Su una nave rompighiaccio in Antartide

Il giornalista Stefano Valentino ci porta a bordo della nave Laura Bassi.

Su una nave rompighiaccio in Antartide
(
per scoprire i segreti del clima )
di Stefano Valentino
(pubblicato su corriere.it/sette  il 27 gennaio 2023)
Foto di Stefano Valentino

Il destino del clima è scritto nel ghiaccio dell’Antartide
I suoi tentacoli bianchi si insinuano nel mare aperto, mentre navighiamo con la nave polare Laura Bassi dell’Istituto nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale di Trieste (OGS), salpata il 6 gennaio dalla Nuova Zelanda. Quest’ultimo lembo di civiltà si è ormai dileguato oltre 3000 Km a nord. L’estrema frontiera meridionale del pianeta offre agli scienziati a bordo dati indispensabili per prevedere l’impatto del riscaldamento globale.

Fenomeno che l’uomo stesso ha esacerbato con l’aumento di CO2 e delle temperature in atmosfera. A tratti, con moto ipnotizzante, la chiglia taglia in due la banchisa che scintilla nel giorno senza fine. Nell’estate australe il sole non tramonta mai.

All’orizzonte, gigantesche sagome lattiginose rivelano il continente ghiacciato. Nel bianco incessante, punteggiato da foche e pinguini, che unisce terra e acqua si nascondono segreti che i ricercatori tentano di carpire calando nelle profondità oceaniche gli strumenti custoditi nell’imbarcazione-laboratorio.

I dispositivi misurano caratteristiche fisiche e chimiche dell’acqua e dei sedimenti, riducendo a una serie di equazioni scientifiche tutto l’incanto del luogo più irraggiungibile del mondo.

La campagna oceanografica
Come ogni anno, la 38a campagna oceanografica del Programma Nazionale di Ricerca in Antartide (PNRA), gestito da ENEA e CNR, viene condotta nel Mare di Ross che lambisce il litorale dove si annida la stazione italiana Mario Zucchelli. L’abbiamo appena raggiunta per lo scarico di materiali necessari al personale in loco. In questo spazio terracqueo si intersecano elementi cruciali del clima terrestre.

Il ghiaccio marino che si frantuma rombando sotto lo scafo mette in azione un complesso meccanismo di «climatizzazione» planetaria che assorbe il calore in eccesso all’equatore, rendendo la vita possibile anche alle nostre latitudini.

«Ghiacciandosi, l’acqua rilascia sale nelle masse d’acqua sottostanti che, diventando dense e pesanti, sprofondano e fluiscono verso nord, garantendo così un’equa distribuzione del calore sul globo terrestre», spiega Pasquale Castagno, coordinatore scientifico della spedizione e responsabile del progetto MORSea dell’Università Parthenope di Napoli, nonché ricercatore di quella di Messina, «coi nostri apparecchi teniamo sotto costante osservazione il livello di salinità dell’acqua, da cui dipende il corretto funzionamento di questo importante motore dell’equilibrio climatico planetario».

Alcuni anni fa, l’afflusso di acqua dolce dovuta alla fusione dei ghiacciai continentali aveva innescato una preoccupante diluizione salina. L’allarme è temporaneamente rientrato, come indicano le tendenze più recenti.

Come cambiano i ghiacci
Ma i ricercatori restano vigili, tanto più che i ghiacciai continuano a fondersi, rischiando di provocare non solo un’eventuale nuova de- salinizzazione ma anche un aumento del livello del mare. «E’ fondamentale formulare modelli predittivi che anticipino l’entità di future fusioni glaciali», spiega Luca Gasperini, ricercatore dell’Istituto di Scienze marine del CNR che durante la navigazione scandaglia acusticamente i fondali per individuare segni di arretramento o avanzamento delle lingue glaciali sottomarine negli ultimi 10 mila anni (ossia il periodo intercorso dall’ultima glaciazione).

L’obiettivo è confrontare la variazione nel tempo dei fronti glaciali con quella dell’atmosfera intrappolata nelle carote di ghiaccio estratte sul continente col progetto Beyond Epica, che quest’anno verranno trasportate per la prima volta con la nave in Italia per l’avvio delle analisi.

«Il raffronto ci permette di prefigurare le condizioni di CO2, e quindi di temperatura, che potrebbero innescare una fusione della calotta glaciale antartica che sommergerebbe le zone costiere», conclude Gasperini.

Oltre a causare la fusione dei ghiacciai continentali, l’aumento del calore atmosferico frena la formazione di ghiaccio marino, riducendo l’apporto di sale in mare e minacciando così di inceppare la circolazione oceanica che mantiene stabili le condizioni climatiche anche a casa nostra.

A studiare l’interazione tra temperatura, ghiaccio e acque dense, tramite il prelievo dei depositi sul fondo, è Tommaso Tesi, paleoclimatologo dell’Istituto di Scienze Polari del CNR che afferma: «Capire questa connessione è essenziale per avere un’idea dell’effetto che l’attuale surriscaldamento dell’aria potrebbe avere sulle dinamiche climatiche globali».

Nota
La spedizione giornalistica in Antartide e stata realizzata grazie all’invito del PNRA che ha ospitato Stefano Valentino a bordo della nave Laura Bassi e si e avvalsa della collaborazione con Morgana Production.
Attrezzature e supporto sono state fornite da Avventure nel mondo https://www.viaggiavventurenelmondo.it, Telespazio https://www.telespazio.com, Canon http://canon.it e Huawei http://huawei.com.

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1 Comments

  1. says: Grazia Pitruzzella

    Per i più sono viaggi ed esperienze inimmaginabili ed è sempre bello leggerne racconti.

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