Gravel VS road: le differenze tra un bici da strada e gravel

Sembrano simili ma le differenze sono sostanziali: scopriamo insieme quali cose differenziano una gravel da una road bike.

Gravel VS road: le differenze tra un bici da strada e gravel
di Red Bull Team
(pubblicato su redbull.com l’8 giugno 2021)

Quali differenze hanno una bici gravel con una bici da strada? Ve lo sarete chiesti sicuramente. Ad un primo sguardo sembrano simili, con le gravel che sembrano delle bici da strada un po’ più cicciute, con copertoni più larghi e tassellati all’occorrenza. Prima però di scoprire le differenze tecniche che rendono diverse le gravel dalle BDC (Bici da Corsa, NdR) c’è da fare un distinguo puramente ciclistico.

Le gravel sono nate per una necessità, ovvero l’esplorazione e l’avventura, proprio là dove le BDC non arrivano: sterrati, tratturi, sentieri. Off road certo, super leggere se comparate ad una MTB. Al contrario, le BDC continueranno a fare quello per cui sono state create: cercare la performance su strada, essere veloci e reattive, con il loro design raffinato e aerodinamico, l’opzione migliore per chi è alla ricerca di pura velocità su strada.

Le bici gravel possono fare molto, se non tutto (o quasi). La cosa che gli riesce meglio è quella di avventurarsi in percorsi inaccessibili per una bici da corsa, lungo strade bianche, ghiaia, fango e – se chi le guida è bravo – anche qualche single track. La sua versatilità su diversi terreni la rende un’opzione molto interessante, anche se non può sostituire la reattività, l’agilità e la precisione di una bici da corsa sull’asfalto. Pedalare sulle une o sulle altre significa vivere il ciclismo, la bicicletta e la vita, in modo diametralmente opposto.

Fatta la doverosa premessa filosofica, di seguito vi sveliamo le differenze tecniche tra una gravel e una bici da corsa che dovete conoscere.

1. Passo ruota
Il passo ruota delle gravel è maggiore (ovvero i foderi sono più lunghi, anche per ospitare gomme maggiorate). Questo si traduce in più stabilità, rendendo la bici più confortevole nei tratti tecnici (lo sterrato) ma impigrendone la risposta in accelerazione e sulle ripartenze. Questo perché un carro posteriore più lungo è ovviamente meno scattante.

2. Altezza del movimento centrale
Il movimento centrale in una bicicletta è il perno a cui si fissano la guarnitura anteriore e a parità di dimensioni del telaio in una gravel è sempre più alto rispetto a quanto accade in una bici da corsa. Alzando il movimento centrale infatti si alza anche il baricentro e questo rende la bici più stabile, guidabile e meno nervosa anche nei tratti off-road. L’altro vantaggio di un movimento centrale più alto è che c’è più “luce”, cioè spazio tra la bici e il terreno.

3. Angolo piantone
L’angolo piantone è l’angolo che forma il tubo piantone (quello su cui si innesta il tubo sella) e il terreno, e nelle gravel è più disteso rispetto alle bici da corsa. Questo significa meno carico sull’avantreno favorendo una postura in sella più rilassata, adatta anche ai lunghi tour e al cicloturismo.

4. Angolo sterzo più aperto
Cioè l’inclinazione del cannotto di sterzo rispetto al terreno: nelle gravel è più aperto, nel senso che il mozzo della ruota è più spostato in avanti, sempre per la questione delle ruote più generose ma anche perché così si ha una guida più morbida e meno nervosa, nonché più maneggevole e precisa sui terreni più irregolari.

5. Manubrio più alto
Avere il manubrio più o meno alto (e si parla di differenze notevoli fino anche ai 10 cm) influisce anche sul carico sull’avantreno e quindi sulla guidabilità. Sulle gravel si tende di default ad avere un attacco manubrio più alto per rendere la bici più manovrabile anche a basse velocità, anche in curve strette, tipiche dell’offroad o comunque dei percorsi gravel più di quanto non lo siano per la BDC. Questo inficia anche sulla comodità di marcia.

6. Drop flare del manubrio
Sui manubri si apre un capitolo intero degno di approfondimento. La differenza tra le due discipline è soprattutto nel drop flare, che è la distanza laterale tra la fine del manubrio e la piega della corna. Nelle BDC è zero, per favorire una posizione compatta e aerodinamica, mentre nelle gravel si può trovare un manubrio che si “allarga” all’esterno, per facilitare l’impugnatura e favorire la guidabilità off-road. Tra le più usate nel gravel ci sono le pieghe “Cowbell”, un’ottima soluzione per chi ha voglia di esplorare strade non asfaltate ma anche percorrere parecchi chilometri su strada; le pieghe “Cowchipper”, la soluzione adatta ai cicloturisti che vogliono usare la gravel per viaggiare su superfici miste, dall’asfalto allo sterrato sconnesso e hanno bisogno di comfort e guidabilità, oltre alla possibilità di montare una borsa a manubrio; infine le pieghe “Woodchipper” (con curvature di 38° ciascuna), con il flare più accentuato, che offrono le stesse caratteristiche di un manubrio flat da MTB, pur mantenendo le tre posizioni tipiche delle pieghe da corsa (sulla parte orizzontale, sui paramani delle leve, sulle curvature).

Il grande spazio tra le curvature consente di montare borse a manubrio molto ampie, rendendolo molto pratico nel bikepack, soluzione consigliata ai cicloturisti che faranno viaggi lunghi a maggioranza di sterrato.

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1 Comments

  1. says: Carlo Crovella

    Articolo interessantissimo, molto utile per pianificare il proprio parco bici. Certo che la “specializzazione” impone una elevata quantità di materiale/attrezzatura/abbigliamento, a seconda dell’uscita programmata di volta in volta. Uno come me, che fa 10-20 uscite in bici totali all’anno, distribuendole però sulle discipline (strada, gravel, MTB) dovrebbe possedere appunto tre bici. Se poi ricopri il ruolo di “finanziatore” di un nucleo famigliare (poniamo due genitori e due figli), le bici diventano (3×4)=12. Con annessa manutenzione e annessa necessità di cambiarle ogni tanto, per crescita figli o vari intoppi,. Ulteriore dimostrazione che il mondo di oggi è concepito sugli standard dei single. Anzi di un sottoinsieme particolare dei single: quelli con adeguato reddito, casa, pasti assicurati, vacanze all’estero ecc ecc. Se hai già tutto, e te ne avanza ancora un po’ nelle entrate, è chiaro che ti comperi 3 bici, come avrai 4 o 5 paia di sci (quelli larghi, quelli stretti, quelli corti, quelli lunghi…). Ma si tratta di un sottoinsieme statistico che si sta riducendo sempre più. Cmq, che nostalgia per i tempi i cui, a circa 10-12 anni, mi regalavano una bici da “cross” e… fattela bastare… Asfalto, sterrato, piazza del paese, campi, salite impervie, discese a rotta di collo… tutto con lo stesso “mezzo”, senza stare a guardare l’ampiezza dello sterzo o la pesantezza del telaio, ma con grande entusiasmo e gioia di fare le cose. Non è che la specializzazione ha soffocato la spensieratezza e le genuinità?

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