Custode e testimone della storia e della cultura dell’alpinismo, Euro Montagna è morto a 89 anni il 29 ottobre 2020 per CoViD-19, a Genova. Ne abbiamo già parlato due anni fa in questa sede e oggi, a due anni esatti da quel triste giorno, vogliamo ritornare a ricordarlo con altri contributi, scritti e fotografici.
Euro Montagna: due anni dopo
L’ultimo tiro di corda
di Erika Dellacasa
(pubblicato su Pietragrande 2021, annuario del CAI – Sezione di Bolzaneto)
Quando ha saputo che Euro se n’era andato (credo che a dirglielo sia stato Gabbe, per telefono, in quei mesi di comunicazioni solo a distanza) mio padre, Gino Dellacasa, non è riuscito quasi a parlarne, a tradurre nelle poche parole della cronaca quello che era appena successo. Il malessere, l’allarme in casa, l’ospedale, il ricovero, il saluto alla famiglia e il non ritorno. Ma papà mi ha telefonato subito. Ho cercato nella memoria gli incontri più recenti con Euro, sicuramente alla mostra fotografica che si era tenuta a Palazzo Ducale, “L’ultimo tiro di corda. Volti e storie del Club alpino a Genova“, ma prima ancora in un negozio di fotografia alla Foce (Top Market Foto Video, NdR). Ecco, l’ultimo tiro di corda questa volta era definitivo. So quanto erano legati mio papà e Euro, e mi accorgo che usare la parola “legati” pensando agli alpinisti vuoi dire qualcosa di più. Alpinista mio papà ci si sente sì e no, è sempre a ricordare a tutti che poi, in fondo, ha fatto poche cose veramente interessanti in un tempo breve e quelle poche spesso grazie a Euro, mentre per Euro papà è sempre stato convinto che “lui sì, era un grande alpinista”. Che carattere, Euro. Quante volte papà mi ha raccontato di come si sono mandati a quel paese in parete e di come Euro gli abbia raccomandato di darsi all’ippica o il suo equivalente. Poi tutto diventava motivo di risate.
Così il primo pensiero di papà è stato: ricordare. Dobbiamo ricordare Euro. Dobbiamo fare qualcosa. Euro scriveva, libri, diari, appunti. Fotografava. Preciso. Pignolo, anzi, a dirla tutta. Annotava ogni salita, data, via, i compagni di cordata. Gli album fotografici di Euro! A partire dagli anni Cinquanta, quelle foto piccoline, in bianco e nero ancora un po’ virate al seppia, con i bordi fustellati, e sotto la sua calligrafia netta. In più, incollate alle pagine, inamovibili. “Ma sono francobolli!” Si è disperato l’amico Marino che doveva lavorare al video che papà aveva in testa. Ha provato prima Maria, la figlia di Cinzia e nipote di Euro, a rifotografarle tutte con il cellulare, ma niente da fare: troppo piccole, senza contrasto, si sgranavano, impossibile utilizzarle. Allora via, a prendere gli album a Bolzaneto e con santa pazienza scannerizzarle tutte. Una per una, centinaia di foto. Catalogarle… e se gli album, così preziosi, si spaginano? Che ansia. In due a tenerli fermi sotto lo scanner. Però ce l’ha fatta, Gino, a ricostruire quel lungo percorso alpinistico, dal bianco e nero al colore (poco). Forse la montagna è in bianco e nero. Alla fine, ci sono voluti mesi, il video ha preso forma e il libretto che in tipografia era partito come un piccolo depliant si è ingrossato fino a quando si è dovuto dire stop a chi avrebbe voluto aggiungere ancora una parola, un ricordo, una pagina. Gino voleva ricordare Euro ed essergli riconoscente per tutto quello che ha fatto. Un modo per sentirsi ancora un po’ vicini, a novant’anni. La serata a Palazzo Ducale è stato il punto d’arrivo, la vetta, ma, come sanno gli alpinisti, il come ci si arriva, per quale via, conta forse di più. La via dell’amicizia, certo.
Di Euro e delle sentinelle della memoria
di Serafino Ripamonti
(pubblicato su Pietragrande 2021, annuario del CAI – Sezione di Bolzaneto)
La prima volta che incontrai Euro, era in una foto mentre da ragazzino armeggiava con chiodi e staffe sulle rocce della Pietra Grande. La trovai fra le pagine di una guida delle scalate in provincia di Genova, con la quale cercavo di orientarmi nell’orizzonte del nuovo ambiente in cui da poco mi ero trasferito. La didascalia diceva solamente “Foto Euro Montagna”. Non sapevo neppure se lui fosse lo scalatore ritratto nell’immagine, o semplicemente l’autore dello scatto. Quell’incontro occasionale però mi portò aria di casa. Le sfumature di bianco e nero della foto mi fecero capire qualcosa di più del posto dove ero arrivato, e mi convinsero che, in fondo, non era poi così diverso da quello da cui provenivo. Quel giovane scalatore avrebbe potuto essere benissimo uno di quelli nel cui mito ero cresciuto e che, in qualche caso, avevo avuto la fortuna di conoscere di persona: un Riccardo Cassin, un Carlo Mauri, un Casimiro Ferrari.
Oppure qualcuno di quei personaggi, sconosciuti nel mondo, ma che hanno rappresentato la vita, il colore e il folclore della tradizione alpinistica da cui provengo. Proprio come gli scalatori genovesi anche loro erano cittadini. Spesso arrivavano alle montagne nel fine settimana, dopo aver smesso i panni dell’operaio, e, nello spazio-tempo di azione della domenica, non avevano a disposizione grandi pareti su cui cimentarsi, ma solo “sassi”, che la loro fantasia e passione trasformavano in palestre: miniature e assaggi delle avventure sulle “montagne vere” alle quali ambivano. Certo la Grignetta offre agli scalatori qualche opportunità in più della Baiarda, ma al confronto con le pale delle Dolomiti o le aiguilles del Monte Bianco, anche le sue torri di calcare non sono altro che degli umili “paracarri”…
Era bastato quel brevissimo incontro con Euro per fare esperienza del suo talento straordinario e preziosissimo: la capacità di farsi testimone della memoria, di raccontare storie e suscitarne di nuove, anche oltre la sua stessa volontà esplicita, come nel caso della foto che mi era occasionalmente capitata fra le mani. Negli anni successivi ho avuto tante altre occasioni per averlo al mio fianco, senza mai incontrarlo personalmente. Anche oggi lo ritrovo spesso fra le pagine delle guide della collana CAI Touring di cui è stato autore. Strano modo di palesarsi il suo: essere presente nell’assenza. In quelle pagine cosi piene di nomi, luoghi, fatti e numeri, Euro compare di rado. Non gli piace stare fra i protagonisti e anche il posto del narratore pare stargli scomodo. Difficile trovarlo anche lì.
Ci sono quelli che raccontano sempre in prima persona, che sono fi presenti e danno la loro versione dei fatti anche quando parlano della conquista del Cervino o della scoperta dell’America. Euro no. Lui lo trovi piuttosto nel bianco fra le righe, nelle parole che non ha voluto scrivere. Non ho mai capito perché, fino a quando i suoi amici non l’hanno svelato nella serata in suo ricordo a Palazzo Ducale. Questa era l’arte di Euro: togliere, asciugare le parole, tacere il superfluo per mettere in risalto l’essenziale, il fatto. Sgombrare il campo dagli aggettivi per fare spazio alle cose, ai dettagli che fanno la differenza. È solo così che si può scrivere una guida che davvero guidi.
Mi sarebbe davvero piaciuto avere la possibilità di dare a quelle parole e a quei silenzi una voce, un volto e un corpo. Vorrei aver avuto l’onore di incontrare almeno una volta Euro in presenza, per assistere alla meraviglia che tanti mi hanno detto: vedere quel linguaggio scarno ed essenziale fiorire di aneddoti, gustosi accenti e motti dialettali, sguardi severi e sorrisi carichi di vitalità ed energia. Ma questo è un privilegio che è toccato a pochi fortunati: incontrare l’uomo oltre il personaggio; poterlo chiamare amico oltre che maestro e commuoversi raccontandolo, perché il racconto di lui è anche racconto di sé stessi, di come si è diventati ciò che si è. E in ciò che si è ne va del senso e del valore del percorso fatto assieme, fra le montagne e nella vita… Le mie parole a proposito di Euro non possono che essere più generiche e forse un po’ troppo “filosofiche”, ma tant’è… ve le consegno senza troppo rimuginarci, sperando che possano essere di una qualche utilità.
Penso al suo immane sforzo di custode della memoria e al valore che la conoscenza, che lui si è prodigato a salvare dall’oblio, può avere per noi, oggi. A cosa serve tutto questo ricordare, censire, catalogare? A cosa serve farsi testimoni della storia e della cultura dell’alpinismo (come di qualsiasi altra storia e cultura)?
Penso a tutto il suo raccontare e anche al suo tacere, e mi dico questo: forse le persone come Euro sono un po’ come la sentinella di biblica memoria. “A che punto è la notte?”, chiede il viandante, e la risposta è “Viene la mattina, e viene anche la notte. Se volete interrogare interrogate pure; tornate e interrogate ancora” [Isaia 21,11-12]. Ecco, forse il compito di questi testimoni e il valore di ciò che tramandano, non sta nel dare una risposta risolutiva, ma nel fare costantemente spazio alla domanda. A cosa servono i ricordi che loro ci consegnano? A cosa le loro conoscenze, la loro sapienza? Non certo a conservare e venerare come una reliquia ciò che è stato e neppure a indicarci cosa dovrà essere. Come ogni altro aspetto della vita, anche quella curiosa pratica che è l’andar per montagne è qualcosa che costantemente si rinnova, qualcosa a cui ciascuno di noi è chiamato ogni giorno a dare un nuovo significato. Noi siamo il viandante che costantemente sta lì, sulla soglia fra la notte e il giorno, e costantemente chiede del proprio destino.
La memoria che i custodi come Euro ci consegnano non è una risposta, ma è ciò che consente alla domanda di non cadere nel vuoto. Il suo valore si chiama profondità. È un abisso infinito di tempo, di storie e di vite, che, nell’incontro con la domanda, vibra, risuona, si irradia in onde concentriche che creano nuovi intrecci, nuove realtà, nuove storie e nuove domande. Deliri di uno scalatore costretto a stare davanti alla tastiera del computer, piuttosto che a consumarsi la pelle delle dita su qualche sasso? Forse. Eppure ogni volta che leggo le relazioni delle guide di Euro, con la loro prosa succinta ed essenziale, ho la precisa sensazione di essere chiamato in causa: quelle indicazioni sembrano aspettare e chiamare proprio me. A me, a noi, spetta il compito di reinterpretare la memoria, di incarnarla in nuovi momenti di vita vissuta. Sentinella, a che punto è la notte?
Cronaca di una serata speciale
di Nadia Benzi
(pubblicato su Pietragrande 2021, annuario del CAI – Sezione di Bolzaneto)
Il 6 ottobre 2021 la nostra Sezione ha organizzato, insieme all’Associazione Italiana Cultura e Sport – Comitato Regionale, grazie all’interessamento di Gino ed Erika Dellacasa, la manifestazione “A fil di cielo – Euro Montagna” per ricordare a quasi un anno dalla scomparsa, era il 29 ottobre, il caro Socio Euro Montagna, Istruttore Nazionale di Alpinismo, nominato Accademico del CAI nel 1962, con un curriculum di oltre 200 salite, sul Bianco, sul Cervino, nelle Marittime e in Apuane, tra cui 40 vie nuove e, inoltre, divulgatore della conoscenza della montagna, autore di libri e guide tra cui 4 volumi della collana dei Monti d’Italia e, molto cara a noi genovesi, Palestre di arrampicamento Genovesi, nonché mentore di generazioni di giovani alpinisti. L’evento si è svolto nella prestigiosa sede della Sala del Maggior Consiglio, messa a disposizione da Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, alla presenza di circa 150 invitati, nel rispetto delle norme anti Covid: alpinisti, soci CAI, rappresentanti delle Istituzioni, fra cui il Sindaco di Genova Marco Bucci che ha salutato i presenti sottolineando il legame dei genovesi con la montagna. Nell’occasione è stato donato al pubblico il volumetto A fil di cielo – Euro Montagna. Nel ruolo di moderatore, dopo i saluti ai presenti, prima di lasciare agli altri relatori il compito di entrare nel vivo dell’argomento, ho voluto tratteggiare la cornice entro la quale il programma dell’evento si sarebbe sviluppato. Come era già segnalato nell’invito, il ricordo di Euro è stato associato al 75° anno di fondazione del nostro sodalizio, anche se le nostre radici sono più lontane nel tempo e risalgono al 1914. Si è così inteso celebrare la ricorrenza parlando dei protagonisti della nostra Sezione, e si può senz’altro sostenere che il protagonista per eccellenza del CAI Bolzaneto sia stato Euro Montagna; inoltre si è pensato di inserire nella manifestazione il Premio Claudio Cambiaso, intitolato a un altro protagonista, e la Gritta d’Oro, riconoscimenti in ambito alpinistico a giovani che hanno preso in mano il testimone dai maestri che li hanno preceduti. È stata così affermata la volontà di ricordare il passato, guardando al futuro, perché questa attività continui e si possano formare nella nostra Sezione soci capaci di conoscere e far conoscere la Montagna, ispirandosi agli insegnamenti di Euro. Sono poi intervenuti Salvatore Gabbe Gargioni, Past President di Bolzaneto, che ha ricordato vari episodi di cui è stato protagonista insieme a Euro, da lui definito “Uomo dal multiforme ingegno”, e Alessandro Gogna, Accademico del CAI e storico dell’alpinismo, che ha ribadito di considerare Euro Montagna “Suo maestro”, non solo di alpinismo, ma anche nell’uso della lingua italiana. Dopo questi interessanti contributi, che sono serviti a delineare ancora meglio la figura di Euro, come uomo e come alpinista, si è proceduto alla consegna dei Premi.
Per il Premio Claudio Cambiaso, destinato a figure di rilievo dell’alpinismo ligure, Maria Grazia Capra, curatrice nella Sezione di Bolzaneto della Rassegna culturale “L’Uomo e la Montagna”, ha invitato Marta Cambiaso a premiare il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico Liguria, Stazione di Genova, con la seguente motivazione: “Il CNSAS è un punto di riferimento stabile e sicuro per le attività di emergenza in ambienti estremi, grazie all’opera di vigilanza, soccorso e recupero degli infortunati nelle attività alpinistiche e speleologiche sulle montagne italiane. I volontari mettono a disposizione il loro tempo, la loro energia, la loro preparazione, la loro vita per salvarne altre. Per l’ottima formazione e capacità di movimento in montagna, su roccia e su neve, i volontari affrontano anche catastrofi e calamità naturali, raggiungendo i feriti in luoghi dove altri non riescono ad arrivare“. Il premio “Gritta d’oro”, destinato ai Soci della Sezione che, sulla scorta delle annotazioni nel Libro delle Vette, nell’anno precedente hanno svolto la migliore attività alpina, è stato consegnato da Luigi Carbone, del Direttivo del Gruppo Alpinistico “Gritte” di Bolzaneto:
– per il 2019 a Federico Volpe, autore di alcune prestigiose salite in alta montagna, tra cui spicca la cresta dell’Innominata al Monte Bianco;
– per il 2020 a Cristina Andrei e Elvio Lagomarsino, infaticabili scalatori di vie lunghe e impegnative, sia classiche che moderne.
Ha fatto seguito un momento molto significativo, quando Gino Dellacasa ha ricevuto l’Aquila d’Oro per i suoi 60 anni di appartenenza alla Sezione Ligure.
Si è poi tornati alla figura di Euro, in una dimensione più personale, ascoltando le parole della figlia Cinzia che ha sottolineato del padre la capacità di essere sempre se stesso. Gino Dellacasa ha infine illustrato il video “Euro Montagna”, un ottimo lavoro del regista Marino Carmelo, con cui si è conclusa la manifestazione, che ha avuto anche il merito di riunire tanti amici, tutti collegati dalla comune passione per la montagna.
Portfolio Euro Montagna
(pubblicato su Rivista della Sezione Ligure, n. 2-2021)