Arcipelaghi di emozioni

di Alberto Sciamplicotti

Ci sono azioni che pur essendo ispirate dall’emozione, dalla bellezza, dalla poesia e dalla voglia di comunicare sembrano invece spinte dalla follia. In questo mondo, in questo oggi che sembra uscito da un romanzo di fantascienza distopico, con città colme di uomini e donne dai volti celati da mascherine, in cui più che la vicinanza si cerca la distanza, in cui il vivere un’emozione facile e patinata vince a mani basse sulla voglia di spendere tempo e forze per qualcosa di più profondo e duraturo, dove ci si accontenta di sensazioni che sono solo surrogati di quelle vere ma raggiungibili sicuramente con meno fatica fisica e di pensiero, queste azioni sembrano essere destinate a naufragare, quasi che il destino indicato per loro sia necessariamente quello della via della sconfitta.

Allora, viene da chiedersi perché provare, perché intraprende questa strada se la sorte sembra essere già definita? Forse è inutile cercare la risposta. Dietro chi persegue queste azioni c’è sempre e solo un sognatore, qualcuno che non va però identificato in chi aspira a qualcosa fuori dalla realtà, ma invece in chi desidera una realtà differente da quella in cui vive. E in ogni epoca, in ogni cultura, in ogni momento del vagare umano su questa terra, c’è stato sempre e sempre ci sarà qualcuno che proverà a andare in direzione differente e contraria, qualcuno che proverà a cercare una strada diversa, qualcuno che si porrà un obiettivo non condiviso dalla grande massa di quelli che lo circondano. Andiamo in montagna per vivere e provare sensazioni differenti da quelle che la vita di tutti i giorni, nelle città, nei posti di lavoro, nella scuola, nella famiglia ci offre. Non è una quasi mai una fuga: d’altronde dove si potrebbe fuggire quando poi, dopo poche ore, il ritorno è d’obbligo?

Eppure anche camminare, raggiungere una cima, salire una parete, scendere un pendio, vivere un’esperienza a contatto con gli elementi naturali, di frequente viene vissuto secondo gli stessi stilemi della vita di tutti i giorni. Così, ecco le file sui sentieri come sulle vie di arrampicata o sugli itinerari di scialpinismo perché ormai manca la capacità di leggere l’ambiente e trovare soluzioni differenti e meno scontate. E visto che oramai si vive in un società connessa ecco che il vivere le intime emozioni non basta più, serve l’approvazione e il consenso di quanti abbiamo intorno. Per vincere la battaglia del sapersi considerati, ogni azione, anche la più banale, ogni escursione, anche la più facile, ogni salita o discesa, anche la più ovvia e ripetuta, sono allora descritte come memorabili. Nel far questo si cercano frasi a effetto accompagnate da immagini scontate perché già viste, ottenendo solo “racconti piccoli” (differenti da “piccoli racconti”) tutti uguali fra loro. Un risultato che massifica ancor di più l’esperienza, rendendola omologabile a mille altre e che si perderà nel flusso della nostra memoria così come in quella di chi leggerà.

copertina

Per questo può essere solo benvenuto il tentativo di raccontare secondo altre modalità. L’esperimento di AA Arcipelago Altitudini, coordinato e curato da Teddy Soppelsa va in questa direzione. Non si tratta di un libro, anche se ne ha la forma, e nemmeno di una rivista. E’ qualcosa che vuole essere un ponte fra questi due modi di trasmettere emozioni e informazioni e cerca una strada nuova e distante dalla facile, troppo facile, comunicazione emozionale dei social media. I racconti, si susseguono uni agli altri, legando emozioni diverse ma unite dall’intensità con la quale sono state prima provate e poi trasmesse. La lunghezza dei testi regala, finalmente, quel respiro che non potrà mai essere di un post su facebook. Il tempo necessario alla lettura è anche il tempo che serve all’emozione trasmessa per fissarsi nella memoria. Un piccolo scrigno che racchiude gioielli grandi e piccoli.

Arcipelago Altitudini: forse perché le montagne non sono altro che isole che emergono dal mare delle pianure. Quasi come le anime degli esseri umani, vicine eppure lontane. Benvenuto quindi a questo ponte per le esperienze dell’intimo.

 

AA Arcipelago Altitudini
a cura di Teddy Soppelsa
224 pagine – 19.00 euro
Mulatero Editore

 

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1 Comments

  1. says: Gert

    Le emozioni non possono essere “trasmesse” per il semplice fatto che le emozioni non sono delle cose, degli oggetti o dei fluidi. Ogni emozione è un modo integrale del vivente di sentirsi, di essere posizionato e di disporsi in relazione a sé, agli altri e al mondo.
    Le emozioni posso certamente essere portate alla parola in modi molto diversi, ma questa è un altra storia. Le parole usate, le narrative, i modi di raccontare dei vissuti sono già altro rispetto a ciò che è stato vissuto, non sappiamo cosa proverà il lettore nel leggere e, forse, molti lettori proveranno emozioni diverse, compresa l’indifferenza.
    Quanto alle file sui sentieri: presuppongono la medesima disposizione, la stessa prospettiva di ogni altra “fila”, sui social o altrove. Le montagne non negano a nessuno l’accesso a sentieri poco battuti, ambienti ancora da esplorare, linee ancora mai immaginate… il punto è che se uno non sa dove vuole andare e cosa veramente desidera, finirà inevitabilmente per mendicare dal contesto le sue possibilità d’essere, chi potrà essere, trasformando la vita sempre nuova in una misera serie di “stilemi”, di sintomi, di ciò che si ripete, sempre uguale a se stesso.

    Gert

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