Impresa non è mai riuscita: 1.200 km fino al Polo, 600 per la costa.
Traversata dell’Antartide in bici
L’ultracyclist italiano Omar Di Felice è partito per la sua traversata dell’Antartide in bicicletta.
Dopo aver trascorso alcuni giorni in Cile a Punta Arenas, grazie alle condizioni meteo favorevoli, ha potuto prendere il piccolo velivolo con cui è atterrato sul suolo Antartico, al campo base Union Glacier, con tutta l’attrezzatura per la sua traversata. Qui è rimasto per 6 giorni senza potersi muovere a causa dei forti venti.
Alle ore 21.00 del 26 novembre 2022 ora locale, l’una di notte del 27 in Italia, Omar è partito dalla base di Union Glacier. Un aereo lo ha scaricato dopo cena a Hercules Inlet, ed è partito da qui per la prima tappa della sua impresa.
“All’improvviso il vento si è placato e il pilota è corso a chiamare: si parte! – racconta Omar – Ancora seduto a cena ho chiuso la tenda velocemente e mi sono precipitato. Dopo venti minuti ero solo, nell’immensità dell’Antartide con il vento ad urlare forte contro di me. I primi 5 km sono stati i più surreali e incredibili della mia vita: pedalare in equilibrio tra i sastrugi (erosioni della crosta ghiacciata, NdR) creati dal vento, tentando di seguire la traccia solo con l’aiuto della bussola“.
L’intento di Omar era di percorrere oltre 1.200 km per raggiungere il Polo Sud, quindi altri 600 per arrivare alla costa del Leverett Glacier. Un’impresa mai riuscita integralmente a nessuno in sella ad una bicicletta. Unico punto dove poter eventualmente rifornire le scorte: base del Polo Sud. Condizioni permettendo (con il tempo limite per la traversata stabilito entro il 20 gennaio 2023, data di scadenza dei permessi di permanenza in Antartide)), Omar voleva percorrere nuovamente a ritroso la via verso il Polo Sud.
La bicicletta con cui Omar tentava l’impresa è un modello speciale di Fat Bike, sviluppata per lui dalla ditta veneta Wilier Triestina.
Invece Omar Di Felice si è fermato. La sua avventura in Antartide è finita, interrotta da “gravi problemi personali”, come ha annunciato il suo team il 4 dicembre 2022.
Nessun commento in più fino al post, su Facebook, dello stesso Di Felice (6 dicembre 2022) che spiega una situazione complessa, sicuramente peggiorata dalle condizioni meteo proibitive che sono andate oltre le aspettative e lo avevano costretto, in queste prime tappe, a percorrere pochi chilometri al giorno o a stare chiuso nella tenda in attesa di miglioramenti lenti, temporanei e non sufficienti ad affrontare il resto dell’impresa che si era proposto.
Ci vuole coraggio anche a decidere di interrompere un’impresa a volte, più che a proseguirla alla disperata. Di seguito le parole di Omar Di Felice direttamente dal suo post:
“Non chiudo occhio da 36 ore: sarei falso se non ammettessi che il sentimento predominante ora è “tristezza”.
Credo sia giusto raccontare cosa io abbia vissuto e cosa ci sia dietro quel “gravi problemi personali” che non mi ha permesso di andare avanti.
L’anno appena trascorso è stato un concentrato di dolore: mantenendo la riservatezza di cui ho bisogno per salvaguardare la mia privacy, mi sono trovato a lottare con cose ben più grandi di me, a partire dal ripresentarsi di problemi familiari che hanno accompagnato la mia vita.
Problemi dai quali sono emerse alcune gravi cose subite quando ero ancora bambino.
“Il corpo ricorda ciò che la mente dimentica”: Forse un giorno riuscirò a squarciare il velo di vergogna che copre una ferita ancora fresca.
Durante questa settimana, in tenda, mi sono trovato a non lottare più soltanto contro il freddo, il vento o l’equilibrio precario.
Gli incubi notturni non hanno abbandonato la mia mente. I risvegli improvvisi e le lacrime a bagnare il viso fino a non poterne più hanno reso difficile ogni più piccola azione.
Alcune brutte notizie hanno amplificato il tutto.
Non mi sono mai considerato un eroe.
Sono una persona normale che, come tutti, soffre e in quell’universo chiamato vita si trova ad affrontare il dolore di familiari malati gravemente, di traumi infantili da risolvere, di problemi che spesso si pensa erroneamente non riguardino chi ha il coraggio di inseguire i propri sogni attraverso vite straordinarie.
La scelta che ho fatto, di coraggio e dolore al tempo stesso, e’ stata l’unica possibile in questa condizione per non venir meno a quel patto di fiducia con la vita.
Fermarmi un attimo prima di rischiare di perdere completamente la lucidità e’ stato il passo più sofferto ma l’unico possibile.
So con quanta passione mi avete seguito: per questo vi posso dire che questo sarà solo il punto di ripartenza verso un orizzonte ancora più denso di sogni e sfide.
A partire dall’ ANTARTIDE: tornerò quaggiù ben prima di quanto chiunque possa immaginare. Lo devo a me, a voi e a tutte le persone che credono in questo progetto
Grazie di cuore per la vicinanza mostrata.
Omar“.
Il commento
di Carlo Crovella
Nell’era del riscaldamento globale, dei ghiacciai che spariscono a vista d’occhio, dei fenomeni naturali improvvisi ed esasperati, in parole semplici del pianeta che sta implodendo per le conseguenza dell’agire dell’uomo, ha ancora senso che si realizzino iniziative come questa in verso stile “NO LIMITS”? Forse non è più tempo per “imprese” di questa natura. Gli ultra-performer, essendo personaggi di spicco mediatico, con il loro comportamento dovrebbero insegnare a tutti gli altri che la vera impresa, oggi, è sapersi porre dei limiti, nel nome del comune interesse.