzhorn-Corno-Nero al Passo Oclini.

Oggi è sabato ma, essendo agli sgoccioli della stagione, le piste sono quasi deserte. Faccio notare a Fabian che se questa bassa affluenza è positiva per poter sciare senza l’incubo di essere falciati dai soliti sciatori o snowboarders kamikaze, essa è senza dubbio negativa per i bilanci della piccola stazione.  La risposta è immediata: “È vero, dobbiamo puntare di più sugli sciatori locali nei weekend. Purtroppo siamo un po’ isolati, essendo già fuori dalle valli circostanti  e in un altro comune con un’altra piccola APT. Contiamo sul passoparola e sul basso prezzo degli skipass. I costi aumentano ma teniamo duro. Pensa che in quattro giorni di innevamento tecnico il consumo di elettricità è stato pari a quello della piccola seggiovia per l’intera stagione”. Questo malgrado l’altitudine di Passo Oclini (1989 metri) permetta di produrre neve con temperature ottimali. La piccola stazione ha indubbiamente dalla sua un altitudine ideale per non temere, almeno per qualche decennio, l’aumento delle temperature e la mancanza di precipitazioni. Gli stupendi panorami, il sole, il senso di spazio, i facili percorsi in sci per bambini come la Via del lupo, la possibilità di lunghe passeggiate ad anello sulla neve, fanno il resto. Un esempio sul quale riflettere.

More from Alessandro Gogna
Energia geotermica pulita
La tecnologia di Quaise Energy, società fondata da ricercatori del Mit, raggiungerebbe...
Read More
Join the Conversation

2 Comments

  1. says: Carlo Crovella

    Un esempio sul quale riflettere, certo. Ma non solo “noi” che amiamo lo sci, la neve e la montagna come una volta. Dovrebbero riflettere le autorità nell’impostare il modello di business della montagna invernale. Basta grandi caroselli, non dico che dobbiamno abbattere u tralicci, ma NON si devono prevedere ulteriori ampliamenti (quindi NO Cime Bianche, NO funivia Plateau Rosa-Piccolo Cervino, Non nuova funivia sopra Pila….). Piuttosto aiutare finanziariamente le piccole come queste, anche con iniziative quali favorire le gite scolastiche in tali luoghi. A chi mi obietta che pochi studenti italiani sanno sciare, ribatto che per trascorrere una settimana in montagna non è necessario saper sciare. Anzi la montagna innevata dovrebbe entrare nel processo di educazione e di crescita dei ragazzi/e, specie di quelli che vivono lontano dalle montagne. D’inverno non si fa solo sci: ciaspole, fondo, anche solo correre nella neve, respirare l’aria di montagna e conoscere un mondo che per molti adolescenti italiani è letteralmente “tabu”.

  2. says: Grazia

    Certamente, Carlo, ma forse nel 2023 dovrebbe essere chiaro a tutti che l’innevamento artificiale non è più sostenibile per nessuno e che non si debba sciare a tutti i costi – nel senso letterale del termine.

    Leggere che un bacino idrico è dedicato solamente alla neve artificiale, sapendo quanto a valle gli agricoltori facciano fronte a gravi problemi, mi sembra fuori dal tempo e auspico che una piccola realtà, come quella dipinta in questo articolo, pensi a nuove opportunità turistiche invece di continuare a depredare risorse preziose comuni come l’acqua.

Leave a comment
Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *