L’incertezza climatica porta con sé una nuova idea di outdoor invernale. È necessario sviluppare un approccio innovativo e cogliere opportunità in sinergia con i “cugini” degli sport sulla neve
a cura di Vittorio Forato, responsabile marketing Aku Italia
Il tema invernale, per l’industria outdoor, rappresenta ormai da tempo uno dei maggiori interrogativi. La variabile meteorologica, collegata alle incertezze della situazione economica complessiva, si fa ogni anno più indecifrabile e spinge ormai da tempo tutti gli operatori del settore a cercare nuove soluzioni che integrino la classica combinazione inverno, neve, sci.
Partendo dal presupposto che avere una stagione invernale “con i fiocchi” sia quantomai auspicabile, tanto per il mercato outdoor quanto per ragioni di carattere ambientale, viene spontaneo chiedersi anche quest’anno quale inverno ci aspetti e, soprattutto, come potersi organizzare per fare in modo che, indipendentemente dalla meteorologia, alla fine i conti tornino per tutti, specie dopo una primavera piovosa e un’estate torrida che non ricorderemo con particolare entusiasmo.
L’inverno 2023/24 ci ha sorpresi per la straordinaria e in gran parte inattesa ripresa dello sci alpino. Ottima notizia: nonostante i costi non proprio alla portata di tutti, sulle Alpi e sulle Dolomiti in particolare, i passaggi agli impianti di risalita e i soggiorni sono risultati tutti in aumento un po’ ovunque, ma soprattutto nelle località più attrezzate nella promozione e nell’offerta di infrastrutture e servizi. Quelle località dove la neve, se non arriva dal cielo, viene prodotta dai cannoni che sparano ormai senza pietà anche con temperature di diversi gradi superiori allo zero.
Viene da pensare dunque che con un clima favorevole, almeno una spruzzatina di neve per fare la cornice verso fine novembre e qualche grado di freddo per mantenere il fondo intorno all’Immacolata, tutto il resto lo sistemino la tecnologia e un buon piano di marketing. Anche grazie al contributo sempre gradito di un sistema finanziario fiducioso nella capacità di spesa del turismo internazionale, sedotto dal fascino alpino e dall’ebbrezza dell’après ski.
Ma sarà davvero sempre così? Siamo sicuri che questo magico sprizzone on the rock sia destinato a ripetersi all’infinito, costi quel che costi? I più accorti pare che stiano già guardando avanti, immaginando una variante del classico cocktail da aperitivo trasformato in un long drink da dopo cena, che diluisce la miscela più che concentrarla. Una soluzione per prolungare il piacere che, fuor di metafora, significa moltiplicare le opportunità prevedendo una stagione invernale sempre più destrutturata con un’offerta più varia, in cui la monocultura dello sci si contamina per lasciare spazio a quella biodiversità che a noi piace chiamare cultura dell’outdoor.
Sarebbe logico dunque lavorare insieme per muoversi in questa direzione, allargando gli orizzonti, a cominciare da un appuntamento. Uno solo basta se ben fatto e nel posto giusto, in cui gli operatori professionali intesi come guide alpine, maestri di sci, accompagnatori di media montagna, soccorso alpino e rifugisti, si ritrovino per mettere insieme le idee e disegnare il futuro della stagione più magica e complicata dell’anno: l’inverno.
Cosa fare in montagna senza neve? Sembra la domanda di un marziano sbarcato per caso sulla Terra. Se pensa che camminare sia troppo banale, può andare al mare oppure tornare a casa.
Nell’elenco dei professionisti mancano le Guide Ambientali Escursionistiche, che accompagnano su neve e a cui AKU riconosce convenzioni d’acquisto, tramite Aigae. Ma l’idea è giusta. È già tardi ma va fatto: occorre confrontarsi e partire.