Camminare per conoscere

Questo l’obiettivo di Artesulcammino, la realtà creata da Flavia Cellerino, storica dell’arte appassionata di montagna, circa 20 anni fa. Da allora, sono tante le soddisfazioni che ne sono derivate

Camminare per conoscere
di Sara Canali

Sono passati 20 anni da quando è nata Artesulcammino, realtà che coniuga cammini, montagna e territorio alla scoperta delle bellezze che si ergono a testimonianza attiva ed esperibile della storia e dell’interazione tra uomo e ambiente. L’intuizione fu di Flavia Cellerino, storica e storica dell’arte che presentò un progetto innovativo, oggi diventato un marchio di proprietà dell’agenzia di viaggio Celeber di cui è titolare. Ma non solo, Artesulcammino è anche uno tra i partner di Fatti di Montagna, il portale che racconta le nostre cime e gli ambienti montani alpini e appenninici da tanti punti di vista, da quello sportivo a quello antropologico fino a quello culturale. Da questa sinergia, è nata prima una rubrica e poi un podcast prodotto e realizzato dal magazine online di Luca Serenthà e che permette all’ascoltatore di compiere un viaggio, anzi tanti viaggi, per scoprire l’arte e capire i territori. Un podcast, come si legge su Fatti di Montagna, riservato a esploratrici ed esploratori di bellezza. Abbiamo chiesto a Flavia di farci entrare un po’ di più all’interno di Artesulcammino, raccontandoci la genesi fino ai giorni nostri.

L’intervista a Flavia Cellerino

Come è nata l’idea di Artesulcammino?
Era il 2005 e fu una specie di intuizione che, per i tempi, fu abbastanza originale: ovvero unire la mia passione per la montagna alle mie competenze professionali di storica dell’arte e storica. L’idea di fondo era usare il cammino non come esercizio fisico fine a se stesso, ma come strumento di conoscenza per attraversare i territori soffermandosi sulla stratificazione degli interventi umani, sulle continuità e discontinuità (purtroppo sempre tante, a partire dalla seconda metà del Novecento) di utilizzo o preservazione, sulla storia delle generazioni passate che hanno abitato, magari per millenni, certi siti.

Come si è sviluppata questa intuizione?
La seconda idea era quella di creare legami, a volte sottili, a volte più forti e persistenti che generassero a loro volta storie e umanità: ho sempre pensato che Artesulcammino dovesse essere una comunità a geometria variabile pronta ad accogliere tutti quando e se potevano essere presenti, ma non solo chi camminava, anche chi incontravamo lungo il cammino.

Sono passati 18 anni… sei riuscita in questo intento di creare legami?
Assolutamente sì. Negli anni abbiamo creato diverse reti di relazioni che sono diventate amicizie persistenti unite a tantissimi progetti di viaggio, a volte in luoghi che solo ora escono dall’anonimato. Ci siamo trovati ad affrontare escursioni verso mete che ai tempi non venivano considerate da nessuno, alternando però anche viaggi verso destinazioni super note, dalla Patagonia all’Islanda, ma sempre con gli occhi di chi vuole scoprire, capire, comprendere e immergersi in quella bellezza.

Ci racconti cosa vuol dire un’escursione con Artesulcammino?
Vuol dire camminare e studiare, per esempio, un affresco, un castello, una villa, un’antica strada di collegamento, un bando campestre, la diffusione di un’eresia, la Reconquista, un sacro mondo, un giardino d’artista, ma vuol dire anche, ovviamente, un trekking urbano. Perché se vai a piedi puoi praticamente andare ovunque: camminare è un grande gesto di libertà ed è fonte di meraviglia continua.

Com’è organizzata un’uscita?
Partirei dall’idea e dal programma generale. Secondo me esiste anche una “estetica della programmazione” e gli approfondimenti tematici: ci sono stati anni in cui abbiamo concentrato l’attenzione sull’architettura medievale, altri in cui ci siamo dedicati maggiormente agli artisti del Novecento, altri ancora in cui è prevalso l’Ottocento. Insomma, le escursioni non sono buttate a caso sul calendario, ma rispondono a logiche precise, di valutazione culturale e di continuità. Le nostre uscite sono sempre state fatte seguendo l’organizzazione tecnica di un’agenzia di viaggi, cercando di non lasciare nulla al caso.

A oggi, cosa ti rende più orgogliosa di questo progetto?
Se guardo la nostra storia, abbiamo “inventato” passeggiate letterarie quando nessuno le faceva, organizzato eventi di beneficenza, creato progetti di valorizzazione culturale nella periferia nord di Genova, diffuso eventi online gratuiti quasi ogni giorno durante il Covid, tenuto i contatti con tutti inviando poesie e commentando quadri quotidianamente per tutto il periodo di confinamento, abbiamo presentato film, libri. Un solo rimpianto: non abbiamo mai raccontato tutto quello che facevamo. La partnership con Fatti di Montagna vuole proprio riparare a quell’errore e sono felice di quello che stiamo costruendo assieme.

E guardando al futuro?
Come in tutto, ci sono gli alti e i bassi. Credo che un primo ciclo di Artesulcammino si sia chiuso e se ne stia aprendo un altro che coinvolge guide più giovani che portano avanti le loro idee, i loro gusti, i loro interessi, rimanendo fedeli alle intuizioni iniziali, ma arricchendo la proposta. Resto una entusiasta e una che non molla: me lo ha insegnato il cammino e anche la storia di molti artisti, che hanno tenuto duro rimanendo fedeli a loro stessi.

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