La montagna del futuro

di Ania Alleva

È da poco nata la sezione giovanile del CAI, che dà spazio a tutti gli under 35 amanti della montagna e volenterosi di essere parte attiva nella sua tutela. Ce ne ha parlato Veronica Vismara, referente sezione giovani CAI Milano.

Il Gruppo Juniores CAI Milano – CAI SEM nasce con l’intenzione di creare uno spazio di confronto e aggregazione per i giovani under-35 già iscritti al Club Alpino Italiano o che vogliono approcciarsi alla montagna in maniera responsabile, sicura e sostenibile. Il Gruppo vuole essere un punto di riferimento per le Sezioni, collaborando con le Commissioni, i Gruppi e le Scuole per accrescere la conoscenza della montagna e avviare riflessioni sull’essere soci attivi del Sodalizio.

Intervista a Veronica Vismara, referente sezione giovani CAI Milano

Veronica Vismara

Com’è nata la sezione giovani del CAI? E perché?
Il gruppo Juniores all’interno della sezione CAI Milano è nato un anno fa, in realtà, da un gruppo di amici. Eravamo in 4 o 5 all’inizio e abbiamo sentito l’esigenza di creare un gruppo di sostegno e anche un po’ di aggregamento sociale per tutte le persone che sono under 35 all’interno del CAI. Il CAI offre tantissimo, ma non era ancora nato un gruppo dedicato proprio ai giovani. La sezione è nata per venire incontro a tutte quelle persone che hanno delle necessità particolari, come il fatto di essere dei lavoratori o degli universitari. In più ci piaceva l’idea un po’ di divertirci insieme, di fare qualcosa che portasse la nostra visione della montagna e della montagna del futuro all’interno di quella che comunque è un sodalizio che ha una storia molto ampia. Nasce anche per aumentare la partecipazione dei soci, renderli parte attiva del lavoro del CAI. Il contesto nazionale era già molto propenso alla creazione di questi gruppi e ci ha fornito degli strumenti molto importanti e utili. All’inizio, appunto, eravamo in quattro: due della sezione CAI e due della sezione SEM, sempre del CAI ma separata. La nostra idea era comunque quella di lavorare insieme, come un unico gruppo.

Che progetti avete?
Il primo anno è stato di sperimentazione, essendo appena nati. In ogni caso ci muoviamo su due fronti principali. Da un lato abbiamo le attività in ambiente e, nel nostro caso, abbiamo deciso di muoverci in maniera totalmente sostenibile. Questa scelta chiaramente ci impone delle limitazioni, anche rispetto ai luoghi che possiamo raggiungere, ma lo facciamo per promuovere la necessità di un aumento della mobilità integrata. Dall’altro lato, invece, abbiamo quello che è il nostro programma culturale, che è molto legato al tema dello sviluppo sostenibile e della sostenibilità ambientale, che per noi è sicuramente un tema fondamentale. Allo stesso tempo abbiamo deciso di intraprendere anche qui un percorso un po’ particolare, uno dei primi nel suo genere, che è quello di ragionare sull’uguaglianza di genere all’interno del CAI. Vogliamo porre l’attenzione su questa nuova riflessione, che riguarda l’inclusività all’interno del CAI. Il mondo CAI è stato per tantissimo tempo un ambito molto maschile, questo data anche la rilevanza molto maschile dell’alpinismo. Questa cosa sta cambiando negli anni, però c’è ancora tanto lavoro da fare. Quest’anno abbiamo attivato anche una collaborazione con Rainbow Hikers, che è un’organizzazione sul territorio di Milano che si occupa sostanzialmente di inclusione di persone della comunità LGBT+ che desiderano avvicinarsi a questo ambiente. Vogliamo creare uno spazio sicuro per tutti.

In che termini lavorate con la TAM (Tutela Ambiente Montano)?
Da quest’anno sono anche stata eletta presidente della commissione regionale TAM, quindi il mio doppi cappello aiuta molto a mettere insieme i progetti. Da un punto di vista di collaborazione, tutte quelle che sono le attività legate alla sostenibilità ambientale, le creiamo con la Commissione TAM sezionale. Soprattutto in particolare con Caterina Cedrone, che è la Presidente della Commissione TAM sezionale, quindi il nostro punto di riferimento, e poi con tutto quello che è il gruppo TAM sezionale.  Con loro abbiamo organizzato un paio di conferenze, per il momento un paio di attività culturali in sezione, tra cui anche una serata che è stata inserita all’interno del festival ASVIS nazionale, il festival dello sviluppo sostenibile. Ovviamente al centro della nostra attenzione c’è anche tutta la tematica della riqualificazione sostenibile dei rifugi. Infine stiamo pensando di organizzare per i prossimi mesi un’uscita in ambiente con operatori TAM che racconti chi è un operatore TAM e cosa fa.

Come sarà la montagna del futuro?
Questa è una bella domanda, nel senso che ci sono due prospettive diverse, secondo me. Quella che rischia di essere la montagna del futuro e quella che potrebbe essere la montagna del futuro. La montagna del futuro sarà una ripopolata, cambierà volto. Il cambiamento non è mai un problema di per sé, semplicemente bisogna guidarlo in una direzione che non riproponga i problemi che abbiamo già creato in altri ambienti e che in realtà stanno avendo effetti prima su quei territori che sui nostri.

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