Lavorare nell’outdoor

I professionisti del settore dell’outdoor saranno tra i più attivi protagonisti della “transizione ecologica”, a beneficio di tutta la collettività. Inoltre il desiderio di lavorare all’aria aperta, a contatto con la natura, coinvolge un numero crescente di persone. Leggi i consigli di Roberta Ferraris su come sia possibile lavorare in natura e per la natura.

Lavorare nell’outdoor
di Roberta Ferraris
(pubblicato in movimentolento.it)

Tra le richieste che riceviamo, una delle più frequenti è: come si fa a lavorare nel settore dell’outdoor, ad esempio diventando guida ambientale o cicloturistica, o gestore di un rifugio o di un ostello? Tutto nasce dal desiderio personale di molti di cambiare vita, di allontanarsi dalla città e dai suoi ritmi alienanti, ma allo stesso tempo trovare un’occupazione che dia da vivere. Una richiesta che nasce soprattutto da un bisogno individuale di dare una svolta alla propria vita. Un’esigenza pienamente legittima, ma ci teniamo a sottolineare come lavorare nella natura e all’aria aperta possa essere anche un modo di impegnarsi in modo attivo alla tutela dell’ambiente, contribuendo nel nostro piccolo a ridurre il nostro impatto sul cambiamento climatico.

Cerchiamo di darvi un aiuto fornendovi una breve rassegna delle principali professioni nel nostro settore, con qualche cenno sul percorso formativo. Poiché la materia è complessa e la competenza quasi sempre è regionale e non statale, vi consigliamo di consultare il sito istituzionale della vostra regione e di contattare l’ufficio che si occupa delle professioni turistiche.

Guida ambientale escursionistica. Principale figura professionale del turismo outdoor, è normata da leggi regionali che prevedono un corso di formazione, un esame finale e l’iscrizione a un albo provinciale. La diversità delle norme da regione a regione ha spesso creato una certa confusione sugli ambiti in cui la guida ambientale escursionistica può operare. In alcune regioni è riconosciuta una figura simile, l’accompagnatore di media montagna, professione a cui si accede con corsi organizzati dai collegi regionali delle guide alpine (vedi sotto). Entrambe le figure professionali possono operare solo su terreni dove non sia necessario l’impiego di attrezzature e tecniche alpinistiche. Le guide ambientali e gli accompagnatori di media montagna possono condurre gite in giornata o – in collaborazione con agenzie di viaggio e tour operator – organizzare anche pacchetti di più giorni. I corsi per guide escursionistiche sono organizzati da enti e agenzie di formazione regionale, o dove questi mancano, dalle associazioni di categoria. Le principali a livello nazionale, AIGAE (Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche) e LAGAP (Libera Associazione Guide Ambientali-escursionistiche Professioniste), propongono un’offerta regolare di corsi professionalizzanti.

Guida alpina. È una figura professionale altamente specializzata a cui si affidano gli sportivi per la pratica della maggior parte delle attività della montagna, dall’alpinismo allo scialpinismo, all’arrampicata su roccia, al canyoning e al bouldering. Si diventa guide con un percorso formativo durissimo, a cui si accede con una selezione severa. La professione è riconosciuta da una legge quadro nazionale (n°6 del 1989), che prevede l’iscrizione a un albo nazionale. I corsi di formazione sono organizzati dai cinque poli formativi, presenti solo al Nord e in Appennino Centrale. Date e modalità di iscrizione si trovano sul sito del CONAGAI (Collegio Nazionale delle Guide Alpine Italiane).

Accompagnatore cicloescursionistico. Il turismo in bicicletta è in forte crescita, ma ancora non c’è molta chiarezza sulla figura professionale di questa guida. Alcune regioni l’hanno prevista nella loro legislazione (per esempio Piemonte, Veneto, Marche, Abruzzo). Molte associazioni sportive hanno percorsi formativi al loro interno, sia per la figura di accompagnatore in bicicletta, sia per l’istruttore di mountain bike, che in genere prevedono che l’attività debba essere svolta solo verso i soci delle associazioni stesse. Data la complessità e la delicatezza della materia l’unico consiglio che vi diamo è di contattare gli uffici regionali competenti.

Gestore di rifugio, ostello, posto tappa. Richiede competenze diverse e non banali. Per gestire un rifugio in alta montagna, per esempio, bisogna assicurare, in caso di necessità, anche il soccorso alpino, oltre che fornire pasti e alloggio in luoghi inaccessibili. Lungo uno dei molti cammini italiani, offrire un servizio di alloggio e ristorazione ai viandanti richiede la conoscenza di quel percorso e spirito imprenditoriale, perché non è sempre facile ottenere un reddito adeguato in luoghi periferici. Fondamentale è fare rete con gli altri operatori turistici e gli enti locali. Il nostro consiglio è di provare l’esperienza di una stagione presso un rifugio, o anche come ospitaliero volontario lungo uno dei grandi cammini. Per diventarlo ci sono anche corsi, a cura dell’Associazione Accoglienza Pellegrinaqui un calendario delle date per il 2023. Sono oltre 700, tra rifugi e bivacchi, le strutture ricettive montane gestite dal CAI (Club Alpino Italiano), e di queste, oltre 300 sono quelle che offrono il servizio di albergo. Per candidarsi a gestirne una, basta tenere d’occhio gli annunci sull’organo di stampa ufficiale del sodalizio, Lo Scarpone. Intanto, per familiarizzare con la dura vita del rifugio, vi segnaliamo questo bel documentario, andato in onda su Radio Tre: Una giornata al rifugio: i 100 anni del Rifugio Sebastiani.

Consulenza e progettazione di itinerari e destinazioni escursionistiche e cicloturistiche. Non esiste un percorso formativo specifico per questa nuova figura professionale, a cui concorrono competenze diverse, da quelle più tecniche legate alla mappatura del territorio, alla conoscenza di tutti gli aspetti culturali e ambientali delle nuove destinazioni turistiche outdoor. Serve soprattutto tanta esperienza vissuta zaino in spalla o in sella alla bici, e saper cogliere le potenzialità ancora inespresse di un territorio. E’ il lavoro che da quasi 20 anni svolge Itineraria, con la missione di avvicinare sempre più persone al viaggio lento e sostenibile.

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