L’area all’interno del Parco Naturale Regionale di Porto Conte, oggetto dei contestati lavori di ristrutturazione di una vecchia caserma in albergo, paradossalmente da qualche mese è stata designata come zona protetta dal Ministero della Transizione Ecologica d’intesa con la Regione Sardegna. Ma continuano i lavori in corso per l’albergo con piscina: e l’ambiente?
Punta Giglio diventa Zona Speciale di Conservazione
(ma continuano i lavori per l’albergo)
di Luigi Manconi
(pubblicato su lastampa.it il 2 ottobre 2021)
Punta Giglio è un promontorio all’interno del Parco Naturale Regionale di Porto Conte, a circa 14 km da Alghero, sulla costa nord-occidentale della Sardegna. È una delle due straordinarie falesie che si trovano in quell’area ed è costituita da una dura roccia calcarea, che protegge il sito di Portus Nynpharum, una baia conosciuta già dagli antichi Romani.
Qui è previsto, ed è già in fase avanzata, un progetto di ristrutturazione intorno alla vecchia caserma della batteria antinavale che si trova sulla punta estrema della falesia. La trasformazione consiste nella realizzazione di una struttura ricettiva in cui svolgere attività a fini turistici. Gli spazi garantiscono 20 posti letto divisi in 7 camere fornite di tutti i servizi, un ristorante con 80 coperti, di cui meno della metà allestiti all’esterno in zone disboscate e sottratte alla naturale vegetazione; e una sorta di piscina (definita “vasca ludica” o “vasca ricreativa”) ricavata dall’abbattimento di una parte della vecchia cisterna, utile a prelevare e raccogliere le acque meteoriche.In apparenza il progetto avrebbe ottenuto tutte le autorizzazioni legali, pure se su qualcuna persistono dubbi, così come ne resistono sulla fase conclusiva dell’iter autorizzativo. E, tuttavia, la cooperativa titolare della concessione, Il Quinto Elemento, sembra aver agito con accortezza sufficiente a evitare contestazioni sul piano giuridico (ma si vedrà).
Resta un interrogativo etico, grande come una casa (si potrebbe dire: come un residence): è giusto mettere a repentaglio la fantastica integrità di Punta Giglio, dal momento che si tratta – per definizione e per diritto naturale – di un bene comune del quale potrebbero godere i nostri figli e i figli dei figli?
Oggi, raggiungere la falesia e i manufatti storici è impossibile perché, a impedirlo, c’è il cancello del cantiere. E la strada, oggetto nelle scorse settimane dei devastanti lavori per la posa dei collegamenti idrico-fognari, è solo da qualche giorno parzialmente accessibile nel fine settimana, sotto lo stretto controllo della società concessionaria che registra i nominativi di quanti intendano percorrerla. Resta il fatto che i lavori su quel tratto hanno ridotto in condizioni pietose i circa 4 chilometri del percorso a causa dell’asporto di oltre mille tonnellate di pietrame calcareo, alterandone di fatto la qualità.
Qui di seguito sono le immagini del cantiere aperto a Punta Giglio. Sono i lavori di “restauro e rifunzionalizzazione” che trasformeranno la vecchia caserma della batteria antinavale in una struttura turistica con piscina. Con evidenti ripercussioni su fauna, flora e paesaggio. E ora qualcuno pretenderebbe di ottenere una autorizzazione postuma? Con quale coraggio si può cercare di mascherare da “intervento di lieve entità” all’interno di una pratica di “variante non sostanziale” questa brutale devastazione di un contesto paesaggistico integro e tutelato, di eccezionale valore naturalistico, geo-morfologico, speleologico, botanico, faunistico, paleontologico, archeologico, storico e culturale-identitario? Qual’è l’istituzione disposta a sorvolare sulla gravità dell’abuso? LEGGI Proteggiamo Punta Giglio, di Dacia Maraini, Sandro Veronesi, Bianca Pitzorno, Mario Tozzi, Vittorio Emiliani, Alessandro Bergonzoni e Luigi Manconi.
Dopo un simile danno (e dopo chissà quanti altri in futuro), poteva mancare la beffa? Questa c’è stata, eccome, anche se qui la registro con colpevole ritardo. Sulla Gazzetta Ufficiale del 10 giugno 2021 viene pubblicato un decreto del 20 maggio 2021 del Ministero della Transizione Ecologica, d’intesa con la Regione Sardegna, in cui il sito di Punta Giglio viene designato come Zona Speciale di Conservazione (ZSC), appartenente alla regione biogeografica mediterranea. E, di conseguenza, come ha sottolineato lo storico dell’Università di Sassari, Piero Sanna, viene “assoggettato a speciali obiettivi e misure di conservazione e sottoposto a un regime di protezione rafforzata”. Bella consolazione: siamo in Europa, siamo riconosciuti dalla Commissione europea come Sito di Importanza Comunitaria (SIC), ma poi – alla resa dei conti – il paradigma degli interventi di trasformazione ha sempre quel “cuore antico”: e un segno sgraziato, uno stile sghembo, un’impronta greve.