La pressione sul sistema di soccorso in montagna

I numeri dell’attività svolta dal Cnsas nel corso dell’anno sul territorio nazionale evidenziano quanto sia necessaria una costante attività di prevenzione, sensibilizzazione e formazione per ridurre i rischi e limitare gli incidenti. Il profilo prevalente della persona soccorsa resta stabile rispetto a quanto riscontrato in precedenza. L’estate è la stagione in cui si verifica il picco di interventi; l’escursionismo l’attività principale svolta dalle persone coinvolte; caduta e scivolata o impreparazione le cause di incidenti più diffuse. Ecco tutti i dati.

La pressione sul sistema di soccorso in montagna
(12.063 missioni di soccorso, 11.789 persone aiutate, 466 deceduti: i dati del 2024 confermano)

di Valentina Ciprian
(pubblicato su ildolomiti.it il 26 marzo 2025)

È sotto pressione il sistema del soccorso in montagna: a confermarlo sono i dati dell’attività svolta nel 2024 dal Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, diffusi oggi nel consueto report elaborato con cadenza annuale. Nel corso dell’anno appena trascorso, sul territorio nazionale il Cnsas ha effettuato 12.063 missioni di soccorso, portando assistenza a 11.789 persone. Più di un quarto degli interventi è provocato da “incapacità durante l’attività svolta”, che rappresenta numericamente la seconda causa di richiesta di aiuto (al primo posto ci sono cadute e scivolate).

Le cifre sono in linea con gli ultimi due anni e si assestano su livelli molto elevati per una realtà che può contare su circa 7.000 operatori altamente specializzati che quotidianamente operano in ambiente montano, in grotta e negli ambienti impervi del territorio nazionale. Le attività, svolte in collaborazione con il Servizio Sanitario Nazionale e il sistema 118, sono finalizzate a garantire il soccorso e l’assistenza immediata ai soggetti infortunati, alle persone in difficoltà o in imminente pericolo di vita, alla ricerca e al recupero di dispersi e caduti.

Le ore/uomo impiegate nel 2024 sono state 183.846, per un totale di 314.228 giornate/uomo, con 42.589 tecnici volontari coinvolti.

Le cause degli interventi
Le principali cause degli interventi rimangono sostanzialmente invariate rispetto agli anni precedenti: caduta o scivolata (nel 43,2% dei casi); incapacità durante l’attività svolta (26,5%), malore (12,7%). Seguono altre cause (9,6%), maltempo (4,1%), frane (1,3%), eventi valanghivi (0,7%) e shock anafilattico (0,4%).

Le attività coinvolte 
L’escursionismo si conferma l’attività praticata dalla maggior parte delle persone soccorse (44,3% dei casi), seguita da sci alpino e nordico (14,0%), mountain bike (6,8%), alpinismo (5,9%), ricerca di funghi (3,4%), attività lavorative (2,6%), attività su ferrate e falesie (3,6%). A questi si aggiungono poi gli interventi svolti durante attività venatorie, gli sport dell’aria e la speleologia.

Feriti lievi e illesi
Anche nel 2024, è pesante il bilancio delle persone che hanno perso la vita: si contano infatti 466 decessi. Sono 1.431 i feriti gravi, 299 i feriti con compromissione delle funzioni vitali, 5.288 i feriti lievi e 4.187 gli illesi. Il numero dei dispersi ammonta a 118. 

L’identikit della persona soccorsa
Il Cnas rileva come il profilo prevalente della persona soccorsa resti stabile rispetto a quanto riscontrato in precedenza: uomo italiano tra i 50 e i 60 anni, leggermente ferito dopo una caduta durante un’escursione nel mese di agosto, che risulta essere sempre il periodo con il maggior numero di interventi (18%).

La nazionalità delle persone soccorse vede una netta maggioranza di italiani (80,4%), seguiti dai cittadini di Germania (6,8%), Francia (1,6%) e Austria (1%). L’età prevalente è quella nella fascia tra i 50 e i 60 anni (16,36%), cui seguono gli over 60 e giovani tra i 20 e i 30 anni. 

Spicca il dato relativo all’appartenenza o meno al Club Alpino Italiano dei soggetti coinvolti: tra i soccorsi, solo l’8,6% riguarda soci Cai, ben 91,4% riguarda non soci. Un dato che fa riflettere, soprattutto se riferito al fatto che i tesserati sottoscrivono automaticamente un’assicurazione che copre gli interventi del Cnsas, che è una sezione nazionale del Club Alpino Italiano, istituita il 12 dicembre 1954.

Quando e dove intervengono i soccorsi
Quasi la metà degli interventi si concentra nei mesi estivi: luglio (14,4%), agosto (18%) e settembre (8,6%), in linea con le principali attività outdoor praticate durante la stagione calda”, rileva il Cnsas. I territori più coinvolti sono distribuiti lungo l’arco alpino, nel seguente ordine: Piemonte (15,9%), Valle d’Aosta (14,3%), Trentino (11,7%), Alto Adige (10,9%), Lombardia (10,4%), Veneto (9,2%). Seguono tutte le altre regioni italiane, con dati coerenti con gli anni precedenti.

Rispetto agli anni precedenti, numeri stabili, ma ancora troppi decessi
Nel triennio 2022–2024 si registra un andamento stabile e costantemente elevato del numero complessivo di missioni di soccorso effettuate dal Cnsas.

Dopo il picco del 2023, con 12.349 missioni, il 2024 si attesta su 12.063 missioni, un dato in linea con quello dell’anno precedente e in forte aumento rispetto alle 10.367 missioni del 2022. Anche il numero delle persone soccorse rimane elevato: 11.789 nel 2024,  12.365 nel 2023,  10.125 nel 2022.

Sul fronte delle persone decedute in ambiente impervio, si osserva una lieve flessione rispetto agli anni precedenti, pur restando il dato altamente significativo: 466 decessi nel 2024, 491 nel 2023 e 504 nel 2022.

“I numeri evidenziano quanto sia necessaria una costante attività di prevenzione, sensibilizzazione e formazione per ridurre i rischi e limitare gli incidenti”, sottolinea il Cnsas.

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2 Comments

  1. says: Matteo

    “circa 7.000 operatori altamente specializzati …
    Le ore/uomo impiegate nel 2024 sono state 183.846, per un totale di 314.228 giornate/uomo, con 42.589 tecnici volontari coinvolti.”

    Non capisco bene queste cifre che mi paiono senza senso se non contraddittorie, però è impressionante l’analisi delle persone coinvolte e del tipo di incidenti

  2. says: Luciano Regattin

    Matteo, da come lo interpreto (ma si tratta di calcoli personali), potrebbe essere che mediamente i 42859 operatori abbiano lavorato circa 4 ore ciascuno (totale 183846), però le giornate totali sono mediamente 7 a testa perché gli interventi in moltissimi casi (non mediatici) potrebbero avere anche una durata media/uomo di 1 o 2 ore. Il numero di operatori specializzati credo sia una quota di quei 42859 totali, quindi rientra nei numeri citati.

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