Un rifugio gourmet a 2101 m di quota cinto da un panorama “davvero mozzafiato” su tutta la Valle Rendena, con vista a 360 gradi sul Gruppo dell’Adamello (dal Carè Alto alla Presanella) e sulle pareti delle Dolomiti di Brenta, poco distanti, sul versante opposto. E’ il “rifugio” del Doss del Sabion, struttura che presto riaprirà i battenti in veste completamente rinnovata. Il gestore: “Ora qui non soltanto escursionisti e sciatori ma anche chi, in scarpe da ginnastica, vorrà raggiungerci (comodamente in funivia e poi con scale mobili e ascensore) per provare l’esperienza in uno dei due ristoranti o partecipare ai futuri après-ski o eventi“.
Rifugio gourmet
di S.D.P. (redazione de ildolomiti.it)
(pubblicato su ildolomiti.it il 3 dicembre 2023 e su ildolomiti.it il 4 dicembre 2023)
Un rifugio gourmet a 2101 metri di quota, cinto da un panorama “davvero mozzafiato”. E’ il rifugio del Doss del Sabion, struttura che presto riaprirà i battenti in veste completamente rinnovata: “Dopo la ristrutturazione dell’impianto di risalita abbiamo messo mano anche al rifugio, al quale ora si arriverà grazie a delle scale mobili o in ascensore“, premette il gestore Daniele Bertolini.
Due piani, due ristoranti, due terrazze e una selezione di piatti e vini invidiabile, partendo dalle eccellenze del territorio ma ampliando l’offerta con prodotti italiani e non, “per andare incontro ai gusti (davvero) di tutti“. E’ quanto sarà possibile trovare nel nuovissimo rifugio Doss del Sabion, ampliato e ristrutturato non soltanto in chiave ‘green‘ ma anche moderna (da come viene descritto sembra che tutto ciò che ha requisiti green necessariamente non abbia nulla di moderno, NdR)
La struttura in quota accoglie sciatori e escursionisti dal 1969. Negli anni ha subito continui ammodernamenti e ampliamenti: in concomitanza della sostituzione della ex seggiovia 4 posti con la nuova telecabina ‘immersiva’ (QUI I DETTAGLI), nel corso dell’estate 2023 sono stati effettuati altri importati lavori di restyling (e ampliamento), che hanno restituito una struttura completamente rinnovata.
L’accesso al (nuovo) rifugio avverrà ora direttamente dalla stazione a monte della nuova telecabina: sarà possibile salire alla struttura tramite scale mobili o ascensore. “Al primo livello sarà possibile trovare un bar affacciato sulle Dolomiti di Brenta – fa sapere Bertolini – che per intanto resterà però chiuso. Al secondo livello, invece, un bar ‘provvisorio’ e ben due ristoranti con proposte completamente diverse in un ambiente nuovo, moderno e accogliente“, con tanto di terrazza servita da chiosco “con panini e patatine per un pranzo veloce da gustare all’aria aperta“.
Da un lato del secondo piano un ristorante con oltre 100 posti a sedere e “un menù classico, piatti tradizionali e pasti più veloci“. Dall’altro, un ristorante gourmet con piatti ricercati e una cantina “con un’ottima selezione vini, partendo dalle etichette del territorio con un’attenzione particolare al Trento doc ma anche con proposte nazionali ed estere“. Due anche le terrazze a disposizione, una per piano: “Quella al primo livello è da ultimare – fa sapere il rifugista – Ospiterà après-ski e turisti ed escursionisti che vorranno prendere il sole o godere del panorama“.
Anche noi siamo certi che questa ristrutturazione amplierà l’offerta della struttura in quota, anche se la data ufficiale di riapertura non è ancora stata stabilita: “Con la nuova telecabina non ci raggiungeranno solo gli sciatori o gli escursionisti ma anche chi vorrà venire qui in scarpe da ginnastica per provare le nostre proposte (quella estiva, in particolare, verrà rafforzata, NdA)”.
“C’è un po’ di stanchezza per il grandissimo lavoro fatto in pochi mesi – confessa Bertolini – ma anche tantissimo entusiasmo per questo nuovo inizio. In futuro non mancheranno anche eventi o serate con musica: abbiamo predisposto locali e illuminazione per fare in modo che non manchi davvero nulla“.
Il commento di Carlo Alberto Zanella
“Chiamatelo albergo di montagna o chalet ma non rifugio – esordisce a Il Dolomiti Carlo Alberto Zanella, presidente del CAI Alto Adige – Non sono contrario a questo tipo di costruzioni ma credo si debba iniziare a scegliere la denominazione giusta“.
Il commento di Zanella è riferito non soltanto al nuovo rifugio gourmet realizzato di recente (con tanto di impianto di risalita in vetro per godere per un’esperienza davvero immersiva ndr) ma anche alle tante strutture di montagna che nel tempo hanno deciso di modernizzarsi al punto da scegliere di “costruire saune a 2000 metri o addirittura discoteche – fa notare – Tutte cose di cui, in quota, non avevamo bisogno“.
Secondo il presidente del CAI Alto Adige, infatti, certe esperienze è bene che restino fruibili solo in valle, “perché sulle terre alte c’è già tanto altro – prosegue nella riflessione – Panorami da apprezzare nel silenzio e senza il bisogno di aggiungere cose in più“. Un pensiero ma anche una presa di posizione, quella di Zanella, che qualche tempo fa aveva dichiarato: “In montagna abbiamo costruito panchine giganti, parchi giochi e ormai ogni tipo d’attrazione per turisti: tutte cose inutili“.
“Torno a dire – tiene a sottolineare – che non ho nulla in contrario se una struttura in quota sceglie di offrire ai clienti cibi gourmet o fa pagare le stanze 400 euro a notte: così facendo, però, si smette d’essere rifugio e allora sarebbe bene utilizzare la denominazione giusta come ‘albergo’ o ‘chalet'”. Altrimenti, il rischio è che il turista pretenda lo stesso trattamento anche altrove” e che davanti ad un piatto di minestra si lamenti o esiga la doccia calda a 2.000 metri di altitudine“.
“Non tutti abbiamo la stessa idea della montagna – conclude Zanella – Sono però convinto che, offrendo aperitivi, saune e aprés-ski il rischio sia quello di attirare tante persone che delle terre alte non capiscono davvero nulla. Non è la montagna a doversi adeguare al turista ma il turista a doversi adeguare a quanto è già possibile trovare“.
Il succo è nella conclusione dell’articolo:
“Sono però convinto che, offrendo aperitivi, saune e aprés-ski il rischio sia quello di attirare tante persone che delle terre alte non capiscono davvero nulla.
Non è la montagna a doversi adeguare al turista ma il turista a doversi adeguare a quanto è già possibile trovare“.
A mio parere, il tutto, abbinato alla denominazione Rifugio, è semplicemente vomitevole, disgustoso.
E mi permetto di “dissentire” dal Sig. Zanella, troppo educato, gentile, ragionevole. Certe cose, anche se fossero chiamate chalet, alberghi, non dovrebbero esistere in posti diversi da centri abitati o lungo strade, vie, ecc. Impianti di risalita in vetro, immersivi, ecc. A quando e come, lo stop e il rinsavire globale ?
Il rifugio a cinque stelle è “sostenibile” (così ci raccontano). Non possiamo farci niente.
P.S. Corre voce che colà, la sera di San Silvestro, si festeggi con pandori Ferragnez. Il GognaBlog può indagare nel merito?
Non abbiamo tutti la stessa idea di montagna perché l’idea originaria è stata talmente addomestica e modellata secondo i criteri cittadini di una ristretta élite, da modificarsi nell’immaginario collettivo.
Provo tristezza per questa porzione di umanità che non ha occhi per vedere, cuore per amare e gambe pronte a misurare con i propri passi lo spazio.
23 Dicembre 2023 alle 10:37 (Modifica)
In un paese (serio) con a disposizione circa 110.000 leggi e 33.000 decreti alcuni risalenti a Cavour e non ne sa o non ne vuole pescare nemmeno uno per impedire questa presa per il culo all ambiente l ultimo vagone è la serietà…
Questo tipo di turismo porta soldi. Per questo è difficile che venga limitato. Con buona pace dei detrattori.
Unica alternativa è andare altrove senza divulgare la destinazione per evitare affollamento .